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Data: 09/06/2017
Testata giornalistica: Il Centro
L'accordo non regge. Pd-M5s ai ferri corti. Approvato l'emendamento che elimina i collegi maggioritari in Trentino. Il tabellone svela i franchi tiratori. Un errore tecnico mostra il voto segreto. In Transatlantico è caccia ai «pianisti». Grasso: fiducioso che il dialogo riparta dopo qualche giorno di riflessione

ROMA Il patto tra Pd, M5s, Fi e Lega è saltato e con lui la legge elettorale che ne era figlia, il proporzionale con soglia al 5%, il Fianum, dal nome del relatore Emanuele Fiano. Proprio lui ha dichiarato che «la legge elettorale è morta» dopo che l'Aula della Camera aveva approvato un emendamento apparentemente minore, ma che non era stato concordato e che M5s ha votato lo stesso. Al netto dei reciproci scambi di accuse, si apre un periodo di incertezza sia sul tentativo di giungere a un nuovo sistema elettorale, sia sulla tenuta della maggioranza di governo, benché la Borsa abbia scommesso sulla durata della legislatura fino al 2018. E il Quirinale non poteva che definirsi «preoccupato» per lo stallo di un dialogo che univa tante forze politiche. Rimane quindi, per Sergio Mattarella, l'auspicio che si ritrovi il bandolo della matassa perché il tempo per farlo c'è. Il patto tra Pd, M5s, FI e Lega che ha retto in Commissione Affari costituzionali, si basava sul fatto che ogni modifica fosse concordata da tutti i contraenti. In Aula M5s ha votato invece a favore di un emendamento, presentato dal suo deputato Riccardo Fraccaro e da Micaela Biancofiore di FI, su cui il Pd era fermamente contrario: in più, grazie allo voto segreto, si sono aggiunti i franchi tiratori sia della minoranza Pd che di FI. È stato così approvato l'emendamento che elimina per il Trentino Alto Adige i collegi maggioritari, introducendo il proporzionale come nelle altre regioni. Uno schiaffo al Pd che si era fatto garante con la Svp del mantenimento del Mattarellum: il partito della minoranza di lingua tedesca, con i collegi maggioritari riesce a eleggere più parlamentari formando poi in Parlamento dei gruppi che collaborano in pieno con i Dem. Il capogruppo Pd Ettore Rosato ha detto che il mantenimento in Trentino Alto Adige del Mattarellum era «una pregiudiziale irrinunciabile». Anche perché i voti della Svp in Senato sono essenziali «e a M5s lo avevamo spiegato». «Il Pd - si è sfogato - ha fatto lo sforzo più grande accettando il proporzionale, ed è stato tradito». Per M5s, con Danilo Toninelli, «traditori e irresponsabili» sono stati i Dem, dato che i franchi tiratori sono arrivati dalle sue fila e non di M5s che aveva annunciato alla luce del sole il suo sì all'emendamento. La legge è stata rinviata in Commissione, che il presidente Andrea Mazziotti ha convocato martedì per decidere cosa fare. Matteo Renzi sostiene che l'accaduto dimostra che è impossibile che il Parlamento approvi una legge elettorale, come chiede il presidente Mattarella, e che la maggioranza spaccata possa portare avanti la Legge di Bilancio in autunno. Di qui il rilancio dell'idea di un decreto tecnico per poi andare alle urne a settembre con l'Italicum e il Consultellum. Renzi una legge elettorale con la sola Fi non intende farla temendo le accuse di «inciucio» di Grillo, che infatti ha detto: «una legge fatevela con Berlusconi e Dudù». Per un voto a settembre anche M5s e Lega. La prossima settimana in Senato si voterà la manovrina e li si capirà se la maggioranza dopo gli strappi delle scorse settimane regge ancora. Di parere opposto al Pd tutti gli altri partiti, da FI (uno stop alle urne è arrivato da Silvio Berlusconi) sino agli alleati più piccoli di governo. Maurizio Lupi (Ap) ha invitato il Pd a ripartire proprio dalla maggioranza di governo, anziché dalle opposizioni per la legge elettorale. Anche il presidente del Senato Pietro Grasso si è detto «fiducioso» che il dialogo riparta e che qualche giorno «di riflessione» possa aiutare. Parole, quelle di Grasso, che interpretano anche gli auspici del Quirinale, che ha seguito con preoccupazione gli eventi.

Un errore tecnico mostra il voto segreto. In Transatlantico è caccia ai «pianisti».
Grasso: fiducioso che il dialogo riparta dopo qualche giorno di riflessione

L'ora “x” per i franchi tiratori sulla legge elettorale scatta poco dopo le 11. E a Montecitorio scoppia il caos, con il giubilo dei centristi per il “de profundis” a quel “Fianum” che li avrebbe cancellati dal prossimo Parlamento, e le accuse reciproche tra Pd e M5S di aver sepolto un’intesa finora inedita ed ormai data per «morta», come dice il relatore Emanuele Fiano. Pomo della discordia è un emendamento sul sistema elettorale in Trentino Alto Adige della azzurra Michaela Biancofiore: viene sconfessato dal capogruppo Renato Brunetta nel nome dell’intesa sulla legge elettorale. C’è tensione in Aula. I M5S annunciano che avrebbero filmato i loro voti segreti per assicurare la loro fedeltà al patto con Pd, Fi e Lega, scatenando l’ira di chi, soprattutto, i centristi, chiede alla presidente della Camera di assicurare ai deputati la piena segretezza del voto. Laura Boldrini si appella alla «responsabilità dei singoli deputati» perchè non filmino il loro voto segreto e non lo divulghino, invitando «ognuno ad assumersi le sue responsabilità». Ma quando si passa al voto sull’emendamento è il patatrac. Poco prima di indire la votazione «incriminata», Boldrini annuncia di accogliere la richiesta di voto segreto. Ma poco dopo, indicendo la votazione, non ribadisce esplicitamente, come solitamente avviene in questi casi, che essa avviene a scrutinio segreto. E così sul tabellone si accendono le lucine verdi e rosse, come per le votazioni palesi, e non quelle tutte azzurre tipiche del voto segreto. Si vede, per una decina di secondi, come hanno votato i deputati, ed è il panico tra i parlamentari e al banco della presidenza. Leggendo dal video il labiale dell’addetto al sistema di votazione si vede che dice (riferendosi alla presidente): «non ha detto segreta!». E Laura Boldrini rendendosi conto dell’equivoco subito interviene: «No, è a voto segreto! È a voto segreto!». A quel punto le palline del tabellone diventano tutte azzurre. Ma ormai è troppo tardi, ed è il caos. L'Aula esplode, il fronte contrario applaude, i Cinque stelle dapprima esultano e poi si bloccano, mentre i fittiani urlano «Libertà! ». E, insieme alla caccia al franco tiratore, si scatenano gli attacchi alla presidente Boldrini, che più tardi dovrà ammettere: «C'è stato un errore materiale. Non lo nego».

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