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Data: 11/05/2017
Testata giornalistica: Prima da Noi
Le intercettazioni che fanno tremare L’Aquila (in campagna elettorale) «Cialente avvertito di essere intercettato»

L’AQUILA. Il pubblico ministero della procura di L’Aquila Stefano Gallo ha impugnato, con ricorso in Cassazione, la sentenza di archiviazione dello scorso 3 aprile a carico del sindaco dell'Aquila Massimo Cialente e del dirigente comunale Fabrizio De Carolis.
Per i due l’accusa era quella di induzione indebita. Secondo l’accusa Cialente l'avrebbe esercitata affinché venissero affidati lavori in subappalto nell'ambito della ricostruzione del complesso '201' di Pettino all'imprenditore Eliseo Iannini - la cui posizione era già stata archiviata - e venisse istruito il pagamento di un Sal da 2.7 milioni di euro alla società Palomar-Consta, per opere su di un altro cantiere della ricostruzione, seppure, è questa la tesi degli inquirenti, l'impresa non ne avesse diritto. In merito, il sindaco dell'Aquila avrebbe persino ricevuto una telefonata da Luciano Violante che chiedeva si potesse sbloccare la pratica di pagamento.
Ma in queste ore a fare molto rumore in città non è solo questa notizia ma le intercettazioni che il giornalista Beppe Vespa de L’Editoriale ha cominciato a pubblicare sul suo giornale per mostrare come «la magistratura, almeno certa magistratura», sono le parole di Vespa, «va a braccetto, copre e tutela certa politica. Che la politica va in tandem con certa stampa, sia su carta che su web per concordare articoli favorevoli o con la quale Cialente s’accorda, per un certo intervento redazionale o una certa reazione pubblica da inscenare, a seguito appunto, di un determinato articolo. Che la magistratura va a braccetto con certa imprenditoria locale. E che la politica va più che a braccetto con troppe imprese».
E dalle intercettazioni emergono anche parolacce e insulti da parte di Cialente e dell’ex vice sindaco Nicola Trifuoggi proprio verso Gallo «segno evidente», sostiene Vespa, «che Gallo stava cogliendo nel segno oppure che si sentiva talmente blindato (Cialente, ndr), da prendersi la libertà di sbeffeggiare un magistrato che stava indagando sul suo conto».

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Sempre il giornalista fornendo qualche anticipazione delle 500 pagine in suo possesso rivela che alcuni inquirenti parlerebbero di Cialente chiamandolo «Federico Federici, così come pure usa altri pseudonimi per riferire di un noto imprenditore come di un certo Alessandro Alessandrini. E perché queste coperture? Per non far capire niente “al maresciallo” (che sta registrando), che prendono perfino in giro». Secondo Vespa Cialente sarebbe stato anche avvisato dell’indagine: «si capisce», scrive il giornalista, «che “qualcuno” lo avvisa di essere intercettato».
Proprio Vespa nei mesi scorsi aveva scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiedendo un’inchiesta, con l’invio di ispettori del Ministero della Giustizia, scrisse al vice presidente del CSM Giovanni Legnini, «pur sapendo che non avrebbe mosso paglia».
Un risultato però l’ha ottenuto: «ho rimediato un avviso di garanzia dalla Procura di Campobasso, poiché l’ex Procuratore Capo, Fausto Cardella, mi ha querelato, sentendosi leso».

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