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Data: 23/05/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ok della Ue alla manovra L'altolà di Padoan: «No a tasse sulla prima casa»

BRUXELLES Niente procedure d'infrazione europee: né per la regola del debito né per gli squilibri macro-economici eccessivi. La manovrina è ok, la partita dei conti pubblici, per la manovra 2018 è rimandata all'autunno con una novità: per la prima volta la Commissione europea non indica precisamente l'ammontare dell'impegno necessario a garantire un aggiustamento del deficit in linea con le regole Ue e preannuncia una valutazione all'insegna della flessibilità. Nelle raccomandazioni all'Italia, Bruxelles si limita a dire che lo sforzo di bilancio per il 2018 deve essere «sostanzioso». Quanto sostanzioso, lo si vedrà dopo. Dunque, lo scarto teorico rispetto agli impegni delineati nel Def di 0,9% del pil (poco più di 15 miliardi) per rispettare completamente il patto di stabilità non dovrà essere colmato tutto. Il negoziato con l'Italia sarà lungo e complicato, con i tira e molla cui siamo abituati da sempre, ma dovrebbe essere inferiore anche allo 0,6% in termini strutturali. Ma nelle raccomandazioni la Ue ci invita, ancora una volta a reintrodurre la tassa sulla prima casa abolita nel 2015.
I NUMERILa decisione comunitaria, sulla quale i ministri si pronunceranno a giugno, è importante e consolida la linea della flessibilità con il contagocce ma a oltranza voluta dal presidente Juncker, nonostante i mal di pancia tedeschi e anche dei molti rigoristi interni alla Commissione. Il commissario agli affari economici Pierre Moscovici l'ha spiegata così: «Per il 2018 la valutazione sugli sforzi di bilancio necessari in Italia terrà conto di diversi fattori: la necessità di mantenere finanze sostenibili, assicurare un consolidamento del bilancio accettabile, contesto molto particolare della ripresa con un problema di domanda, un'inflazione molto bassa». Questi i motivi per cui la valutazione dipenderà «dalla situazione del ciclo economico dell'Italia, abbiamo un margine di valutazione e per questo oggi non menzioniamo cifre». Il Tesoro è soddisfatto: «La Commissione promuove l'Italia e riconosce l'obiettivo della crescita per creare occupazione».
Sintetizza Moscovici: «Pacta sunt servanda», i patti vanno rispettati. Però con flessibilità. Insomma, il debito dovrà scendere (è previsto solo stabilizzarsi), il deficit strutturale andrà corretto, ma si punta a una fiscal stance che contribuisca sia al rafforzamento della ripresa in corso sia ad assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche. La fiscal stance è l'orientamento della politica di bilancio. L'indicazione di policy è importante se si tiene conto che per la Commissione «a misure invariate c'è un rischio di deviazione significativa dai requisiti (del patto di stabilità) nel 2018 e l'Italia in prima battuta non è attesa rispettare la regola del debito nel 2017 e nel 2018». Resta il classico avvertimento che l'Italia «deve essere pronta a prendere ulteriori misure per assicurare il rispetto delle regole nel 2017 e nel 2018». Pesa naturalmente l'incertezza politica su chi governerà dopo le elezioni e non a caso Moscovici ha ribadito che l'Italia deve restare «al centro dell'Eurozona».
Bruxelles, come detto, raccomanda anche un'altra cosa: va spostata la tassazione dal lavoro a consumi e proprietà. Ecco la richiesta esplicita: «Reintrodurre la tassa sulla prima casa per le famiglie ad alto reddito». Subito è partito lo stop del ministro dell'economia Pier Carlo Padoan: «Le riforme fiscali vanno viste nel loro insieme, direi che cambiare idea su una tassa che è stata appena cambiata da pochi mesi non è una buona idea». Immediate reazioni dall'Italia: maggioranza contraria, centrodestra pure, consensi a sinistra del Pd. Per il governo non è una questione né aperta né da aprire: non si sbaracca una decisione su una tassa del genere dall'oggi al domani e comunque non si ha alcuna intenzione di sbaraccarla. Le altre raccomandazioni riguardano giustizia civile, anti-corruzione, riforma dello Stato, accordi collettivi che tengano conto delle «condizioni locali» delle imprese. E poi il settore bancario su cui grava molta incertezza: Bruxelles chiede di accelerare la riduzione delle sofferenze e di creare incentivi per pulire i bilanci e ristrutturare in particolare nel segmento delle banche piccole e medie, «più vulnerabili delle grandi» e sulle quali «la direzione della vigilanza sulle sofferenze a livello nazionale resta arretrata».

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