PESCARA«Il disavanzo dei conti della Regione Abruzzo è una polveriera pronta a esplodere». Il consigliere regionale Domenico Pettinari lancia l'allarme dopo la sentenza 89 della Corte Costituzionale che, facendo seguito ai rilievi della Corte dei Conti, boccia i provvedimenti finanziari del 2013. Nella pronuncia i giudici invitano la Regione a «rideterminare il bilancio dell'esercizio 2013 in modo da accertare il risultato di amministrazione secondo canoni costituzionalmente corretti». Chiedendo in sostanza «un corretto riaccertamento dei residui attivi e passivi», e invitando a provvedere al riassorbimento di eventuali deficit con le operazioni di «copertura dilazionata consentite dalla legislazione statale agli enti territoriali in particolare situazione di disagio».«Un disastro» per l'esponente dei 5 Stelle che in questa vicenda vede un rischio finan ziario ma anche politico (cita infatti la pesante eredità della sindaca Raggi a Roma). Il rischio cioè che il cerino passato dalla maggioranza di centrodestra (nel 2013 governava Chiodi) a quella di centrosinistra, finisca tra due anni nelle mani di una nuova maggioranza: nella sua maggioranza a 5 stelle, fa capire Pettinari. Che promette di attivarsi «a tutti i livelli per fare emergere i nomi dei colpevoli». E per conoscere «le cifre esatte del disavanzo dei conti della Regione, che per alcuni potrebbe aumentare di una cifra stimata da i 67 ai 174 milioni di euro». Poi l'ultimatum: se dovessero essere ravvisate successive ulteriori violazioni delle leggi, dice Pettinari, «riterremo doveroso» chiedere al presidente del Consiglio dei ministri e al presidente della Repubblica «l'applicazione dell'art. 126 della Costituzione italiana e lo scioglimento del Consiglio regionale, come già chiesto due anni fa dalla Corte dei Conti davanti i continui e irragionevoli ritardi nell'approvazione dei Bilanci regionali».L'assessore regionale al Bilancio Silvio Paolucci (che si è in effetti ritrovato in mano il cerino passatogli dal centrodestra), riconosce che ritardi esistono. «Il rilievo vero che rappresenta un'oggettiva criticità», spiega, «è l'allineamento dei documenti contabili, non la prudenza sostanziale adoperata nella predisposizione di tutti bilanci di previsione. Sull'allineamento scontiamo un ritardo che è di anni, e che è dipeso molto dal piano di rientro della sanità». Ma Paolucci si ferma qui nell'autocritica. Per il resto, contrattacca. «Mi dispiace», spiega, «che il consigliere 5 Stelle, da legislatore, non conosca il bilancio di previsione 2017, dove i rilievi espressi nella sentenza della Corte Costituzionale sono stati opportunamente e in modo prudente già contabilizzati. Il disavanzo presunto è stato aumentato di 61 milioni di euro, mentre la contabilizzazione dei 174 milioni di euro, anche se Pettinari fa finta di non saperlo, è ampiamente risolta da una legge nazionale varata per una situazione simile che riguardava la Regione Piemonte». Paolucci rivendica poi alla sua maggioranza il fatto che «per prima nella storia della Regione ha voluto iscrivere il disavanzo nel proprio bilancio (parliamo di 770 milioni di euro, ndr.) ammortizzandolo in 10 anni, come prevista dalla norma nazionale voluta dalla Regione grazie anche ai buoni rapporti con il governo di Roma. Negli anni precedenti», spiega ancora Paolucci, «non era mai stato iscritto il disavanzo presunto, quindi non erano mai state accantonate poste nel bilancio di previsione per ammortizzarlo. Per la prima volta, con molta prudenza, l'abbiano fatto noi». Paolucci smentisce decisamente anche le voci di un rischio sul pagamento degli stipendi: «È vergognoso che si utilizzi questo tipo di argomenti per fare politica».