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Data: 15/05/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pinotti resuscita la naja: si punta al servizio civile obbligatorio per tutti

ROMA Torna la naja? La ministra della difesa Roberta Pinotti corregge il tiro, perché all'inizio le parole erano proprio quelle, e a molti sono sembrate inequivocabili: leva obbligatoria. Pinotti propone invece una forma di impegno civile universale e obbligatorio. Lo ha detto ieri durante la novantaseiesima adunata nazionale degli Alpini a Treviso dove si è parlato anche di nuovi servizi di leva civili obbligatori.
SICUREZZA SOCIALE
La ministra ha detto appunto che la riproposizione di una qualche forma di leva obbligatoria declinata in termini di utilizzo dei giovani in ambiti di sicurezza sociale «non è un dibattito obsoleto», tanto che in Europa «si è riaperto non solo in Svezia ma anche in Francia, dove, alle ultime presidenziali, l'argomento è stato toccato da molti candidati, compreso Macron».
Una leva, ha specificato, «non più solo nelle forze armate ma con un servizio civile che divenga allargato a tutti». Con la comparsa della parola leva però il cortocircuito mediatico è partito immediatamente e la ministra su Twitter ha dovuto precisare che non vuole istituire di nuovo il servizio militare, sospeso in Italia dal primo gennaio 2005, ma ragionare su una forma di servizio allo Stato. «Non ho parlato di leva obbligatoria scrive - ma di un progetto degli alpini per coinvolgere i giovani al servizio civile universale».
«Da un lato, per le missioni internazionali - ha osservato la ministra - abbiamo bisogno di militari professionalmente preparati e qui la leva obbligatoria non sarebbe lo strumento più idoneo. Ma l'idea di riproporre a tutti i giovani e alle giovani di questo paese un momento unificante in cui possono scegliere dove meglio esercitarlo è un filone di ragionamento che dobbiamo cominciare ad avere».
E mentre circa centomila penne nere sfilavano davanti alle autorità e altri circa trecentomila cittadini, ha dato il suo assenso anche il generale Claudio Graziano, capo di stato maggiore della Difesa. Per l'alto ufficiale il progetto «potrà essere molto utile» sia come «momento di formazione a servizi come la protezione civile» sia come «possibilità in futuro di allargare alle forze armate in caso di bisogno».
«La possibilità di integrare con un sistema diverso - ha aggiunto Graziano - nell'ambito del Terzo Settore, delle forze a disposizione per la pubblica utilità, per la protezione civile è un argomento che molti paesi stanno studiando e che può servire allo sviluppo del Paese».
Oggi infatti gli alpini sono spesso volontari della protezione civile e lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella li ha definiti «campioni di solidarietà». E tra loro e i ragazzi in armi c'è sempre meno differenza. Sarà anche per questo che nell'adunata trevigiana era pieno di striscioni che chiedevano il ritorno alla naja. Una richiesta esplicita degli alpini e il governatore veneto Luca Zaia è d'accordo: «Sarebbe opportuno ripristinare una ferma breve, magari di soli sei mesi, di naja obbligatoria». E infatti la nostalgia per quella forma di disciplina militare impartita dalla cultura alpina torna ciclicamente.
E se in Svezia è un problema radunare 4 mila volontari l'anno per formare per l'esercito e dunque si è resa necessaria la reintroduzione della leva obbligatoria, non a caso Pinotti cita l'esperienza nord europea e arriva a immaginare una naja 2.0: «vi sono molti ambiti nella Difesa che si possono prestare anche a una presenza volontaria in forme che vanno delineate».

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