Allora sindaco, andiamo con ordine. Come nacque l'idea del Progetto Case?«Due giorni dopo il terremoto atterrò all'eliporto della Guardia di finanza o forse a Preturo, non ricordo, l'elicottero di Berlusconi. L'allora premier scese dalla scaletta - io ero ai piedi della stessa - e mi disse: "Sindaco, non ti preoccupare, adesso costruiremo delle case antisismiche su delle piastre che vibreranno. Avranno tre strade: una per i pedoni, una per le macchine, una per le biciclette. Sarà una nuova città, io l'ho già fatta come imprenditore, so come funziona, sarà tutto a posto". Si vede dalle immagini che io con la testa dissento. Io dicevo no alla new town».Qui parliamo della prima proposta di Berlusconi che voleva un'unica grande new town?«Lui mi disse "Non ti preoccupare, i tuoi cittadini saranno contenti, in 70 metri quadri staranno benissimo". A quel punto pensai "Tu che hai la villa megagalattica dici questo" e poi immaginai una unica enorme new town in cui trasferire gli abitanti di Arischia insieme a quelli di Bagno e di Paganica. Cosa impensabile. Quindi la prima cosa era pensare non solo agli abitanti dell'Aquila città, ma anche alle frazioni».Era stato individuato un luogo preciso?«Sì, era la piana di Bagno che io bloccai perché area alluvionale e comunque non idonea come terreno. Io la notte giravo da solo e sapevo che il danno alla città era immane. Partirono, però, con un numero di case, 3.300 alloggi, inferiore al fabbisogno. Perché è stata secretata l'ordinanza del 4 maggio 2009? È questa la prima domanda che io rivolgo a Bertolaso, a Chiodi e a Berlusconi. Risponda Bertolaso».Cosa intende dire?«Loro avevano pensato di fare solo 3.300 alloggi perché l'ordinanza prevedeva la delocalizzazione di tutti gli uffici, tutti i reparti ospedalieri specialistici, tutte le facoltà universitarie, le Agenzie regionali, uffici statali, regionali e provinciali, il personale».La famosa lunga notte della protesta?«Esatto, il Progetto Case nacque per gli aquilani residui perché gli altri sarebbero stati trasferiti. Mi rispondesse Bertolaso se è vero o no. E se non è vero perché quell'ordinanza della Protezione civile è secretata?».Come si arrivò ai Map?«Berlusconi mi disse che mai avrebbe fatto i Map e Bertolaso me lo confermò: "Il presidente non farà mai i container". L'idea, fin dall'inizio, era quella di fare il progetto Case all'Aquila, non c'era alternativa. Allora, mi dovetti preoccupare dei miei cittadini delle periferie. Perché Arischia non doveva avere il Progetto Case? E gli assergesi, dove li mettevo? Il problema nacque a Monticchio e a Onna dove, dopo uno scontro durissimo che possono confermare gli onnesi, visto che lì il terreno non lo consentiva, riuscii a ottenere i Map».Ma non vennero realizzati dalla Provincia di Trento? «Infatti, che fosse una battaglia anomala lo conferma il fatto che i Map di Onna non li fa la Protezione civile, perché Berlusconi e Bertolaso si rifiutarono. Il Comune prese in comodato d'uso i terreni per tre anni dalla famiglia Pica Alfieri, e i Map vennero donati dalla Provincia di Trento».Insomma, con la Protezione civile subito ai ferri corti?«So per certo che la linea era già decisa dal primo giorno. Una volta individuate le 19 aree, decisi di occuparmi delle frazioni. Sia chiaro che le aree non le ho scelte io, perché per L'Aquila città avevo indicato zone più vicine al centro storico, come l'area De Rossi a Cansatessa o Pettino. Senonché la seconda settimana, la Protezione civile arrivò con diversi tecnici, compreso Calvi, esaminarono il territorio, videro i conoidi, dove cadono le valanghe, ed esclusero tutte le zone da me scelte, tanto è vero che io feci questa battuta: "Mi state dicendo che io in questa città da oggi in poi, non potrò costruire neanche un pollaio?"».Cosa fece, si impuntò?«Calvi mi disse a brutto muso: "Sindaco, vuole che noi facciamo queste case e le mettiamo in una zona pericolosa?". Fateci caso, i Progetti case sono tutte sui cucuzzoli. Mi insegnarono anche a vedere le foto aeree con uno strumento particolare. Non dicessero che le ho scelte io le aree e ammettano che loro nelle frazioni non le volevano».E sui numeri di alloggi da realizzare, come vi regolaste?«Servivano più case e allora ci venne l'idea di chiamare i presidenti dei consigli di frazione per chiedere chi avesse bisogno di case. Così realizzammo i Map. A quel punto cominciò lo scontro fortissimo con Bertolaso, perché io gli dicevo che avevo bisogno di case per i frazionisti. Alla fine cedette. Venne una mattina alle 7 e mi disse: "Ti faccio fare 1.114 Map con nome e cognome delle persone da ospitare se tu mi fai fare altri 1.100 alloggi nel Progetto Case. Ecco come siamo arrivati a 4.400. Indicai anche le zone: Coppito e Paganica».Non ritenne che i costi del Progetto Case fossero eccessivi?