ROMA Matteo Renzi chiama la direzione del Pd a ratificare il patto a tre con Fi e M5S sul sistema tedesco per «chiudere la riforma elettorale entro il 7 luglio». Un'accelerazione che sembra portare verso un anticipo delle elezioni tra settembre e ottobre perché, chiarisce il leader dem, «io non sono impaziente, il voto però non è una minaccia ma democrazia». Ma se il premier Paolo Gentiloni partecipa alla direzione dem per testimoniare fisicamente che seguirà le scelte del suo partito, molti ministri, da Angelino Alfano a Andrea Orlando, sono contrari. Ed il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan non nasconde le sue preoccupazioni sulla manovra da scrivere «sotto ciclo elettorale». Il Pd ha chiuso con Forza Italia il ciclo di incontri a livello di vertici parlamentari per verificare l'intesa sul sistema tedesco. E dopo l'ok con M5S, anche Fi conferma i pilastri della legge: soglia al 5 per cento, nessun premio di governabilità e nomi dei candidati sulla scheda. «La soglia al 5% è un elemento inamovibile del sistema tedesco - chiarisce il leader Pd - e l'altro elemento cardine è che la scheda deve avere i nomi». No ai «veti» dei piccoli partiti, è la linea del Pd e anche di Silvio Berlusconi che smentisce retroscena su una sua contrarietà alla soglia al 5. «Fosse per me la porterei all'8 per cento», rincara il Cavaliere. Porta sbattuta in faccia ad Angelino Alfano per il quale «l'impazienza del Pd di portare l'Italia al voto tre o quattro mesi prima in piena legge di stabilità costerà» miliardi all'Italia. Ma il leader di Ap non si perde d'animo e annuncia il suo progetto di aggregare «una coalizione liberale popolare che supererà la soglia». Per altri motivi e su un altro fronte, c'è il ministro e leader della minoranza Pd Andrea Orlando. «Puntare ad elezioni in autunno rischiando l'esercizio provvisorio di bilancio significherebbe assumersi la responsabilità di un salto nel buio», protestano 31 senatori legati al Guardasigilli. Il dubbio, chiede Orlando in direzione, è «se questo sistema garantirà stabilità». Preoccupato per le difficoltà di approvare la legge di bilancio entro il 31 dicembre in caso di conclusione anticipata della legislatura si dice anche il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. «Sotto ciclo elettorale - sostiene il titolare di via XX Settembre - in Italia ma anche negli altri Paesi, è molto difficile fare dei cambiamenti». In caso di elezioni tra settembre e ottobre si dovrà infatti fare lo slalom tra impegni con Bruxelles, insediamento del nuovo Parlamento e giuramento del governo su una maggioranza che, con il sistema tedesco, potrebbe formarsi dopo le urne in caso di assenza di un vincitore chiaro. Ma il commissario agli affari economici Pierre Moscovici è attento a non entrare in valutazione politiche dei singoli paesi: «Le elezioni non sono mai un problema, siamo preparati a prendere tutte le decisioni per ogni tipo di situazione». Mentre il Colle è attento a non fare valutazioni prima dell'approvazione della riforma elettorale, Gentiloni non ha intenzione di mutare la sua azione di governo finchè sarà chiamato a reggere il paese.«Ribadisco che il governo - sostiene il premier che oggi ha incontrato il primo ministro canadese Justin Trudeau - si augura un'intesa sulla legge elettorale, ma che non abbiamo un ruolo da protagonisti. Confermo che il governo è nella pienezza dei suoi poteri e ha degli impegni che intende mantenere».