PESCARA Il piano dei tagli di Enav (ente nazionale di assistenza al volo) colpisce l'aeroporto di Pescara. Come annunciato e come avevano fatto trapelare gli organisimi sindacali interni con l'intento di lanciare un appello (solo parzialmente raccolto), l'organico viene sostanzialmente dimezzato. I dipendenti si sono trovati di fronte ad una difficile decisione: mantenere le proprie condizioni contrattuali maturate, ma accettando il trasferimento in altra sede oppure restare a Pescara, accettando tuttavia una riduzione di stipendio del 30 per cento e il cambio della qualifica professionale.«Cinque operativi e due amministrativi hanno deciso di aderire al secondo contratto, dunque di restare a Pescara, rinunciando ingiustamente al 30 per cento dello stipendio; altri 10 operativi e un amministrativo hanno invece optato per il primo contratto sottoponendosi al trasferimento, pur avendo stabilito da anni la residenza in città, dove hanno costruito anche la vita familiare», denuncia Armando Foschi, segretario provinciale di Fratelli d'Italia e fautore dell'associazione Pescaramipiace.Foschi fa risalire i tagli Enav al declassamento che avrebbe subito l'aeroporto di Pescara a "scalo a basso traffico" e accusa sindacati, Regione e società di gestione Saga di non aver fatto nulla per impedire la manovra Enav. «La storia ci insegna come in un settore così legato alla sicurezza, laddove si è intervenuto riducendo i livelli di servizio, possono capitare eventi che piangiamo ancora oggi, si pensi ad esempio, al drammatico incidente sul Lago di Costanza del 1 luglio 2002», aggiunge Foschi.
Ma le sue accuse non sono passate in silenzio. Cgil, Cisl e Uil invitano a non confondere le carte e strumentalizzare il piano di ristrutturazione di Enav negli aeroporti facendolo passare attraverso il declassamento dello scalo abruzzese. «Si affronterebbero con maggiore serenità e senso di responsabilità», sostengono i segretari Rolandi (Filt), Angelucci (Fit) e Murinni (Uilt) anche gli inevitabili aspetti negativi che le ristrutturazioni e la carenza di risorse comportano, non ultime le condizioni contrattuali e salariali del "vecchio personale" a cui comunque viene data l'opportunità di optare tra mantenimento dei livelli salariali e sede di lavoro».