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Data: 03/06/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Sperpero miliardario - Viaggio nello spreco del Progetto Case. Tra pilastri marci e alloggi abbandonati. Patrimonio da abbattere. E Cialente annuncia: vanno smantellate tutte. Il sindaco del terremoto dell'Aquila: io responsabile? Se compro un'auto non la smonto per vedere se va bene

L'AQUILA Sembra incredibile. Ma se il sindaco Massimo Cialente dice il vero (leggi intervista in basso), siamo di fronte probabilmente al più grande sperpero di denaro pubblico dell'Italia repubblicana. I 700 milioni più i 350 del Fondo di solidarietà -totale un miliardo e 50 milioni di euro- serviti per costruire Progetto Case e Map all'Aquila per il ricovero di oltre 20mila sfollati dopo il terremoto del 6 aprile 2009, stanno per andare in fumo. Il motivo? Semplice: perché, parola dello stesso Cialente, una legge europea prevede che gli alloggi del Progetto Case debbano essere smantellati, in quanto «alloggi temporanei». Insomma, avete capito bene, non solo le piastre malandate e difettose, ma anche quelle in buono stato, saranno demolite tutte. Quello di Coppito 2, evacuato a causa di un pilone marcio, è stato solo l'ultimo edificio abbandonato. Ma in realtà sono già 500 gli alloggi dichiarati inagibili dal Comune e che dovranno essere abbattuti a breve. Ricapitolando, è stato speso oltre un miliardo di euro di denaro pubblico, per realizzare in tutto le 185 piastre che hanno ospitato 19.500 aquilani terremotati (circa 5.000 famiglie). E che sono ora destinate alla demolizione. Nonostante i 23,4 milioni di euro sborsati dal Comune per la manutenzione ordinaria e straordinaria a partire dal 2010. Anno in cui l'amministrazione municipale ha preso in carico dalla Protezione civile Progetto Case e Map. Un patrimonio che, ad appena otto anni dal sisma del 6 aprile 2009, ha già le ore contate. A cominciare dalle 13 delle 22 piastre dichiarate inagibili che dovranno essere abbattute a breve. Perché i lavori sono stati fatti male e chi avrebbe dovuto controllare non lo ha fatto (di qui le inchieste aperte dalla Procura).QUARTIERI FANTASMA. Alle 22 piastre disabitate nelle aree del Progetto Case di Sassa, Cese di Preturo, Collebrincioni, Arischia e Coppito, si è aggiunta da mercoledì scorso la piastra 1 di Coppito 2. Lo scenario è desolante: quartieri fantasma, con erbacce altissime, che richiamano molto le immagini apocalittiche del 2009 di una città abbandonata in tutta fretta.SCENARIO APOCALITTICO. Giocattoli lasciati nei cortili e sui balconi, damigiane di vino, scaffali dai quali pendono scarpe da ginnastica, borsoni, bottiglie. Stendini della biancheria ancora sui balconi, vetri rotti, transenne e puntellamenti. ALTRO SPRECO. E pensare che il Comune, circa un anno fa, aveva un progetto già finanziato per recintare gli alloggi abbandonati e installare un servizio di telesorveglianza. Altri soldi buttati se la dirigente, Enrica De Paulis, non si fosse accorta dell'errore: pur sapendo che le piastre dovevano essere abbattute, il Comune voleva spendere altri 200mila euro per evitare atti vandalici e scorribande di ladri negli alloggi. «Ci siamo resi conto che sarebbero stati soldi sprecati», affermò all'epoca la De Paulis, «per due motivi: non si impedisce ai ladri di entrare con una recinzione e una telesorveglianza; molte piastre saranno demolite».LA DEMOLIZIONE. Quanto alle 22 piastre evacuate, tolte le 13 già condannate alla demolizione a breve, sulle altre 9, la De Paulis si era espressa così: «Gli edifici da demolire presentano difetti costruttivi e una pessima performance termica. Le piastre che dovranno essere recuperate sono 3 a Collebrincioni, 4 ad Arischia e 3 a Coppito. A Collebrincioni e Arischia abbiamo già fatto un sopralluogo con il sindaco, Massimo Cialente, per il ripristino. La popolazione, soprattutto ad Arischia, le vuole. Ma è cresciuta anche la domanda di alloggi a basso costo».DELLE DUE L'UNA. Qualcuno, però, deve spiegare come mai la dirigente del settore parla di piastre da recuperare e il sindaco (sempre nell'intervista in basso), dice che il Progetto Case dovrà essere cancellato, richiamando la legge europea che ne ha permesso la costruzione come «alloggi temporanei».CAMPAGNA ELETTORALE. Progetto Case e Map sono diventati, intanto, anche un tema di dibattito della campagna elettorale tra i sette candidati sindaci. Cinque dei quali - Americo Di Benedetto (centrosinistra), Carla Cimoroni (L'Aquila Chiama), Giancarlo Silveri (Riscatto Popolare), Nicola Trifuoggi (L'Aquila Polis) e Fabrizio Righetti (M5S) - sono per l'abbattimento. Pierluigi Biondi (centrodestra) e Claudia Pagliariccio (Casapound) sono perplessi.70 FAMIGLIE. Un tale una volta disse che la verità ha tre facce: la mia, la tua e quella vera. Qualcuno sicuramente non dice la verità. E intanto ci sono altre 70 famiglie, con bambini, anziani e disabili, che non sanno cosa sarà della loro vita.


