L’AQUILA. Una cosa è certa: per la costruzione dei nuovi ospedali abruzzesi (dopo averli ridotti per tentare di far quadrare i conti) si replicherà un modello che si è voluto inaugurare senza troppo successo a Chieti. E si replicherà per almeno sei volte per altrettanti nuovi ospedali.
L’imprinting è lo stesso, le modalità anche e persino diverse coincidenze riportano alla mente la travagliatissima vicenda della proposta dell’Ati capeggiata da Maltauro a Chieti.
Verso il 15 maggio è piovuta dal cielo anche a L’Aquila, senza nessuna formale richiesta apparente (esattamente come accaduto a Chieti per Maltauro) la proposta di progetto di finanza firmata da un’Ati formata da Guerrato spa e Mancini srl.
In un attimo sono state accantonate le altre proposte pure giunte nella gestione della Asl precedente ed ora si passerà a valutare questa nuova idea progettuale.
Lo ha confermato ieri il manager Asl, Rinaldo Tordera, dopo che l’argomento era piombato sulla campagna elettorale per la corsa al Comune ed erano fioccate le prime stoccate circa i tanti misteri che aleggiano su questa nuova procedura (… misteri: altro punto di contatto con la vicenda Maltauro).
«Appena 20 giorni fa è stata presentata una proposta di project financing sull’ospedale di L’Aquila che stiamo valutando e per la quale abbiamo già nominato il responsabile unico del procedimento», ha detto Tordera, «il piano per la ristrutturazione e il potenziamento dell’ospedale di L’Aquila, è dell’associazione temporanea d’impresa Guerrato spa e Mancini srl e non ha nulla a che fare con precedenti proposte che ormai vanno considerate ampiamente archiviate. Il progetto, che è stato presentato appena il 15 maggio scorso, al di là della valutazione che ne daremo, costituisce comunque un fatto positivo perché si inserisce nell’ottica delle azioni già attuate o programmate dall’azienda per il potenziamento degli ospedali della provincia. Infatti, con la costruzione attualmente in corso del nuovo ospedale di Sulmona e della realizzazione di un altro, anch’esso nuovo, già programmato ad Avezzano, la proposta dell’Ati Guerrato-Mancini rappresenta un’opportunità per adeguare al meglio anche il presidio ospedaliero del San Salvatore e potenziarne l’attività».
Parole che confermerebbero che la proposta sia piombata «spontaneamente» alla Asl tra l’altro in periodo elettorale (esattamente come accadde per Maltauro che presentò il progetto un mese prima delle elezioni regionali che incoronarono D’Alfonso).
«In questo senso», ha aggiunto Tordera, «per il capoluogo regionale, avrà un ruolo fondamentale l’università di L’Aquila, soprattutto nell’innalzamento dell’offerta dei servizi, grazie alla costruttiva ripresa del dialogo e della collaborazione tra Ateneo e Asl; un’alleanza preziosa che negli anni scorsi si era interrotta e che, in virtù del nostro impegno, è stata riavviata con vigore».
Nonostante le rassicurazioni il candidato sindaco del centrodestra, Pierluigi Biondi, ha criticato l’iniziativa giudicandola deleteria e con conseguente nefaste per la sanità aquilana adombrando sospetti.
«Poiché il candidato ha già bocciato tout court la proposta dei privati sull’Aquila, che neppure noi conosciamo ancora nel dettaglio e che richiederà doverosa attenzione nella valutazione», ha concluso Tordera, «dobbiamo supporre che abbia capacità taumaturgiche oppure, in alternativa, che si avvalga di pessimi suggeritori che gli fanno esprimere considerazioni avventate. Considerazioni formulate solo nell’affanno di alzare effimeri polveroni nel rush finale della sua campagna elettorale, e dunque per finalità estranee ai veri interessi del bene pubblico».
SILENZIO DISSENSO
Insomma se ogni volta spuntano fuori polemiche -tolta la tara di chi vuole far polemiche per forza- bisognerebbe provare per una volta anche a fare le cose per bene e a coinvolgere la cittadinanza in modo che possa informarsi e farsi una idea nel modo giusto.
Strano che in tempi di social proprio la socializzazione delle informazioni amministrative (quelle vere però) sia scemata pericolosamente.
Così a L’Aquila scoprono all’improvviso che c’è un nuovo project financing e nessuno lo ha detto ai cittadini.
Siccome gli amministratori soffrono di crisi di astinenza da riflettori e organizzano conferenze stampa con pretesti centinaia di volte più futili, non si capisce perché non si riesca a rendere pubbliche informazioni vitali come queste sul nuovo ospedale. Una modalità che porterebbe vantaggi soprattutto a chi ha intenzione di «sponsorizzare» il progetto.
