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Data: 13/06/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Astensione prima forza: i dem perdono gli anziani e i 5Stelle il voto operaio

ROMA Sono tre le domande principali poste dalle comunali appena scrutinate: i 5Stelle sono andati veramente male? Il voto può rilanciare il tema delle coalizioni elettorali e del bipolarismo anche a livello nazionale? Quali categorie hanno intrapreso una sorta di sciopero del voto tale, in alcune città come Genova, da far crollare l'affluenza al di sotto del 50%?
Alla prima domanda la risposta è netta: si, i pentastellati hanno registrato una sconfitta evidente. Non solo perché conquistano pochissimi ballottaggi ma anche sul fronte della raccolta quantitativa dei voti. Considerando i comuni più grandi, nei quali il M5s presentava proprie liste in circa 180 elezioni (una quarantina più del Pd), i pentastellati hanno raccolto appena il 9% dei voti (fonte: youtrend). Anche il confronto con le elezioni comunali del 2012 - spiega Rinaldo Vignati dell'Istituto Cattaneo di Bologna - in alcuni casi è amarissimo: a Monza l'arretramento in 5 anni è del 2,5% e i grillini passano dal 10,2% al 7,6% con una perdita in termini assoluti del 25% circa del proprio elettorato; a La Spezia il calo comunali 2017 su comunali 2012 è di quasi il 2% (dal 10,7 all'8,8%). In alcune città, poi, molti grillini sono tornati nell'area del non voto: a Verona il 20%, a Genova il 4% (rispetto ai voti raccolti alle Regionali). In entrambe le città i 5Stelle registrano flussi negativi verso gli altri poli
RISCHIO CONFUSIONE
Questo non vuol dire che il risultato pentastellato sia stato ovunque negativo: a Carrara, per dirne una, il candidato grillino è ampiamente primo e in molte città il risultato è a due cifre che non è mai un livello da buttar via. «Bisogna stare attenti a non confondere le mele con le pere - spiega Antonio Noto, direttore di Ipr Marketing - le amministrative sono un terreno difficile per il M5S ma alle politiche è tutta un'altra storia perché dispongono di un leader e di un brand molto forti. E' fuori luogo parlare di ritorno al bipolarismo».
Resta il fatto però che in queste elezioni i due poli che hanno dimostrato capacità di maggiore attrazione hanno scelto la strada delle coalizioni mentre i 5Stelle con la loro classica lista solitaria hanno toppato. «Il tema c'è: da soli non si va da nessuna parte - attacca Enzo Risso, direttore di SWG - Difficile dire come i partiti affronteranno il tema a livello nazionale, cioè se vareranno una nuova legge elettorale oppure se adatteranno la loro politica di alleanze alle regole in vigore. Però queste amministrative hanno dimostrato per l'ennesima volta che senza alleanze in Italia non si vince». Il tema subirà una ulteriore accelerazione in queste settimane che precedono i ballottaggi. Traduzione: i candidati a sindaco di destra e sinistra riusciranno ad attrarre l'elettorato dei 5Stelle? Da questo punto di vista Genova sarà una palestra interessante. «Ci sarà da divertirsi - spiega Risso - Secondo i nostri carotaggi i due terzi dell'elettorato grillino genovese è di orientamento di sinistra, l'altro terzo proviene dal centrodestra».
LE CATEGORIE
Oltre che a lanciare ami verso i pentastellati, candidati e partiti dovranno cercare di riportare alle urne le categorie più numerose dell'esercito del non-voto. In questo enorme serbatoio di consensi - di gran lunga il primo partito - in questa tornata elettorale sono finite categorie tradizionalmente vicine ad alcuni partiti. A Genova, ad esempio, il 65% degli operai ha preferito andare al mare. Questo spiega in parte l'insuccesso grillino. Ma anche il 57% degli ultrasessantacinquenni non ha votato, penalizzando il Pd.
A Verona, invece, una delle capitali del dinamico Nord Est, a partecipare allo sciopero del voto è stato il 34% del ceto medio. In questa città anche gli elettori di centro (al 41%) e di sinistra (al 32%) non hanno gradito l'offerta elettorale e si sono astenuti in massa.

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