ROMA C'è una sola certezza: qualcuno dovrà predisporre la legge di bilancio per il 2018, che a seconda della data delle eventuali elezioni anticipate potrebbe essere inviata alle Camere dall'attuale governo oppure da quello che si dovrebbe costituire dopo il voto. In queste ore poi non si esclude nemmeno un decreto che potrebbe anticipare alcune misure già dal mese di luglio. Il ministro dell'Economia Padoan ha confermato l'intenzione di proseguire con la riduzione del cuneo-fiscale e contributivo, operazione per la quale potrebbe aprirsi qualche margine finanziario in più se sarà accolta a Bruxelles l'impostazione italiana che prevede un percorso più graduale verso l'azzeramento del deficit.
Sulla carta, proprio la riduzione del carico impositivo che grava sul lavoro, annunciata a suo tempo dal presidente del Consiglio Gentiloni, resta l'opzione numero uno, da precisare e graduare nella sua portata proprio in base alla risorse finanziarie che saranno disponibili. Le ipotesi alternative però non mancano. Ieri il viceministro dell'Economia Casero ha accennato pur se in termini generali ad un futuro intervento sull'Irpef, che passerebbe anche per la riduzione del numero delle aliquote. Tra gli altri provvedimenti fiscali all'orizzonte Casero ha poi citato la cancellazione dell'Irap per le micro-imprese e la totale deducibilità dell'Imu pagata dal reddito sottoposto a tassazione.
IL PIANO
Il piano sul costo del lavoro è sostanzialmente già pronto e prevede una decontribuzione permanente a vantaggio dei giovani lavoratori, che potrebbe essere impostata come un'operazione in più tappe, in modo da renderne graduale e crescente l'impatto finanziario. Non è escluso questo progetto conviva con quello relativo all'imposta sul reddito delle persone fisiche. Lo stesso segretario del Pd Renzi aveva accennato in passato alla possibilità di ridurre a tre, dalle attuali cinque, le aliquote del prelievo. Esiste anche un progetto messo a punto dall'ex sottosegretario e leader di Scelta Civica Enrico Zanetti che prevede un solo ed esteso scaglione di reddito tra i 15 mila e i 75 mila euro, con aliquota al 27 per cento. Ma le soluzioni scelte potrebbero essere diverse. Tommaso Nannicini, l'economista già a Palazzo Chigi con Renzi e ora nella segreteria del Pd, aveva elaborato la suggestiva proposta di ridurre l'imposizione Irpef non solo sulla base del reddito ma anche a beneficio di una ben precisa fascia generazionale, quella dei giovani. Un altro filone possibile riguarda la famiglia, che sarebbe premiata per via fiscale magari all'interno di un riordino dell'attuale gamma di sostegni, diversificata e probabilmente dispersiva.
I CONTRATTI
Ancora, l'esecutivo non intende abbandonare la strada della detassazione dei compensi legati alla produttività, che si connette sul piano teorico al potenziamento dei contratti di secondo livello: l'idea è quella di ampliare l'attuale regime. Insomma le possibilità sono tante e il cantiere è aperto, ma per passare alla fase operative andranno risolte le incognite di finanza pubblica e soprattutto quelle politiche.