L'AQUILA Tensione altissima. Il sindaco si sente sotto tiro. Città da rimettere in piedi. Transazione milionaria di una metropolitana mai nata. Colossi dell'edilizia che falliscono uno dietro l'altro. Sottoservizi a rischio blocco. Morosi del Progetto Case da sfrattare. Corte dei Conti alle calcagna. Imprenditori che bussano e propongono progetti. Adesso ci mancavano pure i magistrati. E Cialente, allora, passa ore e ore al telefono a lamentarsi di essere «registrato». Dopo che il pm Stefano Gallo ha impugnato, con ricorso per Cassazione, la sentenza di non luogo a procedere che ha scagionato in sede di udienza preliminare lo stesso sindaco Massimo Cialente dall'accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità, per fatti risalenti a tre anni fa, spuntano le carte della vicenda giudiziaria. Che per il pm Gallo deve avere un seguito, visto che il magistrato insiste nel chiedere il processo per Cialente. Ma cosa dicono davvero queste carte? Il Centro le ha lette. E uno degli aspetti più singolari e ricorrenti, nelle oltre 500 pagine di verbali e intercettazioni telefoniche, frutto di quasi due anni e mezzo di indagini, è il fatto che il sindaco dell'Aquila, nel pieno fervore della ricostruzione della città e delle sue mille problematiche, sappia in ogni momento di essere intercettato. Tanto da lamentarsene in tantissime conversazioni. Come faceva a saperlo? La domanda non ha risposte. Spesso ci scherza pure. Come quando, parlando con una donna di fatti personali, il 2 aprile 2015, il primo cittadino dice: «Scema, non registrare...maresciallo sta a scherzare...la signora sta scherzando, maresciallo». Al contempo la donna dice di voler fare entrare il figlio in Finanza, però sa bene che è «difficilissimo, complicatissimo, non so come fare». E il suo interlocutore le dice che se ne riparlerà dopo i quiz.IL VAFFA. «Ma vaff...»., sbotta il 23 febbraio 2015 il sindaco mentre parla con un suo assessore. «Ci stanno a registra', ogni tanto perde...per quella mazzetta che ti è arrivata nel c... (tono scherzoso, annotano gli investigatori)...ma vaff... mi hanno rotto i c... so' cinque anni che mi stanno a registra'». Il tema è ricorrente. Cialente ne parla in ufficio, col vicesindaco, coi giornalisti, gli imprenditori e gli amici. Decine e decine di conversazioni con politici, professionisti e collaboratori. Tanto da suscitare l'interesse degli stessi investigatori - gli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza - i quali dedicano un intero capitolo delle loro indagini alla mission di rilevare cronologicamente le conversazioni rivelatrici di violazione del segreto istruttorio.STORIE AQUILANE. Conversazioni che, attentamente ricostruite, ripercorrono alcuni dei tratti salienti della storia cittadina degli ultimi anni. Si va dal capitolo della metropolitana di superficie, mai realizzata, e delle prove tecniche di transazione (poi saltata) con la Cgrt dell'imprenditore Eliseo Iannini fino all'ultimo project financing in ordine di tempo, quello per i parcheggi sotterranei alla Fontana luminosa. In mezzo ci sono alcuni tra i casi più spinosi legati alla ricostruzione, dalla ricostruzione dei 201 appartamenti di Pettino con l'annoso contenzioso, al caso della ricostruzione del condominio Cappelli, nel passaggio tra Consta e Palomar. Le telefonate di Cialente intersecano altre vicende che hanno caratterizzato la vita cittadina, dalla crisi del colosso Edimo, con conseguente fallimento, a quella di Abruzzo Engineering, dagli sfratti dei morosi dal Progetto Case. Sullo sfondo i rapporti sempre più stringenti con le imprese, che spesso vengono condotti attraverso intermediari che fanno incontrare la politica e gli affari mettendoli allo stesso tavolo.FEDERICO FEDERICI. Così pressante è l'ossessione di Cialente per il fatto di essere intercettato, e così concreto è ritenuto il rischio di violazione del segreto istruttorio, che gli stessi investigatori arrivano a cambiargli persino il nome. Nelle carte, infatti, Cialente diventa Federico Federici, mentre l'imprenditore Iannini è Alessandro Alessandrini. In altre parti degli atti, invece, il sindaco compare col suo nome.«TRA UN PO' SMETTONO». Il gioco del dileggio degli investigatori coinvolge, in alcune conversazioni, anche gli interlocutori di Cialente. Uno degli imprenditori, in un'altra conversazione, saluta così un amico che fa il suo stesso lavoro: «Diglielo al maresciallo che quando parli con gli amici non fa niente...è inutile che sta a registrare la telefonata». Agli occhi degli investigatori, a questo punto, appare preoccupante come i due ironizzino sulla possibilità che ci siano intercettazioni in corso. Un aspetto, questo, che rafforza le ipotesi di fuga di notizie che ricorrono nella corposa documentazione agli atti. Sapeva di essere intercettato al telefono, ma non delle cimici che hanno captato altri colloqui, anche al Comune. Il 15 aprile 2015 il sindaco riferisce al suo vice di un colloquio con una persona non meglio identificata: «...mi dice stai tranquillo, che tra qualche giorno smettono di registrare».