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Data: 30/05/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pd-M5S: si allarga l'intesa sul tedesco Lite Alfano-Renzi. Per l'effetto sbarramento più seggi ai grandi partiti

ROMA Ormai non si vede chi possa fermare il lungo convoglio in marcia verso Berlino. Sul sistema cosiddetto tedesco convergono Pd, Forza Italia, M5S, Sinistra italiana, Mdp, Lega, Fratelli d'italia, unica eccezione i centristi di Angelino Alfano, al momento la vittima sacrificale dell'accordone. E' questa la sintesi al termine della giornata di incontri fra la delegazione del Pd guidata dai capigruppo Rosato e Zanda, e dal responsabile in materia, Fiano, con le delegazioni degli altri gruppi.
In parallelo, anche Matteo Renzi ha fatto i suoi incontri di vertice al Nazareno: accompagnato da Guerini, il leader dem ha visto al mattino Nencini, leader dei socialisti alleati di governo; poi incontro con Fratoianni di SI, quindi l'incontro più ostico, quello con Alfano, chiusosi con un nulla di fatto che Renzi in serata conferma parlando proprio dello sbarramento: «Se dobbiamo andare sul modello tedesco che sia tedesco anche nella soglia di sbarramento al 5% (così da limitare il numero dei partitini in Parlamento)».
LE POSIZIONI«Renzi ci ha confermato che la soglia rimane al 5 per cento», ha ammesso uno sconsolato Lupi in serata. Poco dopo, Alfano ha lanciato il penultimatum che sa di crisi: «Le posizioni con il Pd restano molto distanti, sia sulla legge elettorale che sulla durata della legislatura, prenderemo il primo giugno le nostre difficili decisioni». Per oggi è previsto l'incontro con FI (ma non con Berlusconi, che il leader dem ha sentito al telefono), quindi nel tardo pomeriggio la direzione del Pd che dovrà dare il disco verde definitivo all'accordone.

LE BASI Quali le basi di questa intesa larga largissima? Si tratta di una legge elettorale di impostazione, di stampo e di effetti proporzionali, che di tedesco ha soprattutto la soglia di sbarramento al 5 per cento, mentre sul resto sarà per forza di cose italianizzata, visto che da noi non sono previsti i seggi a fisarmonica come in Germania (numeri cangianti di seggi al Bundestag sula base dei risultati dei collegi uninominali), né la sfiducia costruttiva, né la doppia scheda, né altro. Ma tant'è: si va a un proporzionale, si va a un sistema basato sul tot voti tot seggi, senza incentivi o premi o altro in grado di favorire maggioranze e quindi governabilità.

LE POSIZIONI Ci stanno i grillini, incontrati per primi dal Pd nell'aula Berlinguer del gruppo: Fico, Crimi eToninelli hanno consegnato ai dem le loro proposte e varianti (tra queste, un premietto a chi arriva primo, ma non insistono più di tanto), frutto della consultazione web tra gli iscritti (29.005 hanno votato, tra questi 27.473 hanno detto sì al tedesco, 1.532 sono stati i no), confermando il si proceda sulla via di Berlino. Disco verde anche dagli altri, sicché a fine giornata Lorenzo Guerini riassume: «Ci sono le condizioni per un accordo ampio sul modello tedesco, anche la cornice politica dell'accordo appare definita». La cornice politica riguarda anche la data di possibili, se non quasi sicure, elezioni anticipate, da svolgersi il 24 settembre in contemporanea con quelle tedesche, «noi non le vogliamo, ma non le temiamo, e comunque da quando c'è la nuova legge elettorale è chiaro che ogni giorno è buono per andare a votare, dipenderà dal capo dello Stato», ha detto più volte Renzi. «Se il sistema rimane questo e non ci sono trucchi e trucchetti maggioritari, noi lo votiamo, il 5 per cento non ci fa paura», sintetizza Fratoianni a nome di SI dopo l'incontro con Renzi.
Facce scure invece tra i seguaci di Pisapia («serve un centrosinistra largo»,dice), che ha rivolto un appello anti tedesco, dentro il Pd: Cuperlo vede all'orizzonte larghe intese e si predispone al no. «Non è più tempo di furbizie», rimbecca Giachetti rivolto «agli amici veri o presunti del maggioritario».

Per l'effetto sbarramento più seggi ai grandi partiti

ROMA Primo: non è vero che la legge elettorale con sistema tedesco corretto sia proporzionale. Secondo: la nuova legge cambierà a fondo la geografia politica italiana poiché, come vedremo, il Lombardo-Veneto feudo del centro-destra questa volta potrebbe vedere gran parte dei collegi uninominali assegnati al Pd, mentre ampie aree del Sud potrebbero colorarsi del giallo dei pentastellati. Terzo: se davvero Forza Italia e Lega si presenteranno separatamente potrebbe accadere che una grandissima parte dei gruppi parlamentari forzisti saranno composti da deputati nominati, nel senso che saranno eletti quasi esclusivamente nei listini bloccati della quota proporzionale. Queste - e molte altre - sono le sorprese che si ricavano parlando con chi in queste ore si sta occupando dei delicatissimi dettagli intorno ai quali ruota la trattativa sulla legge elettorale e spulciando gli emendamenti presentati nelle scorse ore al testo in discussione alla Camera.

