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Data: 24/05/2017
Testata giornalistica: Mapero'
Anche il governo boccia l’Abruzzo di Lilli Mandara

Tutto a posto manco per sogno: anche il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali Enrico Costa, ha impugnato il Rendiconto generale del 2013. E l’ha fatto alla luce della stessa sentenza della Consulta che aveva dichiarato incostituzionali alcuni articoli della Legge finanziaria della Regione Abruzzo dieci giorni fa. Una doppia bocciatura. Illegittimo il rendiconto secondo la Corte Costituzionale, illegittimo per il Consiglio dei ministri. Una grana: ora c’è l’obbligo per la giunta guidata da Luciano D’Alfonso, di “rideterminare il bilancio di esercizio 2013 in modo da accertare il risultato di amministrazione secondo canoni costituzionalmente corretti”.

A questo punto le prospettive per la Regione sono pesantissime perchè il rendiconto 2013, relativo alla gestione Chiodi, compromette definitivamente anche quelli successivi. E i revisori dei conti, nel parere allegato alla proposta di bilancio preventivo 2017-2019 avevano indicato un termine perentorio per l’approvazione del rendiconto 2015: il prossimo 30 giugno, praticamente tra un mese. Quasi matematicamente impossibile.
Tutto sbagliato, tutto da rifare. Lo strumento finanziario è da buttare nel cestino perchè “gravemente lesivo del principio dell’equilibrio di bilancio”. Di fatto è un bluff: la Regione prevede un avanzo per il 2013 pari a 1.184.286.519,66 mentre il risultato di amministrazione accertato dalla Corte dei Conti presenta un saldo negativo di 538.201.471,80.

In particolare molte voci, dalle borse di studio a favore degli studenti universitari ai contributi regionali all’Associazione regionale allevatori d’Abruzzo, passando per il ripiano delle perdite del Consorzio Mario Negri Sud, e del Centro di formazione regionale Ciapi, erano state effettuate, a pochi mesi dalle elezioni regionali, con avanzi di bilancio per un importo di 61 milioni, che sono, però solo “presunti”, cioè non accertati con un precedente rendiconto, visto che appunto è stato fatto solo a fine 2016 dalla nuova amministrazione.

Duro anche il giudizio del Consiglio dei ministri: “La ricognizione annuale dei residui attivi e passivi è operazione propedeutica a qualsiasi rendiconto, in quanto consente di individuare formalmente i crediti di dubbia e difficile esazione, i crediti inesigibili e insussistenti, per l’avvenuta legale estinzione o per indebito o erroneo accertamento del credito, i debiti prescritti, le somme da portare in economia e, in ogni caso, tutte le componenti degli esercizi decorsi che influiscono sul risultato di amministrazione”.
“È evidente che, senza una verifica di tal genere – conclude il governo – non si può procedere all’approvazione del rendiconto”, perché non assicura chiarezza e stabilità “ai conti regionali, peggiorando la situazione dell’ente territoriale, anche per l’assenza di punti di riferimento sicuri quali la continuità con le risultanze degli esercizi pregressi e l’esatta contabilizzazione dei crediti e dei debiti allo stato esistenti”.

ps: chissà adesso di chi sarà la colpa.

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