TERAMO I divieti sono rientrati, polemiche e paure ancora no. Resta intricata la matassa del nuovo presunto caso di inquinamento delle acque del Gran Sasso. Soprattutto perché restano tuttora senza risposta le domande chiave: cosa c'era nell'acqua? Perché il divieto di consumo potabile è stato revocato dopo appena dodici ore? Il meccanismo che si è attivato è efficace? Tutti quesiti a cui proveranno a dare risposta i tre magistrati del pool (Stefani Giovagnoni, Greta Aloisi e Davide Rosati) che indaga sia sull'ultimo episodio che su quello di agosto: oggi è in programma in Procura, a Teramo, un vertice a cui parteciperà anche il Noe considerato molto importante. Verranno vagliati tutti i documenti a disposizione: al momento, infatti, non v'è contezza di cosa realmente sia stato trovato nell'acqua l'otto maggio. Il blocco è stato frutto della non conformità di sapore e odore. Il vertice di stamattina servirà anche a esaminare un altro aspetto: come è impermeabilizzata la struttura dell'acquedotto.
IL MINISTRO
Che la situazione non sia chiarissima lo testimonia anche la dichiarazione resa ieri dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin proprio da Teramo, a margine dell'inaugurazione dell'acceleratore lineare Truebeam: «Dai riscontri odierni - ha detto il ministro - abbiamo avuto la conferma che l'acqua è potabile. Capiamo che ci sia stato disorientamento, ma c'è un lavoro di sorveglianza da parte dell'Istituto Superiore di Sanità. Visto però che c'è ripetitività di casi, c'è bisogno di sorveglianza rafforzata».
LE IPOTESI
Al momento, dunque, si può procedere solo per ipotesi. La più chiacchierata (ma seccamente respinta da Strada dei Parchi) riguarda la presenza del famigerato Toluene come prodotto dei lavori di manutenzione della segnaletica orizzontale autostradale. Anche dagli inquirenti, però, filtra un certo scetticismo: le concentrazioni, in quel caso, sarebbero davvero minime. Il Forum H2O, però, insiste: «Nell'acqua del Gran Sasso erano presenti Toluene, Etilbenzene e Xilene nei campioni raccolti il 4 maggio e il 5 maggio. In occasione dei lavori di verniciatura realizzati tra il 3 e il 5 maggio nei tunnel sono stati condotti prelievi per due giorni consecutivi in vari punti a Isola del Gran Sasso (uscita gallerie; primo fontanino) e l'Arta vi ha riscontrato la presenza di Toluene con concentrazioni variabili, con picco di 18,6 microgrammi/litro, assieme a tracce di Etilbenzene (0,2 microgrammi/litro) e (p)Xilene (massimo 0,8 microgrammi/litro). L'Arta risulta aver segnalato con una nota di anticipazione dei risultati la presenza di queste sostanze alla Ausl di Teramo l'8 maggio, evidentemente perché rilevante ai fini delle valutazioni dell'Ausl. Quest'ultima, con nota dell'8 stesso, ha scritto a vari enti circa il ritrovamento di queste sostanze nell'acqua, ponendole in possibile relazione ai lavori di verniciatura realizzati nelle gallerie. L'8 maggio è anche il giorno della raccolta dei nuovi campioni di acqua al Gran Sasso, risultati non conformi per odore e sapore. Il 9, non appena ricevuta la comunicazione della non conformità da parte dell'Arta, la Ausl ha posto le restrizioni al consumo alimentare, operando, secondo le normali ed obbligatorie prassi operative. Le concentrazioni potevano essere molto più elevate e le sostanze presenti potevano essere le più diverse viste le condizioni di irregolarità strutturale delle captazioni nel Gran Sasso».
La stessa Ausl, in una nota a firma del direttore del Dipartimento di Prevenzione, Maria Maddalena Marconi, ha affermato che si è trattato di «un episodio transitorio che comunque ha riproposto la vulnerabilità del sistema idrico del Gran Sasso».