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Data: 04/06/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Meno collegi, blindato chi vince. L'intesa a 4 regge sugli emendamenti. Oggi la Commissione al voto, Ap si appella al Colle

ROMA L'accordo tra Pd, M5s, Fi e Lega sulla legge elettorale regge anche alle prime modifiche, con un'intesa su un emendamento che vuole risolvere un problema, quello dei cosiddetti collegi sopranumerari. I partiti più piccoli insistono nella loro protesta contro la soglia del 5% e Ap chiede già al presidente Mattarella di non firmare la legge una volta approvata. Ma puntano soprattutto alla battaglia in Aula, sperando che nei voti a scrutinio segreto i malpancisti di M5s e del Pd facciano lo sgambetto alla legge. Il testo del relatore Emanuele Fiano, su cui era stato siglato l'accordo tra i maggiori partiti presentava un problema nelle cosiddette Regioni «monocolore», in cui un grande partito potrebbe imporsi nella maggior parte dei collegi uninominali (ad esempio il Pd nelle Regioni Rosse); i collegi non sono maggioritari come il Mattarellum, ma hanno una distribuzione proporzionale come il vecchio sistema per il Senato in vigore fino al 1992. Ciò avrebbe potuto condurre a situazioni in cui qualche candidato, pur essendo il più votato nel collegio, non verrebbe eletto. Il problema è stato risolto diminuendo il numero dei collegi uninominali proporzionali da 303 a 225 (più gli 8 maggioritari di Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta), in modo da eliminare, almeno sul piano pratico anche se non sul piano teorico, il problema di questi collegi. A ciò corrisponde un aumento delle Circoscrizioni, da 27 a 29, nelle quali i partiti presenteranno un listino bloccato: alle tradizionali Circoscrizioni se ne aggiunge una quarta in Lombardia ed una terza in Veneto. L'emendamento sarà votato oggi perché Forza Italia, con Francesco Paolo Sisto, ha chiesto un «approfondimento» nella perimetrazione dei collegi. L'emendamento infatti fa riferimento a collegi già usati per il Senato con il Mattarellum tra il 1994 e il 2001. L'aspetto politico rilevante è però la tenuta del patto a quattro, anche su una modifica ulteriore rispetto al testo base. È anche vero che alcuni nodi devono essere affrontati, e infatti il relatore Fiano ha fatto accantonare a oggi gli emendamenti che li riguardavano: il numero delle firme necessarie per presentare le liste; le quote di genere per le liste e i collegi; le pluricandidature (Pd e M5s vorrebbero ridurle, Fi no); il voto disgiunto tra collegi e listini (lo vuole M5s ma non Fi e Pd) e la prevalenza nella graduatoria di elezione dei candidati nei collegi rispetto a quelli dei listini (c'è un emendamento di Gianni Cuperlo in proposito). Si vedrà se terrà il «lodo» enunciato da Fiano: sì a tutte le modifiche su cui sono d'accordo tutti e quattro i partiti che hanno sottoscritto il patto. Ieri dunque l'ala movimentista di M5s ha taciuto, mentre ha alzato la voce la minoranza «orlandiana» del Pd. Andrea Giorgis in commissione ha tuonato contro i listini bloccati. Oltre a Giorgis in commissione ci sono Cuperlo, Enzo Lattuca e Barbara Pollastrini; numeri ininfluenti a fronte di un accordo largo, ma se si sfilassero su qualche voto sarebbe un problema per il Pd. Rassegnati invece i piccoli gruppi, ma Ap annuncia che si appellerà a Mattarella affinché non firmi.

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