Di certo finora c'è solo una data: il 6 giugno. E un orario, alquanto insolito per un Consiglio comunale: le 18. Per tutto il resto la confusione regna sovrana a Palazzo di città e il sindaco Maurizio Brucchi continua a prendere tempo e a non comunicare, nemmeno ai diretti interessati, la data della riunione di maggioranza che dovrà precedere il Consiglio comunale. Sicuramente nel fine settimana il primo cittadino avrà un incontro informale con Paolo Gatti e Paolo Tancredi, poi, probabilmente lunedì o addirittura martedì stesso la riunione di maggioranza con l'annuncio della nuova Giunta. E intanto si rincorrono le ipotesi sulla Giunta a sei o sulla possibilità che questa sia a 7: di certo Brucchi non si trova in una posizione facile, perché se dovesse propendere per la prima riprenderebbe in squadra i tre consiglieri dissidenti ma perderebbe l'altra parte della maggioranza che definisce «assolutamente non plausibile» questa ipotesi. Se invece dovesse scegliere di tagliare solo due assessori, dovrebbe rinunciare almeno a due dissidenti su tre: Mimmo Sbraccia e Alfredo Caccioni (la posizione di Vincenzo Falasca è in forse) e non avrebbe i numeri. E c'è chi continua anche a tirare in ballo il consigliere della civica Al centro per Teramo Guido Campana e quello di Fratelli d'Italia Raimondo Micheli, come possibili stampelle per Brucchi: entrambi però smentiscono categoricamente. Micheli, a tal proposito, precisa di aver fatto una scelta tre anni fa e di aver rifiutato incarichi e poltrone. «Non ho alcun interesse in merito alla composizione della Giunta afferma Micheli anche se fosse a sei per me non cambierebbe: resto fuori dalla maggioranza. Il mio problema non è mai stato il numero di assessori ma la mancanza di programmi, di condivisione di idee per la città. Per questo, pur restando fuori, ho votato con favore quando ritenevo che il provvedimento fosse utile per la città, come nel caso dell'accordo di programma con l'Adsu per la casa dello studente che riqualifica l'ex Rettorato di Viale Crucioli». Per molti il sindaco sta giocando su un doppio binario: da un lato cerca di risolvere la crisi della sua maggioranza, dall'altro ha lo sguardo e l'interesse puntato verso Roma, al Parlamento. Ieri nella riunione dei capigruppo Brucchi si è sentito incalzato, non solo dalla minoranza (era presente solo Gianguido D'Alberto, poi raggiunto da Antonio Filipponi) ma anche dagli ex della sua maggioranza: alla fine, raccontano i consiglieri presenti, Brucchi ha avuto uno sfogo, ed è uscito dalla riunione, per poi rientrare. Il sindaco ha deciso che in apertura del Consiglio relazionerà sulla crisi in corso e sulla nuova Giunta, gli altri punti saranno la rimodulazione dei 10 milioni del Masterplan e un bando sul sociale vinto dal Comune. E' stato invece cassato il provvedimento sulla Cosap, perché avrebbe richiesto la maggioranza assoluta di 17 voti. «Sono sereno, ho fatto tutto il possibile - ha detto Brucchi - per far sì che la città possa avere ancora un Governo. farò le mie comunicazioni e chiederò ai consiglieri di esprimersi».
LA STOCCATA Brucchi ha lanciato una stoccata alla minoranza che ha presentato la mozione di sfiducia. «Prima mi sarei sincerato di avere 13 firme e poi l'avrei presentata».