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Data: 25/05/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Tangenti a Giulianova. «Soldi, case e incarichi in cambio di favori». Nelle accuse dei pm spunta anche il caso della lottizzazione Lido delle Palme. «Mastropietro per dare l'ok voleva un appalto da tre milioni per il marito»

GIULIANOVA E' in un'amalgama di soldi, case e incarichi alla società del marito in cambio di lavori e favori che la Procura scolpisce il ruolo di Maria Angela Mastropietro. Perchè è in lei, fino all'anno scorso a capo dell'ufficio lavori pubblici del Comune di Giulianova (dopo l'inchiesta spostata nel settore finanziario), che i pm Andrea De Feis e Luca Sciarretta individuano il dominus del sistema appalti e mazzette a Giulianova che ha portato ad otto arresti. Almeno dal 2013 ipotizzano i magistrati nella ricostruzione diventata colonna portante della corposa ordinanza con cui il gip Domenico Canosa ha accolto le loro richieste mandando in carcere la donna con il marito Stefano Di Filippo e i fratelli imprenditori Andrea e Massimiliano Scarafoni. Ai domiciliari sono finiti il funzionario Asl Carmine Zippilli, l'imprenditore ed ex assessore comunale Nello Di Giacinto, l'amministratore della municipalizzata Filippo Di Giambattista e il collaboraore di De Filippo Sergio Antonilli.IL SISTEMA. Gli affidamenti diretti alle società dei fratelli Andrea e Massimiliano Scarafoni, imprenditori edili di Giulianova , sono molteplici «tutti per importi superiori ai centomila euro» scrivono i magistrati. In cambio «il pagamento, diluito in più soluzioni ed ancora in corso, della somma di 35mila euro a Stefano Di Filippo a titolo di consulenza; il pagamento in nero per svariati mesi a far data dal mese dell'ottobre del 2013 a Sergio Antonilli della somma di mille euro al mese». E non solo. Aggiungono i magistrati: «La gestione e positiva conclusione, da parte dell'area IV diretta dalla Mastropietro, di un procedimento amministrativo relativo a terreni siti in Giulianova appartenenti in parte alle società del gruppo Scarafoni e sui i quali i fratelli volevano realizzare, in collaborazione con il Di Filippo e la Mastropietro, un opificio, una palestra e altre esercizi commerciali; in particolare la dirigente Mastropietro emetteva il parere di regolarità tecnica attestante la validità e la correttezza dell'azione amministrativa». LIDO PALME. E nelle carte dei pm spunta anche il piano di lottizzazione "Lido delle Palme". Scrivono a questo proposito De Feis e Sciarretta: «Segnatamente per la procedura espropriativa da lei intrapresa, nonchè le indicazioni fornite ai progettisti del piano per apportare modifiche progettuali idonee per un verso a rendere più agevole l'approvazione del progetto da parte della competente Soprintendenza, per altro verso a rendere meno efficace il ricorso al Tar presentato contro le suddette deliberazioni della giunta comunale, accettava dai corruttori Ennio Di Saverio, presidente del consorzio Lido delle Palme (che risulta tra i 25 indagati (ndr), promotore del piano di lottizzazione, e Filippo Di Giambattista la promessa dell'affidamento di un appalto del valore di circa tre milioni di euro che sarebbe stato stipulato dal consorzio Lido delle Palme con la società Rima di fatto gestita da Mastropietro e Di Filippo, avente ad oggetto la realizzazione delle opere di urbanizzazione previste nel predetto piano di lottizzazione».CASE IN CAMBIO. Tra i tanti casi citati nell'ordinanza si far riferimento ad uno in particolare. Riguarda la richiesta di un immobile che la Mastropietro avrebbe fatto per sbloccare una pratica, in particolare il progetto di un piano di recupero. Scrivono i magistrati: «Dapprima, tramite il Di Filippo (Stefano, il marito (ndr) richiedeva esplicitamente al proprietario il pagamento di una indeterminata somma di denaro, successivamente, nel corso di un incontro a cui partecipava unitamente al Di Filippo, richiedeva l'intestazione di un appartamento tra quelli ricavabili della nuova costruzione da assentire, minacciando gli stessi di ostacolare la definizione della suddetta pratica se non fosse stata corrisposta loro una delle suddette contropartite». Concludono i magistrati: «Non riuscendo nel suo intento per il rifiuto opposte dalle persone offese». Nell'ordinanza, inoltre, si fa riferimento ad altri episodi in cui la dirigente avrebbe chiesto soldi per sbloccare delle pratiche edilizie.

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