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Data: 18/05/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Renzi: «Legge entro luglio» Torna l'ipotesi voto a ottobre

ROMA «Le resistenze reali sono meno di quelle ufficiali, vedremo». Parlare di sistemi elettorali alla Camera senza sentire Pino Pisicchio, che a Montecitorio è entrato la prima volta nell'87, è un po' come parlare di pizza senza citare Napoli. E se l'onorevole di lungo corso, appassionato di proporzionale e preferenze, attribuisce più di una chanche al Mattarellum-corretto (detto Rosatellum) voluto dal Pd si comprende l'entusiasmo con il quale Matteo Renzi invita la Camera a rispettare i tempi e a mandare il testo in aula il 29 maggio.

COLLEGIO Mattarellum corretto, con la metà dei deputati eletti in collegi uninominali e l'altra metà con metodo proporzionale. Una scheda unica dove si scriverà il nome del candidato e si metterà una croce sul partito sotto il quale saranno indicati i quattro nomi della quota proporzionale. Sbarramento al cinque per cento. 40% di donne in lista. Massimo tre candidature multiple. Il Rosatellum da ieri sera è depositato in commissione Affari costituzionali dove è cambiato anche il relatore. Il no di Pd, Lega, Ala e fittiani alla spalmatura dell'Italicum anche al Senato ha spinto Andrea Mazziotti a lasciare a Emmanuele Fiano il ruolo di relatore. La maggioranza a favore del Rosatellum è ampia in commissione e altrettanto in aula, ma per il Pd il testo non è un prendere o lasciare, «a patto che - spiegano al Nazareno - non si giochi a perdere tempo». Soglia di sbarramento e rapporto tra quota proporzionale e maggioritaria potrebbero finire sul tavolo della trattativa. Anche ieri Renzi ha auspicato una maggioranza più larga dell'attuale. Un invito, quello dell'ex premier, che guarda in direzione di Forza Italia che in un primo momento aveva valutato con molto interesse il testo, salvo poi optare per un sistema proporzionale puro.
Obiettivo di Renzi è verificare in tempi rapidi la possibilità di dare al Paese una legge elettorale maggioritaria. Il Rosatellum è per Renzi il minimo accettabile per cercare di ricomporre il quadro politico. Nella parte maggioritaria sono infatti possibili «coalizioni soft», come le definisce Ettore Rosato, capogruppo del Pd, che interessano alla sinistra di Pisapia aprendo invece un dibattito dentro Mdp. Per l'ex presidente del Consiglio prima della pausa estiva la riforma può essere licenziata dal Parlamento in modo da dare ai tecnici del ministero dell'Interno un paio di mesi per rimettere mano ai collegi. Se così fosse, per ottobre il Paese potrebbe essere richiamato alle urne contemporaneamente alla Germania.
Numeri alla mano, alla Camera la levata di scudi dei grillini e le resistenze di Forza Italia non sono in grado di creare problemi alla riforma elettorale anche se l'opposizione dei centristi di Alfano potrebbe creare qualche problema al governo Gentiloni. Al Senato la partita è invece aperta. Il pallottoliere di Pd, Lega, Svp, Ala e centristi di Fitto arriva a sfiorare quota 150 che a palazzo Madama non è lontana dalla maggioranza assoluta di 161. Ieri è circolata per molte ore la notizia della nascita a palazzo Madama di un gruppo pro-Rosatellum. «Bufala», la definisce Rosato anche se tra gruppo misto e Gal ballano sessanta senatori che, al momento giusto e opportunamente convinti, potrebbero fare la differenza.
«Non voglio mercato dei voti», ha ribadito ieri Renzi ai suoi. Il segretario del Pd ha fretta, ma non vuole bruciare i tempi ed è convinto di poter avviare un confronto con le opposizioni di FI e M5S dopo aver dimostrato, con il voto della Camera, di fare sul serio. Ma ciò a cui guarda Renzi è anche all'elettorato Pd e non solo. Presentare una riforma elettorale, seppur originale e tutta da sperimentare e discutere, serve al segretario del Pd per mostrare la voglia costruttiva del Nazareno che prova a non arrendersi all'annunciata ingovernabilità della prossima legislatura e, soprattutto, che impedirà la spalmatura dell'Italicum al Senato anche a costo di rischiare di andare a votare con due sistemi elettorali differenti.

PRIVILEGIO Le resistenze più forti sono nel M5S che sarebbe costretto a mettere in lista personaggi in grado di poter competere mentre sinora l'elettorato grillino ha sempre privilegiato il simbolo più che il nome del candidato. Dentro Forza Italia persiste la spaccatura tra Nord e Sud che di recente ha costretto Silvio Berlusconi a rientrare a Roma per un ufficio di presidenza che ha messo in minoranza - almeno per ora - il capogruppo al Senato Paolo Romani che aveva condotto la trattativa con il Pd. L'intesa con la Lega permetterebbe infatti agli azzurri di non avere i problemi che potrebbero invece esserci al Sud o al Centro, anche se il Rosatellum permetterebbe al Cavaliere di ripetere le alleanze a geometria variabile del 94. In difficoltà vera sono invece i micro-partiti sotto al 5% che dovrebbero o rischiare di non superare la soglia di sbarramento o accettare ospitalità nei partiti più grandi.

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