L'AQUILA Due dazioni di denaro, nel 2010, quando Stefania Pezzopane era presidente della Provincia, impegnata nella campagna elettorale per il secondo mandato, poi persa a favore del candidato centrodestra Antonio Del Corvo: entrambe di cinquemila euro, la prima consegnata nella sede elettorale in zona Coppito, sulla statale 17, e la seconda negli uffici dell'ente sistemati in container dopo il sisma. «Tale dazione mi fu suggerita da Tedeschi il quale aveva già preso accordi con la Pezzopane per permettere alla mia società di svolgere lavori di ristrutturazione dell'illuminazione pubblica nella città dell'Aquila. Nonostante tale dazione, non ho mai avuto contatti né svolto alcun tipo di attività in quella città». Sostiene questo l'imprenditore ciociaro Angelo Capogna, l'uomo che con le sue dichiarazioni ha disegnato un sistema Marsica fatto di dazioni e favori alla politica in cambio di lavori. Ed è in questo contesto che sarebbe stata tirata in ballo Stefania Pezzopane, oggi senatrice del Partito democratico: i diecimila euro sarebbero oggetto di finanziamento illecito al partito, questa è l'accusa mossa nel fascicolo stralcio aperto dalla Procura aquilana. L'attuale senatrice, però, non ci sta. E ieri ha smentito nuovamente ogni coinvolgimento, con una nota ufficiale: «Ho saputo dai giornalisti di essere indagata, per esserne stata edotta dai medesimi, pur non avendo ricevuto alcun necessario avviso di garanzia. Ne discende come io ne sia completamente all'oscuro. Per quanto ovvio, non posso che smentire quanto avrebbe detto tal Angelo Capogna ai magistrati, circostanze che apprendo solo oggi sulla stampa. Ho già informato i miei legali per procedere ad una querela nei confronti dell'imprenditore e di chi afferma falsità su di me. Le accuse che avrebbe ipotizzato nei miei confronti risalgono a fatti e circostanze avvenuti nel lontano anno 2010 (oltre 7 anni fa), ma mai citati precedentemente. È opportuno rilevare come tali ipotetiche circostanze emergano proprio ora, in piena campagna elettorale».
LE CARTE «Ricordo di essere stata anche all'Aquila, insieme ad Angelo Capogna e ad un costruttore edile di Frosinone di cui non ricordo il nome. In quell'occasione Capogna ha incontrato all'interno di un container Stefania Pezzopane». Sono le dichiarazioni rilasciate dinanzi agli agenti della Squadra mobile della Questura dell'Aquila, sezione Cciminalità organizzata, da Francesca Lauretti, ex collaboratrice dello stesso imprenditore, gola profonda come è stato definito nell'ambito dell'inchiesta della Procura della Repubblica di Avezzano (titolari i sostituti Maurizio Maria Cerrato, Roberto Savelli e lo stesso procuratore capo, Andrea Padalino). La teste, va specificato, non ha dichiarato di aver visto tirare fuori i soldi, al contrario di ciò che avrebbe detto Capogna. La stessa ha ricordato «che il Capogna sapeva in anticipo tutto quello che sarebbe avvenuto prima e dopo gara, nel senso che era certo delle aggiudicazioni in suo favore. Ricordo prosegue la testimone che tutti i Comuni dove Capagna ha avuto l'aggiudicazione di appalti, tutti gli atti di gara, sono stati da lui confezionati, tranne uno che non ricordo». L'inchiesta della Procura di Avezzano, chiusa nella fase delle indagini preliminari nei riguardi di 36 persone, fra ex sindaci, imprenditori, attuali amministratori e professionisti, ha avuto un forte impulso anche con l'avvento del nuovo dirigente della Squadra mobile, Tommaso Niglio.