ROMA Un decreto a luglio per anticipare parte della legge di Bilancio e disinnescare l'aumento dell'Iva. Ecco l'idea che accarezza il ministero del Tesoro, convinto che l'Ue, alla fine, accorderà all'Italia tutto lo sconto richiesto sulla correzione del deficit strutturale del 2018: 9 miliardi. Secondo il ministro Pier Carlo Padoan, l'intervento non dovrà più essere dello 0,8% del Pil, come previsto solo un mese e mezzo fa nel Def, ma limitata allo 0,3%.
I LIMITI E questo vuol dire che per neutralizzare il ritocco dell'imposta sul valore aggiunto, considerato che 3,8 miliardi sono già stati raccolti con la manovrina, serviranno solo 7 miliardi di euro. Una cifra importante, ma non irraggiungibile. In Via XX Settembre hanno già cominciato a fare dei ragionamenti per individuare le possibili coperture chiarendo sin da subito che sono escluse nuove tasse. Le strade maestre sono due: una Spending review 3.0 sulle spese che riguardano i ministeri con tagli lineari, ma soprattutto un energico intervento sulle tax expenditures. Nei piani c'è un riordino della giungla di agevolazioni fiscali che consentono a cittadini e imprese di ridurre il carico fiscale. Fonti alle prese con questo delicato dossier spiegano che, in questa eventuale operazione, si parte da alcuni punti fermi. Non verrebbero toccate le detrazioni per il lavoro e la famiglia e sono al riparo anche gli ecobonus e le agevolazioni per le ristrutturazioni. A rischio invece gli sconti che riguardano i trasporti e l'agricoltura. Mentre appare certo un disboscamento delle micro-agevolazioni che risultano doppioni di altri interventi analoghi. Tra le voci che dovrebbero finire sotto la lente dei tecnici ci sarebbero anche le assicurazioni e le cooperative. Al Tesoro, in ogni caso, invocano prudenza, memori del fatto che nel recente passato tutti i propositi di ridurre in maniera massiccia deduzioni, detrazioni e bonus si sono arenati di fronte alle difficoltà, sia tecniche che politiche, di andare ad incidere sugli interessi diffusi di milioni di contribuenti italiani.
LE INCOGNITE Mai come in questa circostanza, in ogni caso, l'incrocio tra urne e conti pubblici si presenta delicatissimo. Oltre ai soldi per evitare che l'imposta sui consumi salga dal 1 gennaio 2018 da 22 al 25% (l'Iva agevolata passerebbe invece dal 10 all'11,5% e, inoltre, aumenterebbero le accise che ora gravano su benzina e tabacchi) servono infatti altri fondi per il rilancio dell'economia, con un taglio del cuneo fiscale e incentivi per l'occupazione. Con le elezioni alle porte, in molti guardano al precedente del passaggio di testimone Monti-Berlusconi del 2011, con una Legge di Bilancio veloce, da approvare prima delle urne, che salvaguardi i conti e smini l'Iva. Al nuovo governo, poi, spetterebbe il compito di ricalibrare le misure.
ROAD MAP Ma in molti ambienti di governo, appunto, si pensa ad una road map diversa: prima un decreto salva-conti in estate e poi la legge di Bilancio vera e propria. «La scadenza per la presentazione della legge di Bilancio in Parlamento spiega una fonte di Via XX Settembre è prevista per il 20 ottobre e dunque il decreto potrebbe essere varato ai primi di luglio per poi essere chiuso entro agosto da Camera e Senato». Nei prossimi mesi, in ogni caso, ci saranno passaggi delicati. Prima della legge di Bilancio il Parlamento dovrà approvare l'assestamento dell'anno in corso e, insieme, il rendiconto dell'anno precedente. Poi vanno messe a punto le stime marco economiche (l'aggiormamento del Def) e il Budgetary Plan che sintetizza i contenuti delle misure per il confronto con la Commissione Europea. Anche il passaggio da una legislatura ad un'altra ha un calendario difficile da comporre: tra lo scioglimento delle Camere e l'arrivo del nuovo governo passano settimane: servono per l'insediamento del nuovo Parlamento, la formazione dei gruppi parlamentari, l'elezione dei presidenti e quindi l'avvio delle consultazioni. E l'esercizio provvisorio è un incubo che va allontanato al più presto.