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Data: 11/06/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Avezzano, Di Pangrazio a caccia del secondo incarico

AVEZZANO E' stata una bella e frizzante campagna elettorale quella appena conclusasi ad Avezzano. Una campagna elettorale che riconduce a vecchie battaglie che sembravano ormai trascorse. C'è stato e si è visto di tutto: in prima linea la vicenda dei manifesti elettorali. C'è chi li ha strappati, chi li ha imbrattati e, questa è una novità, quelli che hanno ripreso con la telecamera gli autori dei vari gesti di boicottaggio. E' una osservazione pedestre, minima rispetto alle grandi ideologie e alle istanze amministrative che pur sono emerse nel mezzo della campagna elettorale degli ultimi giorni ma, insomma, è l'informazione che maggiormente ricalca esperienze del passato. Chi non ricorda gli anni Settanta quando le vernici rosse si aggiravano sulla parete degli edifici o quando i nataliani (ovvero coloro i quali nella Democrazia cristiana parteggiavano per l'onorevole Natali) strappavano i manifesti dei gaspariani e viceversa?
La caratteristica allora era la seguente: la Dc raggiungeva il 51 per cento dei voti. Una maggioranza schiacciante che, oggi come oggi, avrebbe portato all'elezione del sindaco al primo turno. Significava in pratica che l'allora Democrazia cristiana aveva al suo interno maggioranza e opposizione e le correnti la facevano da padrone. In verità Avezzano si è notoriamente contraddistinta per un elettorato di destra o centrodestra. Eccezion fatta per il clamoroso plebiscito ottenuto da Mario Spallone meno di vent'anni or sono quando il professore, comunista e togliattiano sbancò e governò indisturbato con fare autoritario (andava in giro con la pistola in tasca, con relativo porto d'armi, ovviamente e usava svegliare nel letto gli impiegati comunali per ordinare loro i compiti del giorno dopo). In città lo rimpiangono tutti, destra e sinistra tranne Mariano Santomaggio, consigliere comunale uscente e candidato il quale fondò l'associazione Contro il tiranno. Chi viene interpellato sulla vicenda ad Avezzano, città di destra non si scompone e dà per scontato il fatto che la città cambiò idea senza porsi problemi e all'unisono. Ci si potrebbe scrivere un pamphlet di sociologia.
IL DUELLO
Oggi le cose sono cambiate: Gianni Di Pangrazio, sindaco uscente si ricandida e dà il via ad una campagna elettorale intensa e martellante ma incassa anche la ferme critiche dell'opposizione che lo accusa di aver confuso i compiti istituzionali con le spinte elettoralistiche. Gabriele De Angelis è un assessore uscente della sua Giunta: con Di Pangrazio ha assaggiato il frutto proibito della politica ma si è immediatamente mosso con autorevolezza deglutendo in pochi giorni i vecchi metodi e cominciando a lavorare con pazienza e tenacia. Con lui si è schierato il vecchio centrodestra florisiano comprensivo di alcuni personaggi uscenti e di alcuni entranti ma provenienti sempre da aree ex Pdl. Sono loro due a presentare agli avezzanesi il maggior numero di liste con dieci Di Pangrazio e sette De Angelis. Se si dovesse procedere per quantità di adesioni e non per genere di proposte si potrebbe dire che, insomma, tutti e due hanno riempito il Castello Orsini all'atto della presentazione. Di Pangrazio, con le sue tre liste in più ha riempito anche atrio e giardino.
GLI ALTRI
Leonardo Casciere, invece, che non ha rinnegato, per sua stessa ammissione, le sue simpatie destrorse, ha presentato quattro liste convogliando alla sua corte giovanissimi, nuove leve dell'avvocatura ma anche qualche nostalgia attorno allo slogan Senza padroni che, insomma, il suo effetto lo fa. Ma poi c'è l'incognita Cinque Stelle: i grillini si presentano con una lista di sconosciuti alla politica ma molto in tono con l'atteggiamento del Movimento a livello nazionale. Hanno votato con il Pc e hanno usato le tecnologie prima per fare polemica col Comune e dunque riprendendo il dirigente Tiziano Zitella che aveva contestato loro la postazione in piazza e poi filmando chi strappava i manifesti. Il tutto in una atmosfera da bravi ragazzi (tanto per usare una locuzione cara a Beppe) senza eccedere ma senza neanche rinnegare il passato e dunque non disdegnando la presenza in piazza. Che non ha disdegnato neanche Stefano D'Andrea, professore universitario proveniente da una famiglia di sinistra intellettuale e puntiglioso anche nelle sue uscite in piazza. Ultimo ma non ultimo (visto che la sua lista è stata presentata per prima) Nazzareno Di Matteo, anche lui proveniente da una formazione di sinistra (il padre fu sindacalista, attivista). Ma Di Matteo, pur accogliendo in lista questo tipo di convinzioni non ha disdegnato alleanze eterogenee, volte a portare avanti battaglie non colorate. L'ultima volta a vincere sulla gestione di impianti sportivi che poi è finita in una indagine della Procura.
GLI ALTRI CENTRI
Ma oggi si vota anche a Cappadocia, dove scende in campo il fratello della ministra Lorenzin, a Morino e Balsorano (nel primo comune una sola lista) nel secondo una donna vuole la riconferma. A Trasacco e Luco in campo tutti vecchi lupi di mare, personaggi ben noti alla politica che cercano conferme così come anche a Lecce e Gioia.

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