IL NODO CENTRALE Iniziamo dal nodo centrale: il sistema tedesco (sia pure con correzioni importanti perché non c'è il doppio voto né il numero flessibile di deputati) è proporzionale o maggioritario? Per capirlo facciamo parlare i numeri, iniziando, come è giusto, dalla Germania. Ebbene, qui nelle ultime elezioni politiche del 2013 la Cdu-Csu della Cancelliera Merkel prese il 41% dei voti che le assicurarono il 49% dei seggi. L'impennata maggioritaria dei seggi fu davvero notevole: l'8% degli eletti in più sul totale del Bundestag equivale ad un incremento del 20% dei seggi della Merkel. Perché? Merito dei 15% dei voti totali che non furono conteggiati per i seggi poiché andarono a partiti che non superarono la soglia minima del 5%. «Questo sbarramento avrebbe effetti disproporzionali notevolie va mantenuto assolutamente», ammette il professor D'Alimonte, arcinemico del proporzionale. D'Alimonte per Il Sole-24 Ore ha pubblicato una simulazione a freddo (vedi tabella in basso) per la quale grazie allo sbarramento del 5%, con il 29% dei voti proporzionali il Pd si vedrebbe assegnare il 35% dei seggi mentre Forza Italia con il 12,4 attribuitole dagli ultimi sondaggi guadagnerebbe una novantina di onorevoli pari al 14,9% dei posti disponibili a Montecitorio.
«Non ci piove, quella soglia del 5% può terremotare il proporzionale persino più di altri sistemi maggioritari come il Mattarellum e poi nel tedesco tutto si tiene», assicura Dario Parrini, uno dei deputati Pd che da 20 anni si danna sui sistemi elettorali. In parole povere: tanti più voti andranno a piccoli partiti che non raggiungeranno il 5% tanti più seggi andranno ai grandi partiti. Il panorama elettorale italiano è molto più frammentato di quello tedesco e per questo motivo sia fra i renziani che fra i pentastellati si giudica possibile agguantare la maggioranza assoluta dei seggi superando anche di poco la soglia del 40% dei voti.

L'ANIMA E tuttavia l'anima del tedesco resta proporzionale perché la distribuzione dei seggi avviene sulla base di quanti voti prenderà ogni partito a livello nazionale. E questa è la trovata che fa impazzire Silvio Berlusconi, piace ai 5Stelle, entusiasma con qualche linea di febbre in meno i renziani e, udite udite, viene impugnata anche dai bersaniani di Mdp. Perché? Semplice: col proporzionale l'ex Cavaliere può presentarsi da solo dribblando l'egemonia di Salvini; i 5Stelle possono continuare a giocarsela in splendida solitudine; il Pd può incassare la disgregazione del polo di centro destra; i bersaniani possono forse coronare il sogno di egemonizzare l'unica lista che si presenterà a sinistra del Pd, area che con una legge come il Rosatellum - che prevedeva le coalizioni - si sarebbe scheggiata in tre o quattro direzioni.

LOMBARDO-VENETO ADDIO C'è un altro effetto di questo inedito sistema misto che cambierà nel profondo il panorama politico italiano perché il feudolombardo veneto del centro destra si colorerà di rosso. Per capirlo occorre assimilare un dato tecnico sintetizzato nel grafico sulla simulazione della circoscizione Lazio1: ogni circoscrizione ha un numero fisso di eletti che saranno divisi a metà fra collegi uninominali e listini proporzionali. Ma ogni partito prima incasserà gli eletti nei collegi ai quali si aggiungeranno quelli del listino proporzionale bloccato.
Poiché Lega e Forza Italia si presenteranno separatamente vinceranno pochi collegi. Inoltre sia in Lombardia che in Veneto anche i 5Stelle sono debolini (a Milano viaggiano sul 10%). Questo significa che nel lombardo-veneto molti collegi uninominali andranno al Pd se non altro per la debolezza degli avversari ad eccezione di alcune vallate leghiste.
In altre parti d'Italia, come il Mezzogiorno, il meccanismo che assegna i collegi al partito più forte favorirà il M5S che rischia di diventare ancora di più il partito del disagio.
Dovrebbe essere raro invece vedere eletti di Forza Italia nell'uninominale. La gran parte degli eletti di questo partito, secondo gli addetti ai lavori oltre l'80%, sarannodei nominati scelti dai listini bloccati. Un'altra ragione, secondo i maligni, che avrebbe spinto Berlusconi nelle braccia del tedesco corretto all'italiana. Che avrà un ultimo effetto degno di menzione: a differenza del Mattarellum che pure era maggioritario, il tedesco favorisce le liste uniche, non le coalizioni. Tradotto: niente trucchi tipo le desistenze. Il sistema non dà maggioranze sicure (ma neanche il Mattarellum lo faceva) anche perché le Camere paritarie sono due ma almeno spinge per la semplificazione della politica e la riduzione del numero dei partiti.

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