E Cialente annuncia: vanno smantellate tutte. Il sindaco del terremoto dell'Aquila: io responsabile? Se compro un'auto non la smonto per vedere se va bene

L'AQUILA«Stiamo cercando di trovare una soluzione con il governo, anche perché quelle piastre dovranno essere smantellate. Tutte». Il sindaco del terremoto, come verrà ricordato Massimo Cialente, dovrà farsene una ragione. Perché quando tra qualche settimana lascerà Palazzo Fibbioni, il suo nome resterà, suo malgrado, accostato irrimediabilmente anche a quel "mostro" edilizio che risponde al nome di progetto Case e Map. Unità abitative che ora lo stesso sindaco uscente ammette che dovranno essere abbattute. Nonostante, otto anni fa, ne salutasse entusiasta la realizzazione. «È bellissimo vedervi affacciati alle finestre di queste case. Diciamo grazie a Berlusconi, come ringraziamento al sistema Italia di cui possiamo essere orgogliosi». Così Cialente nel 2009.Sindaco, ha scritto la sua lettera di addio alla città alla fine del mandato. Non si sente neanche un po' responsabile di quanto accaduto e sta accadendo al Progetto Case?«Subito dopo il sisma del 6 aprile 2009, era il 5 maggio, siamo andati a Roma io, Franco Gabrielli, capo della Protezione civile, e Gianni Chiodi, presidente della Regione, per incontrare un rappresentante della presidenza del Consiglio. In quella sede ho detto a chiare note che le case di Berlusconi non le volevo».E allora perché poi ha deciso, invece, di accettarle?«A tre giorni dal terremoto, il 9 Aprile 2009, il vice presidente Ance, attuale presidente, Ettore Barattelli, mi disse che avevano 1.500 appartamenti sfitti, liberi. Io andai a Roma forte di questo».Ma perché allora ha cambiato idea?«Alle verifiche, i 1.500 appartamenti risultarono tutti inagibili. Abbiamo tirato fuori 30mila euro come Comune per i primi interventi di riparazione, dove era possibile. E sono venute fuori le case del cosiddetto Fondo immobiliare. Ma sono bastate solo per 700 famiglie. A quel punto ho dovuto dire sì al Progetto Case di Berlusconi».Quelle stesse case che, una dopo l'altra, si stanno ora rivelando un autentico bidone, oltre che un onere molto gravoso per il Comune e i cittadini dell'Aquila...«Tanti dicono che abbiamo preso "a scatola chiusa". Noi abbiamo tutte le certificazioni, rilasciate dal direttore dei lavori, l'ingegnere Calvi. Perché avremmo dovuto dubitare di quelle costruzioni? C'erano tutti i controlli certificati, sia dei materiali che della posa in opera. A chi spettava controllare se, come nell'ultimo caso di Coppito 2, avevano montato le guaine al contrario sui piloni e le basi sono diventate delle piscine? A chi se non al direttore dei lavori. Abbiamo presentato una denuncia, c'è un'inchiesta che è stata trasferita a Piacenza e che andrà in prescrizione».Quindi, da parte sua e del Comune nessuna responsabilità? Non è troppo comodo? Prima di prendere in consegna 19 insediamenti abitativi e i Map non sarebbe stato meglio fare qualche piccolo controllo?«Quando si compra un appartamento e ci sono tutte le certificazioni, mica vado a smantellare le fondamenta per vedere se sono fatte a regola d'arte. Oppure a verificare i nodi dei balconi se sono fatti bene. Se compro un'auto smonto forse il motore per verificarne le condizioni?».No, ma un giro di prova sarebbe quantomeno d'obbligo, non le pare?«Io prendevo 2.300 euro al mese, gli ingegneri e progettisti del Progetto Case qualche milione di euro. Spettava a loro controllare tutto».E ora chi paga? L'Aquila?«Stiamo cercando di trovare una soluzione con il governo, anche perché quelle piastre dovranno essere smantellate. Tutte. E avrà un costo».Scusi, ho capito bene? Ha detto tutte?«Sì, lo prevede una legge della Ue: sono alloggi temporanei e hanno una durata. I Map avevano 5 anni di vita. Per il progetto Case devono farcelo sapere: nessuno ci ha dato una scadenza, ma sappiamo che dovrà essere smantellato».(v.p.)

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