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Data: 11/05/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Emergenza acqua - Allarme cessato, si può bere. Via libera dalla Asl di Teramo. Fine dell'emergenza idrica: le nuove analisi fanno tirare un sospiro di sollievo. «Ci vuole un'indagine su tutto l'Abruzzo». Le scene di panico allarmano il Codacons. Che attacca e pretende chiarezza

TERAMONon potabile per poco più di 12 ore. Di solito il tempo scorre veloce, ma queste sono state 12 ore lunghe e difficili per 300 mila cittadini in provincia di Teramo. Un incubo interminabile, scandito da allarmi e corse ai supermercati, con i principali organi amministrativi e politici del Teramano e della Regione mobilitati. Ore a tratti anche drammatiche, condite da sorprendenti colpi di scena, che il Centro ha provato a ricostruire.Non potabile per 12 ore. Alle 13,08 di martedì scorso il dirigente del Sian (servizio di igiene degli alimenti e della nutrizione) Maddalena Marconi ha emanato l'ordinanza che dichiara non potabile l'acqua che esce dai rubinetti di 32 comuni e che impone al Ruzzo la "messa a scarico" delle sorgenti a destra e sinistra del Traforo del Gran Sasso. All'1,56 della notte fra martedì e mercoledì firma una nuova ordinanza in cui revoca la disposizione precedente «pertanto l'acqua può essere destinata a uso potabile». Caos in provincia. E nelle 12 ore fra le due ordinanze è stato il caos. L'ordinanza è stata comunicata al Ruzzo solo dopo l'emissione e il gestore ha ottemperato immediatamente. Alle 17,47 il Ruzzo ha inviato una nota alla stampa, informando della situazione e allegando l'ordinanza. Si è scatenato il panico nella popolazione, con un vero e proprio assalto ai supermercati per acquistare bottiglie di acqua.Alle 19 è stato convocato un vertice in prefettura, anche su richiesta del Ruzzo, il quale ha annunciato che avendo messo "a scarico" metà delle sorgenti, entro un numero imprecisato di ore - presumibilmente un giorno - praticamente quasi tutta la provincia sarebbe rimasta a secco. A presiedere il tavolo il presidente Luciano D'Alfonso e il prefetto Graziella Patrizi. E' emersa subito evidente una peculiarità della situazione: la decisione era stata presa in base alla comunicazione fatta dall'Arta al Sian su alcune caratteristiche organolettiche - "odore e sapore non accettabile" - ma non su analisi vere e proprie. Capito questo, i campioni inviati all'Arta con procedura ordinaria e quindi non ancora esaminati sono stati immediatamente presi in esame dai laboratori che sono rimasti aperti per buona parte della notte. Le analisi ripetute quattro volte per sicurezza a distanza di un'ora, hanno confermato che i parametri erano tutti nella norma. E così all'1,56 è arrivata l'ordinanza di revoca.Nuovo vertice in prefettura. Ieri mattina si è tenuto un nuovo tavolo in prefettura, presieduto questa volta dall'assessore regionale alla sanità Silvio Paolucci. Si è deciso di continuare a monitorare la situazione con due prelievi al giorno. E anche di stabilire per il futuro che atti del genere devono essere confermati da analisi eseguite entro un'ora e non dopo più di nove, come avvenuto in questo caso. Il tavolo si è sciolto, in attesa dell'arrivo delle analisi sui campioni prelevati martedì pomeriggio in diversi punti della rete. Le analisi sull'acqua. Risultati arrivati ieri pomeriggio e comunicati dall'Arta alla Asl e alla prefettura. Tutti i parametri sono risultati nella norma. Ci sono tracce di alcune sostanze, tutte abbondantemente sotto ai parametri fissati dall'Organizzazione mondale della sanità: cloroformio da meno di 0,1 a 0,4 ug (microgrammi)per litro, diclorobromometano da meno di 0,1 a 0,2 ug/l, bromoformio sempre meno di 0,1 ug/l e, fra altre sostanze il toluene da meno di 0,1 a 0,1 ug/l. Accettabili odore, sapore, colore e torbidità. Le analisi commissionate all'università di Padova, su un numero ancora maggiore di sostanze, probabilmente saranno pronte oggi.Pool di magistrati. Queste, ed altre carte, saranno certamente vagliate dalla magistratura che ha già aperto un'inchiesta per reati ambientali dopo quella già avviata sui fatti di agosto. Il procuratore Antonio Guerriero coordina le indagini affidate a un pool di magistrati composto da Stefano Giovagnoni, Davide Rosati e Greta Aloisi. Già nella serata di martedì sono state raccolte le prime testimonianze di rappresentanti del Ruzzo, del Sian e dell'Arta. In queste ore il carabinieri del Noe, delegati dalla procura, procederanno all'acquisizione della documentazione.


«Ci vuole un'indagine su tutto l'Abruzzo». Le scene di panico allarmano il Codacons. Che attacca e pretende chiarezza

TERAMO Il Codacons chiede certezze, soprattutto per i consumatori. Vittorio Ruggieri, vice coordinatore regionale dell'associazione avvia una riflessione sugli ultimi avvenimenti e sulla sicurezza dell'acqua in Abruzzo: «Vogliamo sicurezze su quello che beviamo». E pensa a un'indagine sulla situazione in Abruzzo. «La situazione che si è verificata a Teramo è kafkiana», esordisce Ruggieri, «è chiaro che qui sicuramente c'è stato un errore: o ieri (l'altroieri per chi legge, ndr) da parte della Asl che in maniera frettolosa ha preso provvedimento che ha scatenato un putiferio fra cittadini della provincia o è stata sbagliata la decisione di oggi (ieri per chi legge, ndr) di rinormalizzare il consumo dell'acqua. E' evidente che questa vicenda - come altre passate, d'altronde - dimostra che in Abruzzo non siamo molto bravi a gestire le emergenze».Il rappresentante del Codacons pensa già a azioni per difendere i diritti dei cittadini. «Aspettiamo i risultati dell'università di Padova e qualora ovviamente dovesse venir fuori che l'acqua bevuta dai cittadini abruzzesi è contaminata, cui riserviamo azioni già praticate altrove, come ad esempio nel Lazio per acqua all'arsenico, con richieste di risarcimento danni per danni da timor panico, cioè la preoccupazione con cui persona è costretta a vivere nel timore di poter contrarre una malattia, eventualmente cancerogena per aver bevuto acqua avvelenata».Il Codacons chiede più attenzione alla questione-acqua. «Noi chiediamo che tutto quello che accade all'interno del Gran Sasso non riverberi effetti negativi nei confronti della salute dei cittadini. Proprio perchè le sorgenti del Gran Sasso sono la maggiore fonte di approvvigionamento di acqua potabile intera regione, va usata molta cautela. I cittadini hanno il sacrosanto diritto di dormire sonni tranquilli e sapere che acqua bevono è perfettamente potabile», conclude Ruggieri. E le scene di panico a cui si è assistito martedì in tutta la provincia di Teramo testimoniano che l'argomento acqua è uno dei più sentiti dalla popolazione.

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