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Pescara, 24/07/2024
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Data: 02/06/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Sorpresa sul Pil balzo dell'1,2% nei primi tre mesi. Nel 2018 una correzione da 7 miliardi spazio per un taglio del cuneo fiscale

ROMA È del tutto normale che i dati statistici, compresi quelli sul prodotto interno lordo, vengano rivisti, anche in modo piuttosto sensibile. Ma i nuovi numeri comunicati ieri dall'Istat sull'andamento del primo trimestre 2017 si presentano piuttosto sorprendenti perché l'incremento congiunturale (ovvero rispetto all'ultimo trimestre 2016) è raddoppiato passando dallo 0,2 allo 0,4 per cento, mentre quello tendenziale (rispetto al primo trimestre dello scorso anno) è stato rivisto all'1,2 per cento dal precedente 0,8. La crescita acquisita, cioè quella che si avrebbe a fine anno se nei restanti trimestri la variazione del prodotto fosse nulla, è pari allo 0,9 per cento
Il comunicato dell'istituto di statistica è stato festeggiato da governo e maggioranza, dal premier Gentiloni al ministro dell'Economia Padoan fino al segretario del Pd Renzi. La soddisfazione è comprensibile perché le nuove cifre accorciano le distanze tra il nostro Paese e gli altri (0,5 e 1,7 sono le variazioni percentuali medie, congiunturale e trimestrale, nell'area dell'euro) e rendono possibile - se non probabile - un risultato finale per l'intero 2017 al di sopra dell'1 per cento e forse anche delle stime del governo che indicano un +1,1. Guardando indietro, il risultato tendenziale è il migliore dal quarto trimestre del 2010.

IL FATTORE ANOMALO Come fanno però notare diversi analisti, a partire da Paolo Mameli di Intesa Sanpaolo, l'andamento rilevato dall'Istat è condizionato da un fattore anomalo, ovvero il forte aumento delle scorte, cresciute dello 0,4 per cento quindi in misura corrispondente all'intero progresso congiunturale del prodotto. Il fatto che le imprese abbiano riempito i propri magazzini può essere di per sé un segnale positivo, che però potrebbe tradursi in un rimbalzo di segno opposto nella seconda frazione dell'anno. Sempre dello 0,4 per cento sono cresciuti i consumi finali nazionali (famiglie e pubblica amministrazione) mentre gli investimenti hanno evidenziato una leggera tendenza negativa (-0,2 per cento). Negativo (-0,2 per cento) anche il contributo della domanda estera netta.
Esaminando i risultati dei diversi settori, in termini di variazione del valore aggiunto, rispetto al trimestre precedente sono cresciuti servizi e agricoltura mentre è arretrata l'industria, che su base annua mostra un progresso pari alla metà di quello dei servizi (0,6 per cento contro 1,2). In particolare, sempre in termini tendenziali, spicca all'interno dei servizi l'andamento positivo di commercio, alberghi, trasporti e comunicazioni (+1,8%).

I TRASFERIMENTI Ieri l'istituto di statistica ha diffuso anche i dati su compravendite immobiliari e mutui (ricavati dall'attività dei notai) in questo caso relativi al quarto trimestre dello scorso anno e all'intero 2016. Nella media annua il mercato immobiliare fa segnare una buona ripresa con i trasferimenti immobiliari in crescita del 17 per cento rispetto al 2015. Le compravendite sono state in totale 728.817. Il progresso coinvolge tutti i settori, dall'abitativo all'economico. Nel 2016 sono aumentati della stessa percentuale, 17 per cento, anche i mutui e gli altri finanziamenti immobiliari.

Nel 2018 una correzione da 7 miliardi spazio per un taglio del cuneo fiscale

ROMA Se la commissione europea condividerà la posizione italiana espressa dal ministro Padoan, che annuncia un aggiustamento strutturale pari allo 0,3 per cento del Pil nel 2018, il governo che dovrà fare la prossima legge di bilancio avrà un impegno certamente meno gravoso anche se comunque significativo: dovrà trovare circa 7 miliardi per mettersi in condizione di poter annullare i previsti aumenti dell'Iva e poi con un poì più di margine mettersi a caccia di ulteriori risorse per finanziarie le scelte di politica economica: riduzione delle tasse sul lavoro, incremento della dote per il contratto dei dipendenti pubblici, spinta agli investimenti e così via.

I SALDI STRUTTURALI Per orientarsi tra i numeri occorre per prima cosa capire quale è esattamente la novità annunciata dal ministro dell'Economia. L'Italia, ha scritto Padoan alla commissione, intende conseguire nel 2018 un aggiustamento strutturale dello 0,3% del Pil, (circa 5 miliardi) invece dello 0,8 (poco meno di 14 miliardi) che era stato previsto con il recente Documento di economia e Finanza (Def). Strutturale vuol dire che si parla di saldi calcolati al netto delle voci una tantum e corretti per il ciclo economico: non si tiene quindi conto dell'effetto delle passate recessioni sui conti. Attenzione: l'aggiustamento si intende effettuato da un anno all'altro, ovvero tra il 2017 e il 2018. Ma come dovrà operare il governo sui conti del 2018, per correggerne eventualmente la tendenza? Da qui all'autunno possono cambiare un po' di cose e lo stesso andamento dell'economia migliore delle previsioni potrebbe dare una mano; ma a parità di condizioni, quello sconto dello 0,5 per cento del Pil (0,3 invece che 0,8) permette di fissare più in alto l'obiettivo di deficit nominale (non corretto quindi): più o meno 1,7 per cento del Pil invece dell'1,2 indicato nel Def. Poi al momento di mettere nero su bianco la legge di bilancio il governo dovrà per prima cosa onorare l'impegno politico di non far scattare gli aumenti di Iva e accise: dopo il primo parziale intervento della manovrina ne restano per 15,7 miliardi, circa lo 0,9 per cento di Pil. Le minori entrate porterebbero il disavanzo nominale al 2,1% (dall'1,2), quindi per rispettare l'impegno servirebbe una correzione di 0,4 punti: circa 7 miliardi.

LE COPERTURE A quel punto il deficit non potrà più salire e l'esecutivo dovrà trovare un'adeguata copertura finanziaria per tutte le maggiori spese o le minori entrate richieste dalle proprie scelte di politica economica. Ipoteticamente, un paio di miliardi per ridurre il cuneo fiscale e un almeno altro per i contratti pubblici, più i nuovi fondi per gli investimenti e una serie di esigenze indifferibili che si presentano ogni anno. Il conto finale, la cosiddetta manovra lorda, si dovrebbe collocare quindi tra i 10 e i 15 miliardi, probabilmente più vicino a questo secondo valore. Dove andare a cercare questi soldi? La lista degli interventi è più o meno la stessa: ulteriori recuperi di gettito in chiave anti-evasione grazie a misure del tipo split payment e alla fatturazione elettronica, sforbiciata alle numerose agevolazioni fiscali, nuova fase delle revisione della spesa, con margini che appaiono però ridotti.



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