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Pescara, 24/11/2024
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23/05/2017
Il Centro
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Allarme acqua - «Non c'è analisi dei rischi». L'ordine degli ingegneri chiede l'accesso agli atti a Ruzzo, Asl, Arta e Regione |
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TERAMO L'ordine degli ingegneri di Teramo interviene sulla questione sicurezza dell'acquifero del Gran Sasso e chiede agli enti coinvolti l'accesso alle informazioni ambientali, ma soprattutto un approccio diverso che parta dall'analisi della valutazione dei rischi, un'analisi che al momento manca. L'ordine inoltre si schiera al fianco di Maria Maddalena Marconi, la dirigente del Sian (il Servizio igiene alimenti e nutrizione della Asl) finita sotto accusa per aver e emanato l'ordinanza per la non potabilità dell'acqua. Il suo provvedimento non era stato condiviso con i vertici Asl e giudicato affrettato. «In realtà va ringraziata», afferma il presidente dell'ordine Alfonso Marcozzi, «ha fatto il suo dovere, ha rilevato il problema e ha seguito il protocollo sulla massima precauzione che ogni ente dovrebbe attivare in queste situazioni». Marcozzi entra quindi nel merito dell'ordine: «Finora abbiamo ragionato al contrario, è come se si fosse partiti dai piedi invece che dalla testa. Il problema invece è a monte. Per questo motivo venerdì scorso abbiamo inviato una richiesta di accesso agli atti a Ruzzo reti, Asl, Arta e Regione Abruzzo. Nella lettera chiediamo di rendere pubblici i documenti tecnici che spiegano come avvengono i processi di captazione dell'acqua e quali sono i modelli di controllo. Da lì si può partire per effettuare poi l'analisi del piano dei rischi che dà le linee guida per i monitoraggi e che ci permette di ridurre i problemi, perché le criticità -bisogna ribadirlo- non sono mai eliminabili del tutto. Tra l'altro questo piano è previsto dall'Istituto superiore di sanità, in conformità con quanto raccomandato dall'Organizzazione mondiale della sanità. Dopo i controlli, l'ultima fase sarà quello di capire come i diversi soggetti interessati si coordinano nel momento del rischio. E, su questo punto, nell'incontro promosso sabato dall'Osservatorio indipendente è emerso che nei giorni scorsi tra gli enti c'è stata superficialità». Il presidente dell'ordine degli ingegneri aggiunge che bisognerebbe evitare le sovrapposizioni di controllo e che a farsi carico del piano dei rischi dovrebbe essere la Ruzzo reti, come attuatore del servizio «e visto che incassa i soldi"» Marcozzi ricorda che già nel 2001 l'ordine presentò la stessa richiesta: «Allora ci fu la prima sentenza nazionale del Consiglio di Stato che ci diede ragione e che ci permise di accedere agli atti su informazioni di carattere ambientale. Anche in quell'occasione emersero delle criticità sul sistema Gran Sasso che non sappiamo se siano state risolte. Scoprimmo in particolar modo che le acque prelevate dalle calotte delle autostrade venivano convogliate in tubi di cemento amianto. Successivamente sono stati fatti dei lavori e le acque sarebbero state intubate in condotte d'acciaio, ma non abbiamo avuto modo di verificare. Oggi, a distanza di sedici anni, il problema si ripropone, e torniamo a chiedere informazioni. Quindi ci chiediamo il sistema è conosciuto nel suo complesso?» Emanuela Michini©RIPRODUZIONE RISERVATA
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