ROMA La riforma Madia apre allo smartworking e punta a dirottare almeno il 10% degli statali verso forme di «lavoro a distanza». Lo ha annunciato ieri il ministro della Pa specificando che la direttiva sul lavoro agile sarà presentata dopodomani in Conferenza unificata. «Si tratta di uno strumento importante di conciliazione tra vita e lavoro ma anche di una innovazione potente che mette al centro la tecnologia», ha detto Madia che ha parlato di «grande scommessa per cambiare la pubblica amministrazione nell'ottica della qualità del servizio reso al cittadino in quanto conta il risultato, non le ore di lavoro». Il ministro ha chiarito che la sperimentazione di formule spazio-temporali flessibili sarà assolutamente facoltativa e che «non ci saranno penalizzazioni nell'avanzamento di carriera e nella professione».
GLI OBIETTIVI Ma in cosa consiste lo smartworking? Nelle direttiva ad hoc viene indicato l'obiettivo di cambiare l'organizzazione del pubblico impiego non solo contrastando gli assenteisti, ma anche attraverso nuove formule che abbattano le barriere casa-ufficio. In questo schema si cercherà di promuovere una spinta al telelavoro, ad un part-time più semplice e ad un sistema che porti a stringere accordi tra amministrazioni e asili nido e tra enti per campi estivi (servizi aperti durante i periodi di chiusura delle scuole) dedicati ai figli dei dipendenti. L'obiettivo da centrare, infatti, non è quello di tenere inchiodati gli statali alla scrivania, ma di raggiungere target di servizi pubblici funzionanti e di qualità. D'altra parte l'immagine dell'impiegato pubblico, nonostante l'era digitale, non è cambiata molto negli anni, anzi possiamo dire nei decenni.
Secondo gli ultimi dati del Conto annuale della Ragioneria dello Stato, la quota di statali in telelavoro è quasi pari a zero. Basti pensare che lo schema flessibile più tradizionale, il part time, è al 5,6%. Non solo: la capacità di organizzare l'ufficio tenendo conto delle necessità di chi è genitore dovrebbe rientrare nei canoni di valutazione del team. Senza perdere d'occhio l'efficacia e l'efficienza del servizio, tanto che l'impatto dello smartworking sarà soggetto a un monitoraggio specifico. «Non è stato facile scrivere questa direttiva, ci sono complessità giuridiche e servono gradualità e sperimentazione» ha avvertito Madia. Ma il governo progetta di far partire la riforma entro il 2018.
Intanto il sottosegretario alla Pa, Angelo Rughetti, ha ribadito che la riforma del pubblico impiego apre a un cambiamento radicale del sistema di reclutamento, per cui «le assunzioni non saranno più vincolate ai pensionamenti, come avviene in base alla regola del turnover». L'unico parametro, ha ricordato l'esponente del governo, «diventa la spesa per il personale che deve potere essere sostenibile».