ROMA Alla Camera il governo incassa la fiducia sulla Manovra, ma «manca» per un solo voto la maggioranza politica, quella assoluta, che a Montecitorio è di 316 voti. La Manovra è infatti passata, senza il sì di Mdp e Udc, con 315 voti a favore, 142 contrari e l'astensione di cinque deputati. Mdp, come annunciato dopo lo strappo sui voucher, non ha partecipato al voto e si è sfilato anche l'Udc che per la prima volta non ha votato la fiducia al governo.Se anche al Senato Mdp e Udc non partecipassero al voto di fiducia sulla Manovra, come hanno fatto ieri alla Camera (I bersaniani hanno fatto mancare 35 voti e quattro i centristi, cui si sommano i tre assento di AP, i due di Ci ed i 12 del Pd) il governo Gentiloni perderebbe voti ma potrebbe comunque riuscire ad andare avanti in quanto i senatori che non entrano in Aula a votare abbassano il quorum.Diversa sarebbe, invece, la situazione ove quegli stessi gruppi decidessero di astenersi formalmente: in base al regolamento di Palazzo Madama, infatti, in Senato l'astensione vale come voto contrario. Al netto della ipotetica assenza dei 15 senatori di Mdp e dei quattro dell'Udc, i voti sicuri per il governo a Palazzo Madama si attesterebbero intorno ai 155, meno della maggioranza assoluta, senza assenze, che ammonta a 161 voti. Se MDP e Udc si astenessero formalmente, l'opposizione arriverebbe più o meno allo stessa quota 155 voti. In particolare, il governo avrebbe il voto dei 99 senatori del Pd, 25 di Ncd e 18 di Autonomie, cui si sommano i «Cespugli» del gruppo misto. L'opposizione conta sui 16 senatori di Ala, 10 della Federazione dei liberali, 42 di Fi, 14 sui 17 senatori di Gal, 12 della Lega, 35 di M5S e 8 di Si.Nel corso dell'esame alla Camera, il testo si è arricchito di capitoli di «peso», come la riduzione di 140mila slot machine, la web tax transitoria per convincere i colossi del web a pagare le tasse in Italia, il prestito ponte da 600 milioni per Alitalia, o i paletti al bail in per proteggere anche chi ha dato i suoi risparmi ai fondi pensione.Ma, in un passaggio parlamentare agitato soprattutto dall'arrivo dei nuovi voucher, sotto traccia è arrivato il via libera anche a una vera e propria pioggia di micromisure, dagli skilift abruzzesi ai fondi per le biblioteche.A fare discutere il raddoppio dei fondi per il Teatro Eliseo di Roma, che è passato con il parere contrario del governo, ma anche il nuovo stop a Flixbus, contro il parere del Mise, al quale il Pd già promette di porre rimedio, dopo che anche Matteo Renzi ha chiarito che «il Pd non vuole far chiudere» la compagnia tedesca di trasporto low cost.