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Pescara, 24/07/2024
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Data: 08/06/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Ucciso sui binari, stangata per Trenitalia. Condannata a risarcire 368mila euro a nove eredi. Una perizia: «Il macchinista poteva frenare 6,5 secondi prima»

AVEZZANO Una perizia ha accertato che il treno poteva frenare, evitando di travolgere l'auto ferma sui binari di un passaggio a livello. E Giuseppe Mariani, 53 anni, di Carsoli, poteva salvarsi.Con queste motivazioni il giudice Francesco Lupia del tribunale di Avezzano ha condannato Trenitalia spa a risarcire 368.698 euro ai familiari della vittima. Una sentenza nella causa civile di primo grado relativa alla tragedia avvennuta il 17 settembre 2009, alle 18.30, in localitą Civita di Oricola, all'altezza del chilometro ferroviario 70+305 della linea ferroviaria Roma-Pescara.Per motivi mai chiariti, la Fiat Punto guidata da Mariani rimase ferma sui binari, fra le due sbarre del passaggio a livello che nel frattempo si erano abbassate. La vettura fu presa in pieno del Regionale 24048 proveniente dalla stazione di Roma Tiburtina e diretto a Pescara. L'auto fu sbalzata a decine di metri di distanza e solo per miracolo non ci furono feriti tra i passeggeri del convoglio.Il giudice ha accolto in parte le richieste presentate dai familiari dell'uomo (era stato chiesto un risarcimento di oltre un milione), rappresentanti in giudizio dagli avvocati Berardino Terra e Domenico Martinelli. Nel corso del dibattimento č emerso che il passaggio a livello era perfettamente funzionante, munito di barriere manovrate direttamente dall'operatore di stazione, la cui attivazione era presegnalata da sistemi acustici e visivi. Č emerso anche che la velocitą tenuta dalla locomotiva era quella massima consentita in quel tratto di ferrovia (95 chilometri orari) e che l'impianto frenante era perfettamente funzionante. «L'unico profilo di negligenza astrattamente riferibile al conducente della locomotiva», ha scritto il giudice, «č costituita dalla ritardata attivazione del freno di emergenza rispetto al momento in cui era possibile avvistare l'automobile ferma sulle rotaie. Invero, il Ctu (consulente tecnico, ndr) rileva come essa fosse percepibile gią a 500 metri di distanza dal punto di impatto, mentre il conducente attivņ il freno solo 171,5 metri dopo tale punto (e dunque con un ritardo di 6,5 secondi)». E ancora: «Il treno ha impiegato 389 metri per arrestarsi, se il macchinista avesse attivato il freno 473,60 metri prima del punto di impatto il sinistro non si sarebbe verificato». Sempre secondo il giudice il ritardo nell'attivazione del freno, in un tratto di ferrovia dove si conducono treni con "marcia a vista", «costituisce un profilo di negligenza rilevante».Da qui la «responsabilitą risarcitoria del gestore del servizio di trasporto Trenitalia».Infine, nel calcolare le somme del risarcimento, il giudice ha stabilito anche le percentuali di colpa: 80% a carico del conducente della Fiat Punto («arrestando il proprio veicolo sui binari ha posto in essere una condotta grave, certamente maggiore rispetto a quella del conducente del treno») e 20% a carico di Trenitalia. Gli oltre 360mila euro dovranno essere risarciti a nove familiari del 53enne

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