ROMA Da un mesetto i video sui social erano diventati già cartoline italiche in giro per i territori e non più filmati registrati nei seriosi uffici romani. Tornano prepotentemente nei territori i Cinque Stelle per fare il bis in Parlamento. Si fanno invitare nei meetup, sostengono i candidati sindaci, riscoprono quei territori, in molti dei quali non sono riusciti a comporre le liste per le «amministrative. Ci tornano e chiedono al collega Danilo Toninelli che nella legge elettorale entrino le preferenze, o quanto meno il voto disgiunto. Sicilia, Lazio e Lombardia. Questi sono gli epicentri del terremoto politico che sta investendo i parlamentari M5S. Sono regioni grandi, con tanti collegi e altrettanti parlamentari in ansia da rielezione. L'assemblea congiunta di giovedì notte e il prosieguo di ieri hanno fatto esplodere le preoccupazioni di chi, una volta capito il meccanismo elettorale del tedesco rivisitato dal dem Emanuele Fiano, ha capito che non c'è alcuna certezza che si ritorni con i trolley a Roma, o comunque a palazzo.
Per due motivi: il primo è legato al capolista bloccato (chi scegliere fra più competitors nella stessa circoscrizione) e il secondo, più politico, è relativo a chi compilerà quelle liste. Per saperlo bisogna andare al punto 6 del nuovo regolamento M5S votato online. «Le regole relative al procedimento di candidatura e designazione a consultazioni elettorali nazionali potranno essere meglio determinate dal capo politico del MoVimento 5 Stelle, d'intesa con il comitato d'appello». E quindi Beppe Grillo e i primi capogruppi storici Roberta Lombardi, Vito Crimi e il candidato presidente siciliano in pectore Giancarlo Cancelleri, vicinissimo a Luigi Di Maio che sorvola beatamente su questa ansia collettiva e conferma la trattativa in commissione: «In questo momento c'è un ampio dialogo».
Nella composizione delle liste potrebbero riemergere potentemente vecchie ruggini subito intercettate dal capogruppo Roberto Fico, legatissimo ai colleghi ortodossi. Prendete Roma, il Lazio (e quindi tutti i dissapori consumati attorno a Virginia Raggi: chi non l'ha sostenuta mai e chi ci ha ripensato). Ai blocchi di partenza c'è un piccolo esercito di dieci parlamentari: si va da Roberta Lombardi a Paola Taverna, Carla Ruocco, Elena Fattori, Stefano Vignaroli, Massimo Baroni. Ecco, le domande che stanno togliendo il sonno ai parlamentari: dove verranno ricandidati? Nel collegio uninominale, contro chi poi? «Immaginate chi finisce nello stesso collegio di Vincenzo De Luca!?!» dice preoccupata una parlamentare. Deputati e senatori hanno proposto deroghe impensabili fino a oggi come le pluricandidature o candidature slegate dalla residenza. Finita, insomma, l'epoca dei portavoce, del non importa chi entra.