Lo spunto è un post su Facebook di Matteo Renzi di mercoledì mattina sulle intercettazioni. Pubblicato dopo l’intervista alla nonna Annamaria e alle indiscrezioni sulle urla della mamma. Una giornataccia, per l’ex premier.
Rimedia ventisettemila like e 2413 condivisioni. Niente di cui meravigliarsi: Renzi ha un sacco di followers e dopo l’intercettazione col papà Tiziano e l’intervista alla nonna Annamaria che dice al Corriere che il figlio Tiziano, “non l’ha mai dette le bugie. Nemmeno da bambino”,
lui, Matteo, su Facebook sbotta. Solo che in questo caso c’è una novità: molti dei like sono dei fedelissimi del governatore abruzzese Luciano D’Alfonso che ha dato l’ordine di scuderia alle truppe di likare il post di Matteo. Non solo perchè l’argomento è di grandissima attualità anche dalle parti sue (e nostre), ma soprattutto perchè lì sotto il post, il primo commento è proprio il suo. Quindi condividere, condividere condividere. E tutti, come un sol uomo, likano e condividono. Staffisti e dirigenti. L’Abruzzo c’è, è il segnale che manda D’Alfonso a Matteo: se non son voti (come al referendum, quando l’Abruzzo fece una figuraccia), almeno sono like. E in tempi di social, vuoi mettere.
E allora: alle 11.05 di mercoledì, il segretario del Pd scrive:
“Ricapitolando.
1. Le intercettazioni sono illegittime.
2. Vengono pubblicate violando la legge.
3. Emerge un quadro in cui un figlio dice al padre “Devi dire la verità”. E il padre risponde dicendo “Quella che ti sto dicendo è la verità, devi credermi.”
A fronte di questo qual è il pezzo forte oggi sullo scandalo Consip? Un’intervista a mia nonna Anna Maria, meravigliosa donna buona e generosa di 87 anni, cui viene spiegato che suo figlio e suo nipote hanno litigato. Io sono molto fiero delle mie nonne, due tra le persone più belle che ho incontrato nella mia vita. Ma posso fare un appello per lasciare in pace almeno loro? Almeno le nonne, dai.
Buona giornata a tutti, amici.
C’è un sole splendido, oggi, godetevelo se potete!”
Poco dopo, ecco il commento di D’Alfonso.
“Matteo – scrive il presidente abruzzese- serve una legge all’altezza delle situazioni che in tanti territori si stanno determinando: dossier “giudiziarietti” costruiti appositamente e soprattutto messi in cammino come dei “cruise”! Ci sono in giro progettisti di dossier carichi di veleno e poi, con i processi e le sentenze di assoluzione, generatori di sofferenza irreparabile, inutile e ingiusta. Metti in cantiere una legge capace di evitare in partenza il safari giudiziario che ha distrutto storie di vita personale, famigliare, senza ragione alcuna. Serve una legge figlia della riflessione sedimentata, collocata a distanza dall’emotivita’ . Mettici dedizione, tu personalmente. Chiama a raccolta competenze e bravure. Le attivita’ “giudiziariette” stanno debilitando le migliori volonta’ dei territori italiani. Il diritto deve portare con se’ la cultura del limite invalicabile, la consapevolezza del senso del limite!”
Questo il post del governatore. Che però resta inascoltato. Renzi o chi per lui non lo gratifica manco di un like e poi siccome più sotto il dibattito si sviluppa sul fatto che lui, durante la telefonata col padre, sapeva benissimo di essere intercettato (accusa alla quale tra l’altro si premura di rispondere che no, non lo sapeva perchè il suo telefono non era intercettato, fingendo di ignorare che per essere ascoltati basta che sotto controllo sia uno dei due, e quello del padre lo era e lo sapevano pure i sassi), il commento finisce praticamente nel cestino dell’indifferenza.
Ma a parte questo non si capisce che tipo di legge invochi D’Alfonso: il silenziatore per le interettazioni? Non proprio, visto che parla di dossier “giudiziarietti”. Forse una legge sull’immunità dei politici, o forse la cancellazione del potere giudiziario. Insomma non è chiaro. Oppure, più facilmente, il silenziatore per la stampa che le notizie le diffonde. Sicuramente quel commento tradisce il logoramento da inchieste che subisce il presidentissimo. Da un po’ di tempo meno attivo sui social e con agende meno fitte del solito.
ps: La frase conclusiva: “Il diritto deve portare con sé la cultura del limite invalicabile, la consapevolezza del senso del limite”, la dice lunga sulla considerazione che il governatore ha dei magistrati. E sulla giustizia, che forse, secondo lui, non può essere uguale per tutti.