L'AQUILA Interviene la politica sul problema della restituzione della provvisionale, assegnata agli eredi delle vittime del terremoto del 2009 all'Aquila dopo la sentenza di primo grado di condanna per i sette componenti della Commissione Grandi rischi e l'assoluzione in Appello e in Cassazione. Una richiesta arrivata ai familiari delle vittime, che si erano costituite parte civile nel processo, tramite una citazione in tribunale.Ieri, dopo la conferenza stampa convocata dall'avvocato distrettuale dell'Avvocatura dello stato, Filippo Patella, insieme al suo assistente Angelo Diodati, in cui ha spiegato i motivi «tecnici» della richiesta di restituzione dei soldi alla Protezione civile, alle 15 alla Camera il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha invece aperto uno spiraglio alla possibilità di «rinuncia» da parte del governo a quelle somme. La dichiarazione del ministro è stata la risposta all'accorata interrogazione dell'onorevole Gianni Melilla, di Articolo 1, in cui chiedeva al governo di annullare la richiesta di restituzione dei soldi, citando anche il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, che ha inviato una lettera a Paolo Gentiloni.Due tesi, però, che stridono, due pezzi dello Stato che dicono cose diverse: una posizione giuridica, quella dell'Avvocatura; e quella che, al momento, è solo una ipotesi politica, cioè le rassicurazioni del ministro Finocchiaro. Che ha sottolineato come il governo stia considerando «tutte le possibili forme di rinuncia», ma ha anche parlato di «riduzione o dilazione delle richieste, compatibili con i limiti di legge». E la legge l'ha spiegata, senza mezzi termini, l'avvocato Patella: «Quando sento parlare di sentenza di Appello del processo alla Commissione Grandi rischi, che non avrebbe annullato i risarcimenti provvisionali, io inorridisco: sarebbe un'aberrazione giuridica ritenere che rimangano, a fronte di una condotta ritenuta non penalmente rilevante».I componenti della Grandi rischi erano accusati di aver rassicurato gli aquilani e sottovalutato il rischio sismico nella riunione del 31 marzo 2009, a 5 giorni dal terremoto distruttivo del 6 aprile. Ora lo Stato rivuole i soldi. È rimasta una sola condanna definitiva, per l'ex vice capo della Protezione civile Bernardo De Bernardinis, peraltro solo per alcune vittime, 13 sulle 29 totali oggetto di dibattimento, per le quali è stato accertato il nesso causale tra le rassicurazioni alla vigilia del terremoto e il decesso. Sull'argomento ieri da Pescara è intervenuto anche il capo della polizia, Franco Gabrielli, nel 2009 prefetto dell'Aquila: «A volte si confonde il piano dei sentimenti con quello della legge. Ci sono stati processi, condanne e assoluzioni. Per me questo vale da un punto di vista della forma. Nella sostanza è ovvio che nulla potrà mai lenire il dolore delle persone che hanno perduto i propri cari, gli affetti».Per il sindaco dell'Aquila, Cialente, con l'apertura del ministro Finocchiaro ora la palla passa alla politica: «Dovranno essere il Consiglio dei ministri e il Parlamento e risolvere il problema dal punto di vista normativo. È giusto quello che dice Patella sotto il profilo giuridico. Per questo ho scritto a Gentiloni».