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Pescara, 24/11/2024
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Data: 10/06/2017
Testata giornalistica: Il Centro
L'Abruzzo frena: calano gli occupati nel 1° trimestre. Persi 17mila posti di lavoro, la disoccupazione sale al 13,7%. In Italia gli indicatori sono positivi, a parte il Mezzogiorno

PESCARA Trimestre nero per il lavoro in Abruzzo. Dopo i timidi segnali positivi registrati negli ultimi trimestri, questo affaccio di 2017 si presenta male se guardiamo ai dati Istat. Con una flessione del numero degli occupati (464 mila contro i 481 mila dello stesso trimestre 2016, -3,5%) e un aumento della disoccupazione (13,7%) spinta anche dall'aumento del numero delle persone in cerca di lavoro (74 mila contro i 70 mila dello stesso periodo 2016, +5,7%). Certo, in parte hanno influito le vicende del terremoto e del maltempo, come fa notare l'economista Giuseppe Mauro nell'analisi che pubblichiamo di lato, ma è proprio in questi momenti di difficoltà che si percepisce la fragilità del tessuto produttivo regionale, soprattutto sul versante delle piccole e medie imprese. Discorso diverso se allarghiamo lo sguardo al quadro nazionale. L'Istat registra «una ripresa delle spinte alla crescita dell'occupazione» nel primo trimestre del 2017 con 52 mila occupati in più rispetto all'ultimo trimestre del 2016 e 326 mila in più nell'arco di dodici mesi. I disoccupati aumentano per il terzo trimestre consecutivo fino a 3 milioni 138 mila persone, 51 mila in più dello scorso anno. Sono colpiti però solo il Mezzogiorno, che si trova con 103 mila persone in cerca di un posto in più, ed esclusivamente le donne. I nuovi disoccupati hanno, in genere, più di 35 anni e, prima, erano inattivi, cioè persone che non avevano lavoro e nemmeno lo lo cercavano. Infatti, quando chi non ha lavoro e non lo cerca si riprende a inviare curriculum ma senza successo, viene contato non più tra gli inattivi ma tra i disoccupati, e l'ultimo anno vede un forte calo degli inattivi (-473 mila) e degli scoraggiati. Invece il tasso di disoccupazione, complessivamente, rimane stabile rispetto al primo trimestre del 2016 e cala di 0,2 punti percentuali rispetto all'anno precedente. Il numero di ore lavorate aumenta su base annua in tutti i settori tranne l'agricoltura, che secondo la Coldiretti, sconta il clima anomalo che «ha distrutto le coltivazioni».

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