«Quando uscì il censimento con le 3 possibilità - Cas (contributo di autonoma sistemazione), Progetto case e case del fondo immobiliare - non c'erano case disponibili e ricordo un sospiro di sollievo di Franco Gabrielli perché 7.500 avevano scelto il Case. Quando arrivò il 1° gennaio 2010 io da tempo dicevo che c'erano oltre 1.500 nuclei familiari negli alberghi. Ebbene, facemmo una scelta che rivendico: per alcuni mesi accettai di fare il vicecommissario della ricostruzione, perché me li sistemai uno per uno inventandomi di aumentare il Cas per chi si prendeva il vecchietto in casa».Sono agli atti le sue esternazioni entusiastiche rispetto al Case. Cosa dice in proposito?«Non ho mai detto "quanto mi piace il Progetto Case", ma io una soluzione l'avevo trovata e grazie al Progetto Case, grazie ai Map ho mantenuto gli aquilani all'Aquila e la mia città oggi ha 70mila abitanti».Ma queste case sono state concepite come provvisorie. O no? «Ho liberato gli alberghi e considerate che il Cas aveva un costo enorme, il primo mese furono 60 milioni, era roba da 5-600 milioni di euro. Il 1° gennaio 2010 gli sfollati erano 53mila, e negli hotel costavano 33 euro al giorno. Tutte le proprietà dei Map passavano al Comune ma pensate che in alcuni casi, come a Villa Sant'Angelo, sono stati venduti e ora quel paese sarà condannato ad avere le baracche per 200 anni come Avezzano che ha smantellato le ultime poco tempo fa».Bertolaso la accusa di aver cambiato la gestione della manutenzione. «Qui arriva la prima menzogna: io mi sono preso la gara Consip, che aveva dato la gestione a Manutencoop, nome che era diventato l'incubo degli inquilini. Quando poi nel 2012 è arrivato il nuovo segretario comunale, Carlo Pirozzolo, noi abbiamo ricontrattato risparmiando un milione di euro. È falso che io abbia tolto la manutenzione a Manutencoop. Solo nel 2016, per legge, abbiamo fatto un altro contratto di manutenzione con un'altra ditta, la Guerrato, che ha partecipato a una gara di Consip. Quindi la manutenzione c'è e il Comune ha stanziato 19 milioni di euro».E il 30% di aree per farci il barbiere, l'edicola ecc...?«Chiaramente io i soldi per realizzare questi servizi non ce li avevo, così li chiesi al Governo Berlusconi. Risposta: non ci sono i soldi. Ho fatto anche i bandi in project financing, ma non ha risposto nessuna impresa privata. Per esempio sugli ambulanti, invece di fare quel parcheggio in piazza d'Armi voluto da Bertolaso che è costato 1.8 milioni, avrei distribuito gli ambulanti nei progetti Case senza fargli pagare la tassa di occupazione suolo pubblico. Non ci è voluto andare nessuno».Allora perché tutti questi problemi nel Progetto Case? «I piatti docce non sono siliconati e quando piove vi penetra l'acqua. Noi andavamo a chiamata, migliaia di chiamate e di interventi». E gli isolatori che non sono a norma?«Gli isolatori hanno una durata di 10 anni, si può allungarne la vita ma vanno sostituiti. Abbiamo 1.500 isolatori - e io chiesi di mandarli in America - che si rompono perché sono fatti male. Io non so neanche dove stanno, dobbiamo aprirli tutti e cambiarli. Chi lo fa? Chi li ha fatti mettere gli isolatori? Poi, la Protezione civile ha fatto i contratti per i pannelli fotovoltaici. A noi danno 170mila euro l'anno, ma il contratto è stato fatto per premiare una ditta. Voglio essere smentito su questo». Ci spiega cosa non funziona in queste Case?«Le faccio un esempio: sa perché sono caduti i balconi esposti a sud? Perché vanno incontro ad escursioni termiche. La responsabilità è di chi faceva il direttore dei lavori. Cosa dovevo fare io? Uno compra casa e va ad alzare la mattonella? Inoltre, i contatori sono stati montati al contrario, li abbiamo dovuti rimontare tutti, è uno scandalo. Senza parlare delle caldaie non coibentate. Tutti errori progettuali».Lei oggi lo rifarebbe il Progetto Case?«Certo, però con appalti diversi, con direttori dei lavori controllati e con le imprese che dovrebbero lasciare fideiussioni bancarie. Nelle frazioni, invece, farei tutti Map». E le richieste di restituzione da parte dell'Ue?«Non è stato un parlamentare dei Verdi a sollevare il problema, ma Gabrielli che potrà confermare». Se potesse tornare indietro cosa cambierebbe?«Solo Map nelle frazioni e più progetti case per i cittadini. Unico cruccio: perché non fecero le case mobili bellissime che avevo chiesto? Avremmo potuto risparmiare milioni e milioni di spese negli alberghi».