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Data: 22/05/2017
Testata giornalistica: Mapero'
Gerardis, gli amici se ne vanno. Alessandrini che sprint di Lilli Mandara

Guido Dezio, il primo della lista. Oppure Vincenzo Rivera, da poco diventato direttore della Presidenza e dei Rapporti con l’Europa. Oppure Fabrizio Bernardini. O ancora Paola Di Salvatore, l’Autorità di gestione del programma Ipa Adriatic per la cooperazione transfrontaliera. Eccoli qua i nomi dei candidati alla successione di Cristina Gerardis, la direttrice generale della Regione Abruzzo che si è dimessa lasciando di sasso il presidente Luciano D’Alfonso. E non certo per il dispiacere.

Dezio è un fedelissimo, da sempre il braccio destro del governatore. Il più quotato. Anche se sarà difficile giustificare questa scelta dopo che, nella selezione del direttore generale dell’Ersi, gli è stato preferito l’architetto Tommaso Di Biase. Ammesso che ci si ponga il problema. Rivera è l’astro nascente, e sta molto a cuore ad amici carissimi di D’Alfonso. Bernardini un altro fedelissimo, da tempo in attesa di una gratificazione e di una sistemazione più importante. Anche l’ipotesi Di Salvatore ha un suo perché: il presidente potrebbe così ricucire con la dirigente un rapporto che si è deteriorato ed è diventato freddissimo dopo la bocciatura alla selezione vinta da Rivera. Deciderà nei prossimi giorni, D’Alfonso.

Intanto sono pronte le richieste di mobilità dei dieci funzionari della direzione generale, che non ne vogliono sapere di restare a lavorare con un altro direttore. Pronta è anche la lettera di dimissioni da vicario Tommaso Di Rino, scelto come vice dalla Gerardis all’inizio del suo incarico. Decisioni che rischiano di creare un grandissimo problema all’interno della Regione dove i rapporti con la struttura politica non sono molto facili. La Gerardis già domani sarà al lavoro a Roma col ministro Martina.

Sorrisi di circostanza e belle parole. Ma in realtà i rapporti tra D’Alfonso e la direttrice non sono così come vogliono fare apparire. Ha aspettato otto giorni, Luciano D’Alfonso. E poi ha tentato di nascondere la notizia, in tutti i modi: la nota dell’addio del direttore generale l’ha pubblicata a metà giornata sul profilo Facebook e subito oscurata con altri tre post. Nessun comunicato dall’ufficio stampa, che però negli stessi minuti continuava ad inviare notizie degli appuntamenti del giorno dopo.
Una ferita, uno strappo che pesa, soprattutto nel bel mezzo di una tempesta giudiziaria che non si sa che sviluppi potrà avere.
La direttrice diventa Capo dell’ufficio Legislativo del ministro Martina, certo un’occasione alla quale è difficile dire di no. Ma nella scelta ha pesato sicuramente il malessere e le umiliazioni subite negli ultimi tempi.

Sulla bacheca della Gerardis, tantissimi i messaggi di saluto dei politici, oltre che dei direttori e dipendenti regionali. Quello di Paolo Gatti:

“Mi dispiace sinceramente poiché ci lascia un volto umano, gentile e rispettoso degli altri. Un professionista preparato e orientato alla risoluzione dei problemi. Però confido che possa essere una parentesi e che presto si interrompa la fuga dall’Abruzzo e dalla Giunta in particolare, e inizi una fase nuova, di rinnovato appeal e di ritorno dei migliori. Per adesso in bocca al lupo e a presto, Cristina!”

E quello di Donato Di Matteo:

“Cara Cristina, io difficilmente faccio apprezzamenti pubblici,in questa occasione mi sento di scriverti delle cose che provengono dal mio cuore Ho appreso solo adesso della opportunità di crescita che hai giustamente colto e sono felice perché lo meriti. In questi tre anni difficili per me ogni volta che ti ho cercata sei stata sempre disponibile e risolutiva . grazie per questo. La tua assenza si farà sentire, l’Abruzzo perde un punto di riferimento di legalità e competenza spero che tu possa tornare a servire la nostra regione in un futuro non troppo lontano. Un caloroso abbraccio e in bocca al lupo conserva sempre il tuo bel sorriso”.

ps: l’ultima della lista. Prima di lei Giovanni Savini, che se ne era andato dopo liti furibonde col governatore. Ora la lista è chiusa. Non c’è rimasto più nessuno. E ci sarà un perchè.


Alessandrini che sprint·

Povero assessore alla Sanità: non c’è posto per lui. Al taglio del nastro della nuova sede erogativa distrettuale di Cepagatti per l’assistenza territoriale di base, non c’era spazio per tutti. E così, per la foto con sorriso, lo spallone del governatore Luciano D’Alfonso ha stretto nell’angolo Silvio Paolucci, che è venuto immortalato un po’ sguincio. Mentre sindachessa e D’Alfonso tagliano, anche il manager Armando Mancini è costretto ad applaudire, ed elegantemente lascia le forbici a D’Alfonso e alla sindachessa.

E alla fine, ha corso anche il sindaco Marco Alessandrini al raduno dei bersaglieri: senza cappello ma sempre corsa è: al suo fianco, un passo indietro, il neo vice sindaco Antonio Blasioli, reduce da una forte cura dimagrante. Entrambi usano la stessa dietologa, e solo grazie a lei hanno potuto affrontare la corsetta di piazza Salotto. Sennò sai che figura.

Ieri, domenica, è venuto in Abruzzo, apposta per inaugurare la messa sicurezza del Comune di Arielli, il ministro Claudio De Vincenti. Poi naturalmente ci ha abbinato altri giri: Ortona, Avezzano, insomma un po’ di pubbliche relazioni che di questi tempi non guastano. In piazza ad Arielli un gruppo di curiosi. Non molto folto per la verità. Per la messa in sicurezza del palazzo municipale, sia pure di un paese importante come Arielli (che ha dato i natali al fedelissimo di D’Alfonso, Camillo D’Alessandro), è davvero rara la visita di un ministro. Per una scuola, dove vanno i bambini, ci aspettiamo la visita del premier in persona.

C’è un manifesto elettorale che fa molto parlare, all’Aquila: ed è quello che ritrae Giorgio De Matteis e Carla Mannetti, che si candidano in Consiglio comunale con Biondi sindaco. I due politici si stringono le mani (anche se sembra più la presa sa braccio di ferro) e lo slogan recita: “Professionalità al quadrato”, che sarebbero quelle di un medico e di una ex dirigente regionale dei Trasporti.

ps: Certo, simpatia al quadrato sarebbe stato più difficile da sostenere.

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