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Pescara, 24/07/2024
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Data: 06/06/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Sgombero di via Ariosto, atto razzista». L'ex sindaco Di Mattia accusa: «La sicurezza? Non c'entra. C'è solo la volontà di politicanti di incassare voti xenofobi»

PESCARA Era il 23 gennaio 2014 quando a Montesilvano comparvero dei cartelli che recitavano "Comune derazzistizzato". L'iniziativa, promossa dall'artista abruzzese Pep Marchegiani, era stata accolta con entusiasmo dall'allora primo cittadino Attilio Di Mattia che, vista l'opera e alla luce di alcuni episodi di razzismo verificatisi, aveva deciso di installare i cartelli agli ingressi della città adriatica.Un invito alla fratellanza e all'integrazione ben accolto anche dalla comunità senegalese che aveva partecipato, al fianco del primo cittadino e dell'artista, all'inaugurazione delle opere. Appena un anno dopo, però, il 21 febbraio 2015, i cartelli erano stati rimossi per volontà della nuova giunta guidata dal sindaco Francesco Maragno, perché «non conformi al Codice della Strada», per finire dimenticati in qualche magazzino del municipio. Oggi, a una settimana dallo sgombero del "ghetto" di via Ariosto, quando l'emergenza non è ancora terminata, a ricordare quei cartelli e a picchiare duro contro l'amministrazione di centrodestra è proprio l'ex sindaco Di Mattia che, dall'altra parte dell'Oceano dove ora vive e lavora, interviene sul tema più caldo del momento. «Visto che non c'è stato mai un vero e proprio problema di sicurezza con i senegalesi, credo lo abbiano creato i quattro politicanti montesilvanesi per un pugno di voti fascisti e xenofobi con il totale silenzio di un'opposizione pigra e inesistente», commenta. «La cosa buona di Montesilvano era l'integrazione e la grande presenza di immigrazione qualificata. I senegalesi a Montesilvano e in Abruzzo in genere rappresentano l'eccellenza e una comunità che tutti ci invidiano. Per questo motivo da sindaco ho cercato di avere rapporti di fratellanza e scambio interculturale con loro». In più occasioni, infatti, l'allora sindaco visitò la comunità di via Ariosto in un clima di grande collaborazione. «Ricordo ancora con affetto una bambina senegalese dare ripetizioni di italiano a bambini montesilvanesi, o bambini immigrati dare ripetizioni gratuite di disegno tecnico e matematica a bambini italiani». Di Mattia, che reputa lo sgombero una «bravata razzista», evidenzia come «la droga viene spacciata anche in altre zone "bianche", senza azioni prive di senso come questa» e si dice convinto che all'origine dello sgombero ci sia «la volontà di questa classe politica, di cui mi vergogno, di prendere qualche voto xenofobo di italiani messi allo stremo a cui fanno credere che i loro problemi derivino da 200 senegalesi».In merito ai cartelli di Pep Marchegiani, invece, il sindaco ricorda che «dopo ripetuti e intensi incidenti a sfondo razzista e dopo aver visto l'opera, ho sentito doveroso porre il tema in questo modo, utilizzando l'arte urbana». Ma poi i cartelli sono stati rimossi. «Tra i mille problemi di Montesilvano», prosegue Di Mattia, «il primo atto della giunta Maragno a trazione Aliano/Musa fu quella di rimuovere le opere. All'inizio pensai a un atto politico e simbolico contro le mie battaglie. Oggi, a fine mandato e dopo lo sgombero, mi spiace constatare come l'amministrazione Maragno sia ancora a trazione Aliano/Musa e piegata a un modo di fare politica di destra estrema. L'intolleranza e il provincialismo politico dedito all'accatto di voti continuano a regnare. Del resto i senegalesi non votano, mentre gli italiani arrabbiati sì».

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