PALERMO Una rete dalla trama strettissima, tessuta attraverso regali, assunzioni, favori. Al centro Ettore Morace, famiglia di armatori partenopei sbarcati a Trapani, proprietari di un impero economico e della più grossa compagnia di aliscafi d'Europa. Insieme ai Franza di Messina, il re dei collegamenti marittimi siciliani. Ettore Morace da ieri è in carcere con l'accusa di corruzione. Ai domiciliari, invece, è finito uno dei suoi referenti nella politica locale, Girolamo Fazio, deputato alla Regione siciliana e candidato a sindaco di Trapani.
IL COLPO DI SCENA L'ennesimo colpo di scena in una competizione elettorale che aveva visto nei giorni scorsi uno dei favoriti, il senatore azzurro Antonio D'Alì assolto 8 mesi fa in appello dall'accusa di associazione mafiosa, annunciare lo stop alla campagna dopo la decisione della Procura di Palermo di chiedere per lui il soggiorno obbligato, scatenando le ire di FI. Ma gli echi di un'inchiesta, coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, che ha svelato una corruzione diventata sistema non si sono fermati a Trapani. Nell'informativa dei carabinieri ci sono i nomi di Simona Vicari, sottosegretario siciliano ai Trasporti, senatrice di Ap, accusata di corruzione e costretta nella serata di ieri a dimettersi. E di Rosario Crocetta, governatore siciliano che deve rispondere dello stesso reato. «Sono sereno», ribatte ai 5Stelle che gli chiedono di lasciare. Mentre la parlamentare si dice certa di poter chiarire ai giudici la sua posizione.
A Vicari i pm contestano di aver sostenuto un emendamento alla Legge di Stabilità che, abbassando dal 10 al 4% l'Iva sui trasporti marittimi, di fatto ha consentito a Morace di risparmiare molti soldi. Ed è costato alle casse dello Stato un ammanco di 7 milioni. In cambio, secondo gli inquirenti, l'armatore le avrebbe regalato un Rolex da 5mila euro. Stesso dono sarebbe stato fatto ad un suo collaboratore, Marcello Di Caterina. A portare l'orologio alla senatrice sarebbe stato il fratellastro, Manfredi, dipendente dell'armatore. In un intreccio di legami fatto di assunzioni di amici e parenti che ricorre in tutta l'indagine.
I CONDIZIONAMENTI Anche l'aspirante sindaco Girolamo Fazio, che il gip definisce asservito al proprietario della compagnia di navigazione, avrebbe piazzato un familiare nell'impresa dell'armatore, che l'avrebbe ricompensato anche con finanziamenti della campagna elettorale per 10mila euro e biglietti di viaggio e di ingresso allo stadio: il padre di Morace, Vittorio, è il patron del Trapani calcio. L'armatore sarebbe riuscito a condizionare la politica regionale in materia di trasporti marittimi. Prima della scadenza del servizio con le isole Egadi, fissata per il 3 settembre scorso, avrebbe ottenuto una proroga costata alla Regione tre milioni. Ed è attorno a questa circostanza che ruota l'inchiesta su Crocetta. Morace, scrivono i carabinieri nell'informativa confluita nella misura cautelare, avrebbe dichiarato di aver ospitato il governatore sulla sua barca e di avergli pagato una vacanza a Filicudi. «Non sono mai salito in barca con lui né con altri. Apprendo queste notizie dai giornalisti, non so altro dell'inchiesta», replica Crocetta.
Il potere dell'armatore sarebbe stato tale da riuscire a far gonfiare, grazie a Fazio e funzionari regionali compiacenti, le stime delle compensazioni dovute dalla Regione per la copertura di tratte che di fatto per le compagnie sono poco remunerative. E a bloccare la nomina all'Ars di un consulente a lui sgradito. E sempre attraverso l'amico deputato all'Ars, avrebbe provato a condizionare un ricorso pendente davanti al Consiglio di Giustizia Amministrativa siciliano che doveva decidere le sorti di una gara, da lui vinta, ma annullata in autotutela dalla Regione. Il Tar gli aveva dato torto e lui aveva fatto contattare un ex giudice del Cga, Raffaele De Lipsis perché facesse pressioni sui magistrati amministrativi.