Sta di fatto che oggi in Abruzzo è matematicamente impossibile fugare dubbi e far dissipare nebbie e ombre.
Solo per fare un esempio: ma è possibile che per progetti miliardari come la costruzione di nuovi ospedali non ci si possa confrontare con imprese candide e al di sopra di ogni sospetto?
E’ capitato per Maltauro a Chieti (società che proprio nel periodo della presentazione del progetto ha dovuto fronteggiare accuse di corruzione nell’ambito dell’inchiesta Mose e poi ammesse dai vertici di quella società) e capita anche a L’Aquila.
Due su due: Guerrato e Mancini si ritrovano in vicende giudiziarie connesse agli appalti e alla presunta corruzione.
I GUAI DELLA GUERRATO
A giugno del 2016 Saverio Guerrato, 53 anni, imprenditore veneto esponente della Guerrato spa è finito agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta su un giro di tangenti per appalti pubblici nei centri termali di Abano e Montegrotto.
L’imprenditore, legale rappresentante dell’impresa di famiglia, è tra le persone coinvolte nell’inchiesta “Imperator” che ha portato anche all’arresto di Luca Claudio, sindaco di Abano Terme, appena rieletto, Massimo Bordin, ex sindaco di Montegrotto, gli imprenditori Massimo Trevisan e Luciano Pistorello. L’accusa è quella di aver pagato al sindaco di Montegrotto una tangente da 174 mila euro per ottenere l’appalto per la riqualificazione energetica e l’adeguamento normativo degli edifici comunali e degli impianti di illuminazione pubblica, assegnato il 30 settembre 2010. Una commessa del valore di 15 milioni e della durata di 15 anni.
Fatti recenti che la giustizia valuterà e che non si sono ancora definiti.
Meno recenti le connessioni con altre grandi imprese coinvolte nello scandalo Mose e nel «sistema Galan» l’ex presidente del Veneto arrestato per Tangenti che pure aveva utilizzato i project financing per costruire nuovi ospedali.
L’impresa veneta però non è del tutto sconosciuta a L’Aquila: già presente nella ricostruzione post terremoto 2009 è stata al centro di polemiche per l’affidamento della manutenzione del Progetto Case, proprio quelle che ora cadono a pezzi dopo averle pagate a peso d’oro.
Il nome della Guerrato spa è legato anche ai lavori realizzati nell’immediato post-terremoto per il ripristino di alcune palazzine dell’ospedale regionale “San Salvatore” e all’appalto decennale -e pure quello contestato- della Cardiochirurgia di Chieti.
Un passato che sembra ancora troppo presente ceh si fatica a gettare alle spalle anche a giudicare dal sito internet ufficiale con notizie ferme al 2009, una «gaffe» che una comune grande azienda non può permettersi.
I GUAI DELLA MANCINI SRL
Anche in questo caso le vicende giudiziarie sono recenti e riguardano la ricostruzione aquilana, nello specifico l’inchiesta «Do ut des» che portò agli arresti il vice sindaco Roberto Riga nel 2015.
Tra le altre cose, secondo la procura aquilana, il titolare dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione, Paolo Aielli, nominato nel 2012 e poi passato alla Zecca, indagato per abuso d’ufficio in concorso con l’allora dirigente del settore Ricostruzione privata del Comune dell’Aquila, Vittorio Fabrizi, avrebbero considerato il complesso dell’Opera salesiana una “abitazione privata” invece che struttura religiosa, con la conseguenza di aumentare a dismisura, da soli 80 mila euro fino a ben 28,5 milioni, i contributi concedibili per la riparazione post-sisma.
Secondo gli inquirenti, avrebbero «procurando un ingiusto vantaggio all’Opera salesiana e all’impresa Mancini Srl, consistito nella percezione di un indebito contributo a favore della stessa impresa altrimenti non spettante o spettante in misura notevolmente inferiore». I lavori all’opera salesiana erano stati pubblicizzati con enfasi perché tra i primi partiti e finanziati con i soldi dei lettori del quotidiano Libero.
Nella stessa inchiesta emerse anche che la Mancini srl risultò aver pagato 37mila euro a Pierluigi Tancredi, anche lui indagato.
Secondo stime approssimative la Mancini srl a L’Aquila ha avuto appalti per 8 mln di euro per lavori di ricostruzione e puntellamenti.
Anche in questo caso il sito internet ufficiale della ditta appare fermo al 2011: un particolare singolare per una azienda in piena attività.
Con questi presupposti parte un’altra lunga e speriamo più lineare procedura amministrativa per la costruzione di un nuovo ospedale a L’Aquila.
Necessario manco a dirlo, perché quello che c’è è stato costruito con cemento impoverito (guarda caso proprio come a Chieti).
E per questo nessuno pagherà mai…