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Pescara, 24/07/2024
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Data: 06/06/2017
Testata giornalistica: Il Centro
La protesta dei senegalesi «Adesso fateci lavorare». Gli ambulanti davanti al Comune: basta promesse, vogliamo il mercato etnico. Alessandrini: sì alle bancarelle, ma nella legalità. Il sindaco dà garanzie alla comunità straniera.

PESCARA«Se ci togli il lavoro non c'è più dignità. E se poi ci togli la casa dove abitiamo allora ci hai levato proprio la vita». Scrolla la testa Cheikh, di origini senegalesi ma da vent'anni in pianta stabile a Pescara, con moglie italiana e tre figli.È uno dei circa cento immigrati che ieri mattina sono scesi in piazza per invocare la realizzazione del mercatino etnico, promesso dall'amministrazione comunale oltre un anno fa, ma rimasto lettera morta. «Nessuno è straniero», recita un cartello esposto dalle comunità di cittadini del Senegal e del Bangladesh dopo aver rispettato un minuto di silenzio per tutte le vittime del terrorismo. Gli immigrati, spalleggiati da Rifondazione comunista e dalle diverse anime del sindacato della Cgil, hanno deciso di protestare in maniera colorata e pacifica a oltre un anno dallo sgombero delle bancarelle nell'area di risulta della stazione ferroviaria e a pochi giorni dal blitz nei due palazzi Viola e Tillia in via Ariosto, a Montesilvano. «Non siamo profughi appena arrivati in Italia», sottolinea Cheikh, «siamo cittadini italiani a tutti gli effetti: i nostri figli sono nati qui e sono andati a scuola qui. Noi siamo gente di pace, non abbiamo mai creato problemi a nessuno. Non rubiamo e non vendiamo droga, ma cerchiamo di lavorare come possiamo nella legalità per riuscire a vivere e a mangiare. Chiediamo per favore alla politica di smettere di prenderci in giro e di ridarci il nostro mercato e la nostra dignità».Il riferimento è al progetto appena abbozzato di un nuovo mercatino, annunciato dal centrosinistra all'interno del terzo tunnel della stazione ferroviaria, all'indomani dello sgombero, avvenuto nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2016, ma che tuttavia ha incontrato la resistenza di buona fetta dell'opposizione e di una parte della stessa maggioranza. In un anno i senegalesi che un tempo occupavano la zona sotto al tracciato della ferrovia, a pochi passi dalla stazione centrale, tra le bancarelle in cui si vendeva di tutto, persino merce contraffatta, hanno cercato di arrangiarsi alla buona. Qualcuno riesce a racimolare qualcosa grazie a lavoretti saltuari. Altri, soprattutto di etnia bengalese, hanno approfittato della bella stagione per fare la spola tra gli ombrelloni, lungo le spiagge della riviera, cercando di vendere pareo, teli e altri oggetti. Tuttavia la maggior parte racconta di riuscire a sopravvivere accettando la carità di persone di buon cuore che, ancora oggi, portano loro pacchi di pasta e altri viveri. «Sono arrivato qui nel 1988», racconta Deiopedame, «a Pescara si stava sicuramente meglio, oggi invece è un disastro. Siamo come una famiglia, la gente per strada ci conosce e ci vuole bene, ma abbiamo bisogno di lavorare nella legalità». Attraverso la Cgil le comunità di immigrati chiedono al sindaco Marco Alessandrini e alla sua amministrazione «impegni precisi e tempi certi» attraverso la definizione di un cronoprogramma e la costituzione di un tavolo di lavoro permanente che serva a «ridare certezze lavorative alla comunità senegalese, costruendo prospettive a lungo termine, e a dare risposte alle richieste dei lavoratori della comunità del Bangladesh su regole chiare e condivise per il commercio ambulante». «I cittadini di Pescara», evidenzia Emilia Di Nicola, segretario generale della Cgil pescarese, «devono sapere quali sono i problemi lavorativi degli immigrati e come i politici pensano di affrontare la questione. È trascorso ormai più di un anno dallo sgombero del mercatino e oggi occorre concludere il percorso avviato dall'amministrazione comunale, rendendo operativa al più presto la soluzione trovata». «Lo sgombero», rileva Corrado Di Sante di Rifondazione comunista, «ha ulteriormente aggravato le condizioni di vita delle comunità migranti. Senza soluzioni durature, senza percorsi di convivenza, crescita ed emancipazione, è inevitabile che crescano paura e insicurezza. A peggiorare ulteriormente le cose anche lo sgombero delle palazzine di via Ariosto, a Montesilvano. Insomma, Alessandrini ha fatto scuola a Maragno ed è stato innescato un corto circuito esplosivo». ©RIPRODUZIONE RISERVATA


Alessandrini: sì alle bancarelle, ma nella legalità. Il sindaco dà garanzie alla comunità straniera. Giovedì nuovo incontro per definire i tempi di realizzazione del progetto

PESCARA All'appello dei senegalesi la politica ribatte sventolando nuovamente la soluzione di un mercato etnico «dell'integrazione e della legalità» e procedendo alla costituzione di un tavolo permanente in cui discutere di lavoro, commercio e altri diritti delle diverse minoranze presenti in città.«Il bando per l'affidamento a un'associazione è in via di definizione», è stato detto durante l'incontro di ieri mattina in sala giunta, a cui hanno preso parte, tra gli altri, il sindaco Marco Alessandrini, i consiglieri Ivano Martelli e Daniela Santroni (Sinistra italiana) e Tonino Natarelli (Pd), il segretario generale della Cgil Emilia Di Nicola e il responsabile dell'ufficio immigrati della Cgil Patrick Goubadie. La delegazione si è data appuntamento a giovedì prossimo, alle 10, per un nuovo vertice durante il quale l'amministrazione si è impegnata a rendere nota una tempistica definita circa la realizzazione del nuovo spazio destinato al commercio degli immigrati. «La nostra è una città dell'accoglienza», ha ribadito Alessandrini, «tuttavia, i diritti di cittadinanza devono essere accompagnati dai doveri della convivenza civile. Vogliamo che il mercatino etnico sia fatto, ma che avvenga all'insegna del rispetto delle regole». Il progetto ha tuttavia incontrato la resistenza dell'opposizione, sia per i costi lievitati a dismisura (si è passati dai 50mila euro iniziali, all'attuale previsione di spesa di 200mila euro) e sia perché l'inizio dei lavori nel sottopasso ferroviario dovrebbe essere accompagnato da una variante al piano regolatore generale. «Il centrodestra», spiega il capogruppo di Forza Italia Marcello Antonelli, «ha contestato la delibera di giunta, approvata nel marzo scorso, e ha chiesto un parere ai revisori dei conti. La risposta è che non c'è la copertura finanziaria per la realizzazione del mercatino e che il progetto deve necessariamente passare all'esame del consiglio dopo l'approvazione del bilancio consuntivo, previsto in calendario il 19 giugno. Ad oggi abbiamo trasmesso gli atti al sindaco e al direttore generale, ma siamo ancora in attesa di risposta. In ballo ci sono poi 350 osservazioni da valutare».

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