ROMA «Il Governo nel confronto parlamentare sulla legge elettorale non sarà l'attore protagonista, spetta al Parlamento promuovere e trovare intese efficaci». Per palazzo Chigi non è cambiato nulla da dicembre quando Paolo Gentiloni, durante il suo discorso alla Camera per il voto di fiducia, sfilò il suo governo dal dibattito sulla legge elettorale.
REGOLE
Ora che l'intesa sembra più a portata di mano di qualche settimana fa, il presidente del Consiglio non intende diventare interventista né sul sistema di voto né sulla durata della legislatura. In questi mesi a palazzo Chigi è rimasta sempre alta la «consapevolezza - espressa sempre nella stessa occasione - che il nostro sistema parlamentare ha bisogno di regole elettorali certe e pienamente applicabili e ne ha bisogno con urgenza».
Ora che l'urgenza sembra avvertirsi nei partiti non può che essere soddisfatto, ma la valutazione sulla durata del governo palazzo Chigi intende farla con il Quirinale anche dopo l'eventuale approvazione della legge elettorale. Ciò si comprende anche dalla tempestività con la quale ieri palazzo Chigi ha smentito ricostruzioni che volevano il governo pronto ad andare a casa dopo il varo della riforma elettorale. D'altra parte di cose da fare il governo Gentiloni pensa di averne ancora molto. Oggi a palazzo Chigi il presidente del Consiglio firmerà il Dpcm attraverso il quale vengono ripartiti fondi per investimenti infrastrutturali e per le periferie. Una prima tranche da 25 miliardi prevista nella legge di Bilancio di quest'anno.
In settimana il più che probabile voto di fiducia sulla legge che ripristina, solo per alcune particolari categorie, i voucher. Un provvedimento che ha rischiato di mettere in seria difficoltà l'esecutivo. Ieri il ministro Orlando ha negato pericoli per il governo, pur augurandosi «una riflessione». Più netto Mdp che invita Gentiloni a non porre la fiducia. «Beghe di governo», le definisce Matteo Salvini che ovviamente spera possano far saltare l'esecutivo. Gentiloni però va avanti per la sua strada - lavoro, Mezzogiorno, riforma del processo penale, la nuova legge sulla concorrenza - perché non esistono governi a scadenza anche se, come sostiene «la stabilità di un Paese a livello internazionale è sempre importante, ma la stabilità non può rendere prigioniera la democrazia». Ora che anche un appuntamento molto importante per il Paese come il G7, si è concluso con un indubbio successo organizzativo, Gentiloni resta in attesa che tra le forze parlamentari arrivi a conclusione il dialogo sulla legge elettorale per Camera e Senato. Dopo toccherà al governo fare le valutazioni con le forze di maggioranza che lo sostengono e con il Capo dello Stato al quale continua a stare molto a cuore la legge di Bilancio i cui tempi di approvazione rischiano di avvicinarsi troppo all'appuntamento con le urne.
Bene quindi che le forze politiche si parlino e che l'accordo esca dal recinto della maggioranza come sta accadendo da quando Silvio Berlusconi ha aperto all'ipotesi di voto in autunno. In vista di un'ipotesi che con il passare delle settimane si sta facendo sempre più concreta, il governo Gentiloni ha iniziato a prepararsi da tempo concertando con la Commissione Europea anche le quantità della flessibilità sulla quale l'Italia potrà contare il prossimo anno.
ATTESE
D'altra parte della possibilità di voto anticipato in Italia si parla spesso. Nel 2014 c'era chi ipotizzava addirittura l'abbinamento con le elezioni europee, e dopo la sconfitta al referendum di date possibili ne sono state indicate diverse. Gentiloni però non si scompone e tira diritto in attesa che il Parlamento si pronunci. Magari in tempo per mettere mano anche ai collegi elettorali.