ROMA Per tutta la giornata, al Nazareno e a palazzo Chigi, hanno atteso le parole di Ferruccio De Bortoli. E quando alle sei di sera, presentando a Milano il suo libro Poteri forti (o quasi), l'ex direttore del Corsera dice di non aver «mai parlato di pressioni» e rivela di aver saputo «da una fonte vicina a Unicredit» che Maria Elena Boschi avrebbe chiesto all'ex ad Federico Ghizzoni «di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria», tra gli esponenti piddini c'è chi esulta. «E' un de relato, una testimonianza indiretta. Il nulla», dice Alessia Morani. E Matteo Richetti, portavoce di Matteo Renzi: «Possiamo andare oltre, il caso si può considerare archiviato». Più duro Dario Nardella, sindaco di Firenze: «Ma come si può in un Paese civile fare un'accusa grave come quella che l'ex direttore ha avanzato contro la Boschi, senza portare le prove? È già successo che De Bortoli abbia scritto delle cose false di cui dopo si è dovuto scusare».
LA CONTROFFENSIVA Eppure, passata (al momento) la grande paura innescata il giorno prima dalle rivelazioni di De Bortoli (che considera «eccessiva la richiesta di dimissioni», ma si dichiara sicuro delle sue fonti e dice di sperare «arrivi la querela della Boschi»), non vanno in archivio né le polemiche, né le azioni legali. La Boschi, detta palazzo Chigi in una nota, «ha affidato agli avvocati Paola Severino e Vincenzo Zeno Zenkovich», due principi del foro, «l'incarico di tutelare, anche in sede giudiziale, il proprio nome e reputazione in relazione alle presunte rivelazioni su Banca Etruria e alle conseguenti ricostruzioni frammentate e fuorvianti».
Ma ancora prima delle dichiarazioni di De Bortoli, mentre Ghizzoni continua a trincerarsi dietro un muro di no comment, la Boschi è andata all'offensiva forte del comunicato della sera prima di Unicredit che ha smentito sue pressioni per l'acquisizione di Banca Etruria di cui il padre era vicepresidente. In sala stampa di palazzo Chigi, aprendo un briefing con accanto il ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti, il sottosegretario ha anticipato le domande dei cronisti e ha messo a verbale: «Sulla vicenda del libro del dottor De Bortoli non ho niente da chiarire. Quello che avevo da dire l'ho detto ieri e quando sono intervenuta in Parlamento il 18 dicembre del 2015. Confermo ciò che ho detto. Credo che la misura sia colma, da qui in poi della questione se ne occuperanno i miei legali».
Il contrattacco è stato concordato con Paolo Gentiloni in un colloquio mattutino. E poi al telefono con Renzi. Il premier ha confermato la fiducia al sottosegretario, le ha detto di andare avanti, convinto della sua «totale estraneità». Più o meno le parole del segretario Pd che teme, però, danni per l'immagine del partito risalito sopra il 30% in base ai sondaggi. Un eventuale calo, a ridosso del voto dell'11 giugno in oltre mille Comuni, non sarebbe davvero una buona notizia. Da qui la decisione di restare in silenzio per non alimentare il clamore mediatico su accuse che ritiene infondate. Con due convinzioni. La prima: c'è chi lavora per impedirgli il ritorno a palazzo Chigi. La seconda: la vicenda, «vista la evidente inconsistenza», verrà presto archiviata.
SFUMA LA SFIDUCIA I Cinquestelle, la Lega e gli scissionisti di Pierluigi Bersani invece hanno continuato a caricare a testa bassa. Ma con meno virulenza del giorno prima. Scoperto che non si può presentare una mozione di sfiducia contro un sottosegretario, il capogruppo grillino alla Camera Roberto Fico ha virato sulla richiesta di una commissione d'inchiesta sulle banche, sul ritiro delle deleghe alla Boschi e sull'audizione in Parlamento di Ghizzoni e De Bortoli. Alessandro Di Battista, invece, ha invitato Gentiloni «a metterci la faccia»: «Venga a riferire in aula». E Bersani: «Non credo basti una semplice smentita della Boschi. Bisogna andare fino in fondo. E se la cosa si rivela vera, se non si fa chiarezza, non potrà restare al suo posto. Serve un passo indietro».
La risposta è stata affidata al renzianissimo Andrea Marcucci: «Il partito degli avvoltoi è sempre in azione. Cinquestelle e Lega attaccano la Boschi per nascondere le loro difficoltà. La smentita di Unicredit in realtà ha smontato sul nascere qualsiasi teoria. Gli accusatori ora hanno l'onere di dimostrare un fatto che non è dimostrabile. È un problema tutto loro, che non può investire il governo».