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Data: 21/05/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Delrio e il caso Rolex «Ma quale favore, legge voluta da tutti». Nemmeno i re degli aliscafi ci credevano: «Iva al 5% impossibile, puntiamo al 10%»

ROMA Dopo il caso Consip che ha tirato in ballo Luca Lotti e dopo il colpo di coda di Banca Etruria che ha messo in difficoltà Maria Elena Boschi, Paolo Gentiloni vuole chiudere quanto prima la vicenda del Rolex regalato alla sottosegretaria alle Infrastrutture e Trasporti Simona Vicari per presunti favori alla Liberty Lines dell'armatore siciliano Ettore Morace.
Nelle intercettazioni la sottosegretaria e senatrice di Ap ringrazia Morace (ora agli arresti) per il regalo e si vanta di essere stata lei l'artefice dello sconto dell'Iva al 5%. Una verità che ha già provocato venerdì la dura reazione del governo: chieste e ottenute le dimissioni della Vicari. Ed è stato smentito «categoricamente» che l'emendamento alla legge di stabilità 2017 possa essere stato approvato per fare un favore alla Liberty Lines. Una linea ribadita dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio: «Il provvedimento, nato e cresciuto all'interno del ministero, è stato vagliato al microscopio dal ministero dell'Economia e condiviso da palazzo Chigi». Della serie: la Vicari ha millantato con Morace, come dimostrano le intercettazioni, di essere stata determinante ma non è vero. Commento di Delrio con i suoi: «Se poi la sottosegretaria si è venduta l'emendamento come se fosse stato approvato per fare un favore a qualcuno, questo lo deve spiegare lei. Problema suo. E' ciò che dovrà essere chiarito» dai magistrati.

IL «PIANO STRATEGICO» La realtà, secondo il governo, è molto diversa da quella raccontata dalla Vicari. Spiega ancora Delrio: «L'obiettivo del provvedimento sull'Iva era ed è quello di sviluppare il settore del trasporto marittimo con la finalità di sostenere e far crescere le autostrade del mare, insieme ad altri canali alternativi di mobilità come ferrovie e metropolitane». Insomma, un vero e proprio piano strategico. «Ed è incomprensibile che qualcuno se lo sia intestato, visto che è stato un atto dell'intero esecutivo».

I VELENI La Vicari, con un'intervista al Corsera, dopo le dimissioni è riuscita comunque a spargere qualche veleno. La frase incriminata: «Ci sono ministri che hanno preso non uno, ma tre Rolex e sono ancora in carica». Nel suo partito dicono: «E' un tipo peperino ed è siciliana, una con un carattere difficile. Per questo ha detto quella frase». Ma è evidente che più di un collega si è risentito. Anche perché l'unica storia che collega un componente del governo a un orologio di valore risale a un'indiscrezione di Dagospia secondo la quale il ministro della Difesa Roberta Pinotti avrebbe ricevuto in regalo, nel maggio del 2016, un Rolex dopo la firma di una commessa tra Riad e Finmeccanica per la fornitura di 28 caccia Eurofighter. Notizia seccamente smentita dall'interessata e senza alcun seguito né politico, né giudiziario.
Non innesca alcun imbarazzo, invece, la questione legata alla richiesta della Procura di Palermo di poter utilizzare le intercettazioni dei colloqui tra la sottosegretaria Vicari e l'armatore Morace. La linea è già decisa: il Pd voterà sì, Ap valuterà. «Tutto dipende dalla natura dei colloqui. Se non hanno alcuna attinenza con l'attività parlamentare il nostro via libera è scontato», spiegano al Nazareno.


Nemmeno i re degli aliscafi ci credevano: «Iva al 5% impossibile, puntiamo al 10%»


ROMA Per Vincenzo Franza, armatore e socio di Ettore Morace nella Società di navigazione siciliana, era impossibile che l'Iva sul trasporto marittimo venisse fissata al 5%, troppo danno per l'erario. Meglio dunque puntare sul 10%. L'inchiesta della procura di Palermo, che ha portato all'iscrizione sul registro degli indagati per corruzione del Sottosegretario ai Trasporti Simona Vicari (dimissionaria da venerdì) e del presidente della Regione, Rosario Crocetta, svela i retroscena dell'emendamento nel mirino. Intanto, sarà il Senato a stabilire se le intercettazioni, che hanno registrato la voce della Vicari e i ringraziamenti all'imprenditore per un Rolex da 5.800 euro, possano essere utilizzate.

L'EMENDAMENTO È il luglio del 2016 quando Salvatore Lauro, armatore napoletano, parla con Morace delle modifiche di legge che potrebbero favorire il settore del trasporto marittimo. «Senti, per l'Iva niente, ancora niente». Morace assicura che la modifica alla legge passerà in novembre. Il 18 ottobre è ancora Lauro a chiamare Morace, sostenendo che Confitarma, la confederazione italiana armatori, stia mettendo i bastoni tra le ruote. Ancora una volta, Morace lo rassicura. Qualcuno tra gli imprenditori navali teme però che una diminuzione così pesante non possa passare e così si decide per una mediazione. Il 15 novembre 2016, quindi, Morace contatta Rino Famiani, dirigente della Caronte&tourist, chiedendo se stiano facendo pressioni per far passare l'Iva al 10 anziché al 5 per cento. Famiani risponde che «secondo i loro canali quello è l'unico modo per far approvare l'emendamento», poiché con il 5 non ci sarebbe stata copertura finanziaria: con la riduzione al 5 ci sarebbe stato un danno per l'erario di 7,3 milioni. In quel modo, a suo dire, la norma non aveva speranze di essere approvata, poiché vi era il veto del ministero del Tesoro.
«Invece, il 20 novembre 2016 - si legge nell'ordinanza - in modo del tutto inatteso per quello che era dato conoscere dalle intercettazioni, la senatrice Simona Vicari chiamava Ettore Morace riferendogli con tono assolutamente soddisfatto che l'emendamento era stato approvato in commissione bilancio con l'Iva al 5 per cento». Il punto è che il governo aveva comunque deciso, per le motivazioni promozionali che il ministro Delrio va spiegando in questi giorni, di fissarla al 5%.
Ieri i carabinieri di Palermo e Trapani hanno eseguito nuove perquisizioni, mentre gli inquirenti continuano a lavorare sui contributi elargiti dagli imprenditori a Crocetta, per finanziare il suo movimento. È il filone dell'indagine ancora coperto da «omissis».

LE INTERCETTAZIONI Sarà il Senato a stabilire se le conversazioni captate dai militari siano utilizzabili. In caso di intercettazioni «indirette», che riguardino un parlamentare «ascoltato» mentre parla con soggetti intercettati, il pm deve infatti sollecitare il gip a chiedere l'autorizzazione all'uso delle conversazioni alla Camera di appartenenza. Se il sì del Parlamento non dovesse arrivare, i file saranno distrutti.

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