Da una parte c'è la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Sara Marcozzi, che lo definisce una «vergogna». Dall'altra il deputato teramano di Alternativa popolare, Paolo Tancredi, che non solo lo difende ma lo rivendica «con orgoglio». Ad innescare la rovente polemica tra i due politici abruzzesi, un emendamento alla manovrina del governo in commissione Bilancio a Montecitorio a firma anche dello stesso Tancredi. Botta... E grazie al quale, dopo che «da qualche anno era in vigore l'incompatibilità tra eletti e incarichi professionali retribuiti nelle pubbliche amministrazioni», accusa la Marcozzi in un post sul suo profilo Facebook, «143mila politici locali di tutta Italia hanno riacquistato di colpo il diritto al "doppio incarico", quello di consigliere per il quale ricevono emolumenti e rimborsi dal proprio ente d'elezione e quello di consulente avvocato, geometra, progettista o ingegnere collaudatore». Con un unico limite: «Non farlo nell'amministrazione in cui occupano la poltrona - sottolinea la consigliera del M5S -. Ma basta andare in quella a fianco e l'incompatibilità, come per magia, non c'è più». Insomma, insiste la Marcozzi, «la scelta di cancellare il divieto per le pubbliche amministrazioni di dare incarichi professionali retribuiti a quanti sono già titolari di cariche elettive in enti locali è una vergogna». Per di più «in danno», conclude la consigliera del M5S, «dei tanti professionisti, soprattutto giovani, che, nell'attuale periodo di crisi, si vedono ridurre le opportunità lavorative e di guadagno in favore dei rappresentati dei partiti».E risposta. Ma Tancredi non ci sta. «La Marcozzi dovrebbe studiare di più: non si tratta di una norma introdotta dal governo Monti nel 2012, ma dell'interpretazione estensiva operata dalla Corte dei Conti di un decreto del 2010 dell'allora ministro Tremonti». Quanto all'emendamento contestato il deputato di Alternativa popolare non arretra di un centimetro: «Sono orgoglioso di averlo sottoscritto e lo rivendico con forza. Perché ha l'obiettivo di assicurare la qualità della classe politica». In che modo? «Come facciamo a dire che se un professionista, un geometra o un avvocato, fa il consigliere comunale gli viene precluso di lavorare con la pubblica amministrazione? - sottolinea Tancredi -. Anche perché, di cosa dovrebbero vivere? A parte gli esigui gettoni di presenza spettanti a un consigliere comunale, dove sono gli emolumenti e i rimborsi di cui parla la Marcozzi? Almeno che non si accetti l'idea che alla fine si candideranno solo i ladri o chi non ha nulla da fare». Insomma, «un emendamento serio e sacrosanto», lo definisce Tancredi.