«Le regaliamo un Rolex ma quello economico»
PALERMO Parlavano senza timore. Certi che nessuno li stesse ascoltando. «Nel decreto al Consiglio dei Ministri domani ci hanno messo tutto, anche il fatto delle macchine senza IVA, ma il fatto della indetraibilità non c'è. Se tutto va bene passa a novembre con la legge di stabilità». Ettore Morace, proprietario della più grossa compagnia di Aliscafi d'Europa, arrestato ieri per corruzione, rassicura l'armatore napoletano Salvatore Lauro. E' intercettato dai carabinieri che ascoltano tutto. «Madonna mia, mamma mia», risponde Lauro. E il collega ribatte: «Tutta la giornata appresso a sta cosa, a cercare di farlo mettere nel decreto di domani». In ballo ci sono milioni. C'è la riduzione di 5 punti percentuali di Iva sui trasporti marittimi. Un tema che sta molto a cuore a entrambi.
IL RISULTATO Morace porterà a casa il risultato. Proprio come ha assicurato a Lauro. Secondo i magistrati palermitani, grazie all'intervento della senatrice Simona Vicari, sottosegretario alle Infrastrutture, anche lei indagata per corruzione, che avrebbe sostenuto l'emendamento desiderato da Morace. Un'operazione costata allo Stato 7 milioni di euro di mancato incasso. «Il 20 novembre 2016- scrivono i carabinieri nell'informativa riportata dal gip che ha disposto l'arresto dell'armatore - in modo del tutto inatteso per quello che era dato conoscere dalle intercettazioni, la senatrice Simona Vicari chiamava Ettore Morace, riferendogli con tono assolutamente soddisfatto che l'emendamento era stato approvato in commissione bilancio con l'Iva al 5. Morace, compiaciuto, raccomanda al sottosegretario di non dire nulla ai Franza, armatori messinesi (ndr). Vicari gli risponde che lui era la prima persona che aveva messo a conoscenza del fatto. La senatrice usa una espressione emblematica. «Non ce ne è per nessuno», alludendo chiaramente scrivono i militari - alla vittoria ottenuta nell'aver fatto approvare l'emendamento, avendo avuto la meglio sui Franza, che pure si erano rivolti a un personaggio importante come l'ex ministro Maurizio Lupi.
Per sdebitarsi l'armatore avrebbe regalato alla politica siciliana, che ieri sera si è dimessa, un Rolex da 5 mila euro. Nelle conversazioni intercettate Morace dà disposizione a una sua collaboratrice di far comprare due orologi, uno per la Vicari, l'altro per uno dello staff della senatrice. «Zio Nunzio ci ho pensato ce lo voglio fare il regalo, quei due regali a questi due personaggi», dice. «L'armatore - scrive il gip - invitava a mandare una dipendente della Liberty Lines (compagnia marittima ndr) con funzioni di segretaria ad effettuare l'acquisto e dava indicazione di comprare uno orologio da donna ed uno da uomo entrambi in acciaio. La donna avrebbe dovuto scegliere i modelli più economici e con il massimo dello sconto».
Da una conversazione del 24 dicembre scorso, sempre intercettata, arriva ai carabinieri il riscontro che il regalo è stato ricevuto. Vicari ringrazia Morace del pensiero. «Sei stato davvero un tesoro», gli dice. «A ben vedere infatti conclude il giudice - appare innegabile che la senatrice abbia rivestito un ruolo assolutamente determinante nel percorso di approvazione dell'emendamento secondo una formulazione del tutto rispondente ai desiderata di Morace. E così risolvendo a favore di questultimo una istruttoria legislativa che a livello quanto meno lobbistico vedeva contrapposti i principali armatori italiani e nell'ambito della quale si sarebbe dovuto tenere conto anzi tutto dell'interesse finanziario dello Stato.
IL RICORSO E sono sempre le intercettazioni a svelare il tentativo dell'armatore di condizionare, attraverso il deputato trapanese all'Ars Girolamo Fazio, le sorti di un ricorso contro l'annullamento di una gara da lui vinta, pendente davanti al Consiglio di Giustizia Amministrativa siciliano. Fazio contattta l'ex presidente del collegio ora in pensione, il giudice Raffaele De Lipsis che si rivolge espressamente al suo successore, chiedendogli di intervenire. «Niente, va bene io ti raccomando l'altra cosa perché io ci tengo molto, io viaggio spesso con la Ustica Lines. Sono diventato amico di qualcuno là che mi segnalava sta cosa. Io tengo la casa a Erice come sai», dice De Lipsis al collega. Che si limita a risposte generiche.