Due mandati e scatta il prego si accomodi. All’Aquila in genere andava così. L’avvicendamento tradizionale tra centrosinistra e centrodestra che ha caratterizzato l’ultimo decennio abruzzese, salta un turno: il centrodestra non ce la fa a conquistare L’Aquila, nonostante il logoramento indotto dalla doppia legislatura di Massimo Cialente, si deve accontentare di andare al ballottaggio. E d’altronde era nelle previsioni. Non ce la fa perché il candidato del centrosinistra, Americo Di Benedetto, ha saputo intercettare anche il consenso della destra moderata, che è andata in massa a votare per lui alle primarie, e perché a dispetto di Pierluigi Biondi, candidato apprezzato e stimato, all’Aquila il partito di Berlusconi praticamente non esiste più.
Per Americo comunque una delusione: lui si aspettava di vincere subito, al primo turno, e la delusione gli si legge in faccia: si ferma intorno al 48 per cento e per un pelo non si risparmia il secondo turno. L’Aquila volta la testa anche a Nicola Trifuoggi che ancora accomodato sulla poltrona di vicesindaco, ha attaccato a testa bassa l’amministrazione di cui era espressione, convinto di vincere su tutti: le denunce sulle famiglie, le lobby e le piovre che fanno e disfano il destino della città terremotata, non hanno attecchito. Trifuoggi ha un po’ riportato alla mente la campagna elettorale di Gianni Teodoro a Pescara quando, anche lui ancora vicesindaco, faceva comizi e manifestazioni e denunce contro il sindaco, all’epoca Luciano D’Alfonso. Quindi pessima figura, e non è andata meglio all’ex manager della Asl Giancarlo Silveri.
Hanno brillato le grandi assenze, nel capoluogo: quella del governatore abruzzese, che qui non si è visto mai e ha lasciato campo libero alla cosiddetta Trimurti (Cialente, Lolli, Pezzopane), non si sa se per accordo esplicito o per dissociazione tacita. E non si è visto spesso neppure il coordinatore di Forza Italia Nazario Pagano che è letteralmente scomparso dalla scena politica: e non vale certo la giustificazione che Biondi sia espressione di Fratelli d’Italia.
Un flop quello dei cinquestelle, in Italia e in Abruzzo, ed è forse questo il dato più significativo. Nessuna scalata, nessuna vittoria. All’Aquila, con un candidato debole, finisce al quarto posto. Le amministrative non sono per i grillini, che non hanno candidati forti e spendibili. soprattutto nel capoluogo, fortemente condizionato dalla presenza della parlamentare Enza Blundo, non proprio apprezzatissima dai suoi concittadini.
Un segnale allarmante per il governo regionale arriva da Ortona, piazza nella quale Camillo D’Alessandro, il fedelissimo di Luciano D’Alfonso, fa il bello e il cattivo tempo ed è commissario del pd. Talmente cattivo che, dopo aver imposto l’ammiraglio Veri’, personaggio stimato ma percepito come estraneo alla città, ha perso le elezioni. In vantaggio c’è il giovanissimo avvocato democrat Giorgio Marchegiano che andrà al ballottaggio con Leo Castiglione, sostenuto da liste di orientamento civico. Uno schiaffo in faccia.
A San Salvo vince al primo turno la sindaca uscente di centrodestra Tiziana Magnacca, che però tanto per stare tranquilla questa volta ha scelto di correre senza la bandiera di Forza Italia. Ad Avezzano il sindaco uscente Gianni Di Pangrazio si avvia al ballottaggio con lo sfidante Gabriele De Angelis.
Poi, alle due passate da poco, sugli schermi di Rete8 e’ apparso, in collegamento da Avezzano, il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio, in veste di fratello del sindaco uscente Gianni, che commentava i risultati: evidentemente ignaro che la sua carica regionale gli imporrebbe neutralità politica, soprattutto in ambito familiare.
Ps: ma l’Abruzzo e’ anche questo qua.