TERAMO A rischio l'acqua potabile non solo per i 300mila abitanti della provincia di Teramo, ma addirittura per 700mila, quasi tutto l'Abruzzo. Il grido d'allarme arriva da Augusto De Sanctis del Forum H20, che sabato pomeriggio è stato nella sede di Teramo Nostra per incontrare la cittadinanza e spiegare le tesi del Forum rispetto a quanto accade all'acqua del Gran Sasso.«Intervenire sulle captazioni autostradali e del Laboratorio di fisica nucleare rischia di risolvere solo le piccole emergenze, come quella che si è verificata una settimana fa», esordisce De Sanctis, «non bisogna piuttosto dimenticare che nel Gran Sasso ci sono mille tonnellate di acquaragia e 1.250 di trimetilbenzene. Noi siamo per la ricerca scientifica, ma tutto ha un limite. Un eventuale incidente all'Infn contaminerebbe l'acqua delle province di Teramo, L'Aquila e Pescara, in quanto tutto è collegato al Gran Sasso».Un incidente non potrebbe non avere effetti immediati sulle falde, visto che il Laboratorio è costruito praticamente dentro. «Un grosso limite è non aver considerato il Testo unico sull'ambiente. Dal 2006 ci deve essere una zona di rispetto nei pressi delle sorgenti in cui non ci possono essere sostanze nocive. In sostanza con le captazioni del Gran Sasso ci sono gravi limiti di regolarità che devono essere risolti».Su questo argomento, secondo l'ambientalista, il vicepresidente Giovanni Lolli, che presiede la commissione che deve progettare le opere di messa in sicurezza del Gran Sasso, «non arriva al punto vero. Va bene mettere a posto le captazioni per risolvere emergenze piccole ed episodiche. Ma non si affronta il problema più rilevante. Per l'esperimento Lvd all'Infn si usano mille tonnellate di acquaragia e per il Borexino 1.250 di trimetibenzene. Nel primo caso si tratta sostanza ferma nei serbatoi, nel secondo il trimetilbenzene viene distillato e può accadere un incidente più facilmente. Bisogna togliere entrambi gli esperimenti. Così il Laboratorio esce dalla "direttiva Seveso": è catalogato "a rischio di incidente rilevante" proprio per questa grande quantità di sostanze». De Sanctis immagina un ipotetico, inquietante scenario causato da un incidente: la falda si inquina totalmente e 700mila cittadini rimangono senz'acqua per anni. In più nell'Infn si usano anche sorgenti radioattive: «Sono 40 con livelli infinitesimali, solo tre potrebbero creare danni».Sulle 12 ore di non potabilità scattate martedì scorso De Sanctis ritiene «che probabilmente non sapremo mai le cause: il campione inviato a Padova è del 9 e non dell'8, quando hanno avvertito odore e sapore non conforme. Le sostanze sono migliaia, qualcosa c'era ma bisogna trovarla. Per quanto riguarda invece il toluene, di qualche giorno prima, non era dei Laboratori, è acclarato che l'acqua da lì era a scarico.