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Data: 14/05/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Acqua senza pace - Sorgenti del traforo a rischio chiusura. Il 31 dicembre scade la convenzione che autorizza in deroga le captazioni. E la messa in sicurezza del sistema Gran Sasso non è mai stata completata

TERAMO Sindaci molto arrabbiati. E pronti a difendere l'acqua del Gran Sasso a tutti i costi. E' questa l'aria che ieri mattina si respirava nell'assemblea dei sindaci, convocata dal Ruzzo, in cui è emersa un'altra, inquietante, prospettiva dell'emergenza acqua. La concessione in deroga per la captazione delle acque del Gran Sasso scade il 31 dicembre. E dopo tutte le polemiche scatenate alla presenza di diclorometano nelle analisi del 30 agosto 2016, di toluene in quelle del 4-5 maggio e la non potabilità dichiarata per 12 ore dalla Asl il 9 maggio, non è così scontato che la Regione, l'ente concedente, la rinnovi all'Ato, il concessionario, e quindi al Ruzzo, il gestore. Capazioni in bilico. «La captazione non rispetta alcuni parametri fondamentali della legge che disciplina la captazione delle acque potabili», spiega Antonio Forlini, presidente del Ruzzo, «non c'è una fascia di rispetto, ad esempio dall'autostrada. La concessione venne così data anni fa provvisoriamente (il Sian della Asl allora diede parere negativo, ndr). Scade a fine anno: si deve trovare il modo per far sì che questa concessione venga prorogata, almeno fino agli interventi di messa in sicurezza del sistema Gran Sasso».La messa in sicurezza. In effetti lavori per rendere più sicuro il Gran Sasso sono stati fatti, dal 2004 al 2006. Lavori che seguirono allo sversamento di trimetilbenzene nell'agosto 2002: il governo Berlusconi dispose lo stato di emergenza e venne nominato commissario per la messa in sicurezza, Angelo Balducci. Con 84 milioni di euro si fecero, stando ai resoconti, diversi tipi di lavori: dall'isolamento del pavimento nelle sale del laboratorio A,B, e C e nella galleria " Tir", a un sistema di allarme per la rilevazione di perdite di liquidi costituito da una doppia centralina elettronica di controllo e di allarme, un doppio sistema di sonde e doppi circuiti di collegamento elettrico, a un sistema di drenaggio e contenimento dei liquidi sversati. Evidentemente non basta e le captazioni del Gran Sasso ora sono a rischio. I sindaci, erano presenti non solo i soci del Ruzzo, ma anche quelli i cui comuni vengono comunque serviti dall'acquedotto, sono stati informati di questa possibilità, oltre che di tutti i passaggi della vicenda della dichiarazione di non potabilità. «La riunione era anche per informare i sindaci rispetto alla concessione: è un aspetto delicato e importante che va presidiato politicamente», osserva Forlini.Alternativa potabilizzatore. Anche perchè se vengono fatte fuori le captazioni del Gran Sasso, i teramani dovranno rinunciare almeno a 800 litri al secondo d'acqua (100 da quella del Laboratorio di fisica nucleare, 700 dall'autostrada). E visto che il fabbisogno idrico della provincia è di 1.400 litri al secondo, si creerà un problema enorme. Che qualcuno in Regione vorrebbe risolvere col potabilizzatore di Montorio, che però è stato realizzato per sopperire solo alle emergenze, quindi necessiterebbe di cospicui lavori di adeguamento. Senza contare che la qualità dell'acqua che produrrebbe - quella dei fiumi ripulita col cloro - sarebbe decisamente peggiore. Il potabilizzatore di Montorio al massimo può produrre 700 litri al secondo, quindi non sarebbe nemmeno sufficiente a coprire tutto il fabbisogno idrico. E in caso di guasto, sarebbe il caos.Un'eventualità, quella di ricorrere al potabilizzatore, che viene categoricamente respinta da tutti i sindaci, i quali domani produrranno un documento congiunto da inviare a tutti gli enti coinvolti, in primis la Regione. I primi cittadini arrivano a ipotizzare scenari anche estremi, dalla provocatoria chiusura di Traforo e Laboratori, al blocco del traffico dell'A24, alla riconsegna contemporanea di tutte le fasce al prefetto. Insomma, una mobilitazione a grandi livelli.«Partendo dal presupposto che qualche criticità nel Gran Sasso c'è, per quanto non ci siano stati gravi incidenti, è evidente che il sistema non è perfetto ma perfettibile. Bisogna trovare soluzioni con interventi strutturali e tecnologici che consentono di alzare ulteriormente livello di sicurezza delle captazioni. Con una premessa irrinunciabile: la captazione delle acque è una priorità che viene prima sia del traffico che dell'Infn» conclude Forlini.

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