TERAMO «Non mollo, non mollo, non mollo per il bene della città». Lo ripete Maurizio Brucchi nel consiglio comunale che riporta al centro del dibattito la crisi politica rimasta ancora senza esito dopo l'azzeramento della giunta. Il primo cittadino si presenta in aula solo, con i banchi dell'amministrazione vuoti. «Entro il fine settimana ci sarà una giunta a sette assessori», annuncia e anticipa la contestazione d'incoerenza rispetto alla necessità dei nove amministratori sostenuta non più di due mesi fa, in occasione del riallargamento che ha scatenato i malumori dei dissidenti, sottolineando che «sono pronto ancora una volta a rivedere le mie idee e a fare e chiedere gli straordinari a chi sarà al mio fianco per evitare il commissariamento».L'APPELLO. Questa è la prospettiva da scongiurare, a detta del sindaco, che insiste sulla necessità di un governo politico della città capace di affrontare l'emergenza innescata dal sisma, i progetti strategici per il rilancio del capoluogo e la quadratura di bilancio senza tagli e rincari delle tariffe. «Ho bisogno, però, che ci sia una maggioranza a condividere le scelte», afferma, «e anche di un'opposizione che non si limiti a partorire un aborto di mozione di sfiducia». Brucchi calca il tono della voce quando chiarisce che il programma è per i prossimi due anni, allontanando il sospetto di proprie aspirazioni parlamentari che produrrebbero la fine della consiliatura prima della scadenza naturale della primavera del 2019. Rimarca, a beneficio soprattutto dei dissidenti Vincenzo Falasca, Alfredo Caccioni e Domenico Sbraccia, che sarà il consiglio il luogo destinato ad analizzare e assumere le decisioni fondamentali per la città, smarcandosi dall'ombra pesante dei capicorrente. «Qui si nasce e qui si muore», scandisce il primo cittadino per rafforzare l'impegno a un maggior coinvolgimento dei consiglieri, come sollecitato dai dissidenti.LE PRESENZE. Un primo risutato positivo, secondo lui, arriva dalle presenze in aula. I 21 consiglieri della maggioranza uscita vincente dalle elezioni di tre anni fa ci sono tutti, compresi dissidenti e fuoriusciti, e anche l'opposizione risponde all'appello quasi compatta: l'unica assente per impegni improrogabili è Paola Cardelli. «Sono rinfrancato da questa partecipazione», sottolinea, «da tempo non vedevo tutti i consiglieri pronti ad ascoltare quello che ho da dire». Per il sindaco è il segnale, confermato a parole nei vari interventi da una parte e dall'altra, che nessuno vuole davvero il commissariamento della città alle prese oltre 4.500 sfollati e più di mille ordinanze di sgombero per edifici inagibili. GLI INTERVENTI. I numeri sembrano dargli ragione, almeno per questa seduta in seconda convocazione nella quale sarebbero bastati anche dodici presenti per deliberare, ma da dissidenti ed ex alleati non arrivano aperture che possano far ritenere la crisi superata. Raimondo Micheli (Fdi-An) conferma la sua collocazione all'opposizione e che comunque voterà i provvedimenti utili per la città. Caccioni sospende il giudizio. «Vediamo chi saranno i nuovi assessori», fa sapere, «non voglio il commissario, ma la città è nel degrado». Secondo il consigliere ex di "Futuro in" il nono assessore «è servito solo per aumentare i consensi nella logica della spartizione dei posti». Più convinto dalle parole del primo cittadino è Falasca, a detta del quale la questione posta dai dissidenti non può essere ridotta a un mero dato numerico sulla composizione della giunta. «Abbiamo preso una posizione a salvaguardia della dignità del consiglio», tiene a precisare, «ma non bisogna umiliare la città e il nostro sindaco». Per lui Brucchi «deve andare avanti». Campana si sofferma sul significato di bene comune, evidenzia i rischi del commissario, pur precisando che non c'è alcuna divisione in "Al centro per Teramo". Il suo capogruppo Angelo Puglia, però, rivolge parole di fuoco a Brucchi. «Non è più tempo di gettare fumo negli occhi dei cittadini», attacca, «se avete la capacità di governare, fatelo: altrimenti traetene le conseguenze». Puglia definisce patetico il «tentativo di scaricare su altri le responsabilità» e bolla come «ricatto inaccettabile» il richiamo ai rischi del commissariamento. Affermazioni tanto forti da suscitare la replica di Brucchi che si rivolge al capogruppo di "Al Centro per Teramo" chiamandolo per nome. «Questo intervento non è tuo», osserva, «perché sei stato con me cinque anni come presidente del consiglio e sai che le cose che hai detto non sono vere: il tuo leader (Mauro Di Dalmazio, ndr) vuole prendere le distanze da me: va bene, ma basta con gli infingimenti». Dagli alleati più fedeli arrivano apprezzamenti. Giambattista Quintiliani (Futuro in) assicura sostegno al sindaco fino al termine della consiliatura, cosi come Pasquale Tiberii (Ncd) e Domenico Narcisi (Insieme per Te). Gianluca Pomante è tra più critici nelle file dell'opposizione. «E' triste vedere il sindaco che implora la maggioranza», scandisce, «perché non può candidarsi in Regione o al parlamento e resta attaccato alla poltrona». Per Gianguido D'Alberto, capogruppo dimissionario del Pd, le responsabilità sono tutte del centrodestra. «Non volete il commissariamento», conclude, «ma siete voi ad aver portato la città sull'orlo del baratro».