L'AQUILA «Abbiamo osservato una crescita del Movimento aquilano rispetto alle precedenti elezioni amministrative, passando dall'1,75% al 5%, dato che seppur in crescita, non riteniamo pienamente soddisfacente». Il candidato sindaco per il Movimento 5 Stelle Fabrizio Righetti preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno, almeno all'Aquila, nonostante la brusca frenata nelle amministrative in tutta Italia. «Questo risultato permetterà di eleggere almeno un consigliere comunale che ci consentirà di poter vigilare sull'operato dell'amministrazione dall'interno del palazzo comunale, per renderlo più trasparente. Questo è comunque uno dei nostri maggiori obiettivi da sempre - aggiunge - Continueremo a lavorare per far sì che il M5S si rafforzi a livello locale e territoriale». Le elezioni amministrative, secondo Righetti, hanno peculiarità ben differenti dalle politiche e dalle regionali: «La dinamica è molto specifica e all'Aquila ha avuto una situazione ancor più particolare: l'estrema frammentazione del voto conseguente alla presenza di ben 24 liste e 800 candidati di cui 9 a sostegno del centrosinistra e 7 per il centro destra, non premia sicuramente chi come il M5S, con una sola lista di 30 candidati, non utilizza questi vecchi sistemi partitocratici utili solo per cercare un consenso per i capilista. Di fatto, analizzando i risultati della tornata elettorale, si vede che vengono premiati ex assessori e consiglieri uscenti». Gli altri elementi che secondo Righetti hanno determinato il risultato sono stati «l'alto numero di non votanti (circa il 37% pari a quasi un partito), l'elevato numero di schede nulle (circa il 3% il cosiddetto voto disgiunto se non reso semplice è un danno per la democrazia) e le spese effettuate nella campagna elettore per le quali il M5S si è completamente autofinanziato, spendendo cifre inferiori a 1000 euro a differenza degli altri». E' certo, comunque, «che i risultati di questa tornata elettorale dimostrano come, nonostante le tante lamentele di questi difficili ultimi anni, gli aquilani preferiscano la continuità», conclude.
I RIBELLI«La vera sorpresa di queste elezioni siamo stati noi. E' soddisfatta Carla Cimoroni della Coalizione sociale che, in caso di vittoria di Americo Di Benedetto, entrerà da sola in consiglio comunale. «Poteva andare meglio ma siamo felici di aver superato il Cinque stelle, ci aspettavamo un risultato fra il 6 e l'8 per cento. Il Cinque stelle era una incognita per me». E infatti la Cimoroni chiude a 6,28% staccando Righetti del Cinque Stelle fermo al 4,86%. Eppure sebbene allargata a Rifondazione la coalizione sociale non ha reso come nel 2012: «Il momento era diverso spiega Cimoroni il centrodestra unito peraltro ha catalizzato più voti, noi siamo comunque la terza forza in consiglio comunale». La coalizione non pensa ad apparentamenti. «Lo abbiamo detto subito che non avremmo fatto alleanze: resta la libertà di voto. Per Cimoroni, il fatto che Americo Di Benedetto sia al di sotto delle sue liste potrebbe comportare «guai a governare, sarà meno libero». Quello di coalizione sociale sarà destinato ad essere un monogruppo come altre cinque liste. Urge dunque probabilmente un patto di governabilità. «Mi aspetto maturità soprattutto dalle liste del centrosinistra». Dove ha sbagliato il Cinque Stelle? «Non ha fatto i conti con noi - ha replicato Cimoroni. La coalizione va avanti continuando ad investire sulla Rete delle città ribelli che fa capo al sindaco di Napoli De Magistris». Il patto con Rifondazione comunista, dunque, non è a termine, ma sarà consolidato nel tempo aprendo magari ad altre forze: Articolo uno? «Continueremo a costruire una alternativa al Pd di Renzi e in consiglio il nostro compito sarà quello di fare una opposizione costruttiva. Stiamo già lavorando alle prime delibere da presentare ai lavori del consiglio comunale».