L'AQUILA«Tanta attenzione da campagna elettorale, nessun fatto e dipendenti umiliati e non retribuiti ormai da due mesi». Questo lo "stato dell'arte" al Centro turistico del Gran Sasso, secondo i sindacati, che parlano di una «morte ingloriosa» dell'azienda, che allontanerebbe qualsiasi ipotesi di rilancio della montagna aquilana.«Tutte le forze politiche», affermano Filt-Cgil, Uiltrasporti e Ugl, «hanno ricette più o meno credibili per il futuro del Gran Sasso, ma nessuno uno straccio di soluzione che impedisca l'abbandono presente. Non si comprende come si possa ipotizzare una qualche possibilità di rilancio, umiliando chi del proprio lavoro vive e si adopera quotidianamente affinché altri possano esercitarsi in complesse elaborazioni teoriche. Nessuno si preoccupa del fatto che tante famiglie vivono difficoltà dovute a carenze altrui».I 50 lavoratori del Ctgs, tra fissi e stagionali, non prendono lo stipendio da due mesi. «Carenze di programmazione», aggiungono i sindacati, «di gestione ordinata del personale, di certezza delle risorse, insomma di una ordinaria gestione aziendale. Decisioni assunte che poi vengono riviste e cambiate a ridosso della prossima stagione estiva, che con le premesse attuali non può che riservare l'ennesima occasione mancata. Nel frattempo il presente ci consegna strutture ricettive chiuse, funivia chiusa, dipendenti senza retribuzione, gli stessi che dovrebbero oggi iniziare le operazioni di manutenzione per iniziare ad accogliere i tanto attesi turisti. Questo il grado di programmazione, questo, al di là degli annunci e delle buone intenzioni, quanto sta succedendo nel tempo presente».Per i sindacati le responsabilità sono di proprietà, cioè il Comune, e di amministratori. Sulla vicenda interviene anche Carla Mannetti, candidata di Fdi-An. «Il mancato pagamento delle mensilità arretrate è solo la punta dell'iceberg di una programmazione inesistente, preferendo, il centrosinistra, rincorrere emergenza dopo emergenza, le situazioni di crisi che si sono presentate nell'area del Gran Sasso in questi 10 anni. Il Gran Sasso è il monumento naturalistico più significativo dell'Appennino, che tanto può ridare al territorio in termini di sviluppo. Eppure, Cialente e i suoi sodali, interessati solo a un esercizio del potere fine a se stesso», sottolinea la Mannetti, «hanno mortificato la nostra meravigliosa montagna e le sue particolari potenzialità».