ROMA La parola d'ordine è portare a casa la riforma. Dribblando le ultime buche che sono rimaste sulla strada del provvedimento il cui obiettivo è riscrivere le regole del pubblico impiego, dalle visite fiscali ai premi. Un paio di ostacoli insidiosi sul cammino del provvedimento firmato dal ministro della Funzione pubblica Marianna Madia, sono rimasti. Il primo è evitare di dover tornare nella Conferenza Stato-Regioni per chiedere un parere che, norme alla mano, dovrebbe essere unanime. Ma con Veneto e Lombardia sul piede di guerra potrebbe essere difficile. L'unico modo per non saltare a piè pari l'ostacolo, è rispettare i punti dell'intesa già raggiunta nelle modifiche che saranno fatte al testo. Su alcune problemi non ce ne dovrebbero essere. A cominciare da uno dei temi più sentiti: la stabilizzazione dei precari storici della pubblica amministrazione. Nella sua versione iniziale, la riforma della Madia prevede che possano essere assunti direttamente quelli che sono entrati con un concorso nei ranghi delle amministrazioni e hanno lavorato anche discontinuamente per almeno tre anni negli ultimi otto. Chi ha questi requisiti ma non è stato assunto con un concorso pubblico potrà essere stabilizzato solo con una procedura selettiva.
LE NOVITÀQueste maglie, nel testo finale, saranno allargate. Innanzitutto ad essere stabilizzati saranno anche i lavoratori «somministrati», quelli che hanno prestato la loro opera attraverso le agenzie interinali. Ovviamente, in questo caso, dovranno partecipare ai concorsi pubblici. L'altra novità, è che per partecipare ai concorsi non sarà più necessario aver lavorato per tre anni negli ultimi otto nell'amministrazione che bandisce il concorso. Basterà aver lavorato in una qualsiasi amministrazione pubblica. Un allargamento che non solo andrebbe incontro alle richieste arrivate dal Parlamento nei pareri alla riforma, ma a quanto scritto nello stesso accordo raggiunto con le Regioni. Ieri il ministro Madia ha incontrato i sindacati. Durante l'incontro ha fatto riferimento a questa possibilità che potrebbe far rivedere verso l'alto il numero dei precari stabilizzabili che, secondo quanto aveva annunciato la ministra Madia proprio al Messaggero, erano già circa 50 mila. Un altro nodo che resta da sciogliere è quello del salario accessorio, i premi pagati ai dipendenti pubblici. In questo caso sulle norme ci sarebbe un braccio di ferro tra il ministero della Funzione pubblica ed il Tesoro. La Ragioneria sarebbe contraria a lasciare la materia alla contrattazione con i sindacati. Il provvedimento che sarà approvato venerdì, poi, chiarirà cosa si intende per valutazione negativa quando in ballo c'è il licenziamento di un dipendente pubblico, con la creazione di una sorta di vademecum per chi ha avuto voti negativi. «Attendiamo il testo definitivo per esprimere un giudizio compiuto, ma nell'incontro di oggi (ieri, ndr) abbiamo ribadito che, al momento, continuano a permanere vincoli eccessivi alla restituzione della piena titolarità della contrattazione su tutti gli aspetti relativi al rapporto di lavoro», hanno fatto sapere con un comunicato congiunto Cgil, Cisl e Uil.