ROMA Da imposta più evasa dagli italiani a simbolo di fedeltà fiscale. Certo, obbligata dalla necessità di dover pagare per non vedersi staccare la corrente elettrica. Ma la decisione di inserire nelle bollette della luce anche il canone della Rai, è senza dubbio una storia di successo. A certificarlo è stato ieri il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, ascoltata in audizione in Commissione di vigilanza dell'Anagrafe tributaria. I dati che ha snocciolato davanti ai parlamentari lasciano pochi dubbi. Nel 2015 a versare il contributo annuale di 113,5 euro attraverso il bollettino postale alla Rai, erano soltanto 16,5 milioni di contribuenti. Non appena la tassa sulla Tv è finita nella bolletta elettrica sono saltati fuori altri 5,5 milioni di possessori di televisori che fino a qualche mese prima erano dei fantasmi. Il canone, che nel frattempo è sceso a 100 euro e che quest'anno sarà ancora ridotto fino a 90 euro, adesso lo pagano 22 milioni di contribuenti. «Sono soddisfatto», dice a Il Messaggero il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, «perché nessuna delle profezie di sciagura si è verificata e il sistema si è rivelato positivo per tutti: i cittadini che hanno pagato meno, per l'azienda che ha incassato di più e per lo Stato che ha ridotto drasticamente l'evasione».
I DETTAGLI Qualcuno che non paga resta. Un 5% di contribuenti che continuano ad essere infedeli. Si tratta però, di persone che sono morose anche con la bolletta elettrica. Un dato, ha confermato la Orlandi, «sostanzialmente in linea con il tasso di morosità per i consumi di energia elettrica e fermo restando che parte di tali somme non pagate», ha voluto ribadire, «potranno ancora essere riscosse nel 2017 a seguito delle attività di sollecito». Gli operatori elettrici hanno presentato nel 2016 ai loro clienti, canoni televisivi nelle bollette dell'energia per 2,268 miliardi di euro. Ne hanno riscossi, tenendo appunto conto dell'evasione fisiologica, 2,143 miliardi. Tenuto conto delle compensazioni e delle restituzioni ai cittadini per importi riscossi in eccesso, i dato certificato è stato di 2,123 miliardi, ai quali vanno aggiunti 18 milioni versati attraverso il modello F24. Alla fine, dunque, alla voce canone Rai lo Stato ha incassato 2,141 miliardi di euro. Una cifra superiore alle aspettative più rosee. Quando il governo Renzi aveva deciso di cambiare il meccanismo di riscossione del canone della Rai, aveva stimato un incasso di 1,7 miliardi di euro. Circa 100 milioni in più degli 1,6 miliardi che la Tv pubblica ha incassato a questa voce nel 2015.
Comunque sia, non tutti i soldi incassati in più andranno a finire nelle casse di Viale Mazzini. Per il primo anno, ossia per il canone del 2016, le norme prevedono che il 66% dell'extragettito venga assegnato alla Rai, mentre il restante 33% verrà utilizzato dal Tesoro a copertura di una piccola parte dei costi dell'abolizione dell'Imu sulle prime case. Per il 2017 e per il 2018, invece, l'extragettito, calcolato sempre rispetto agli 1,7 miliardi di euro fissati come obiettivo, sarà diviso equamente tra la Tv pubblica e il ministero dell'Economia, mentre dal 2019 tutto il tesoretto finirà nelle casse della Rai. Tutto bene? Non proprio. Almeno secondo Giacomelli. «Il rammarico», dice il sottosegretario con delega alle Comunicazioni, «è che non mi pare che questa significativa novità abbia indotto alcun processo virtuoso nelle scelte finanziarie dell'azienda».
LA REAZIONE Sulla vicenda del canone è intervenuto, via Facebook, anche il segretario del Pd Matteo Renzi. «Sono arrivati», ha detto, «i dati ufficiali: prima pagavano 16 milioni di persone, adesso pagano 22 milioni di persone. Non è fantastico? Se paghiamo tutti», ha sottolineato, «paghiamo meno. Intendiamoci: ho in mente altre iniziative sul canone che continua a essere tassa esosa. Ma il concetto che vale per il canone vale per tutto. Se combattiamo l'evasione abbiamo i soldi per fare scelte coraggiose».