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Pescara, 24/07/2024
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Data: 15/06/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
L'autotrasporto mette il freno all'export

PESCARA In meno di una settimana la pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi (l'Abruzzo produce in media la metà della ricchezza della Lombardia) e i dati Istat sull'occupazione (il -3,5% nel primo trimestre 2017 spostano l'Abruzzo ancora più a Sud, perché il Mezzogiorno fatica ad agganciare la ripresa, visibile al Nord, confermando la fragilità del tessuto economico regionale. L'Abruzzo è stata nel 2016 la seconda migliore regione per l'andamento dell'export dopo la Basilicata, ma evidentemente non è stato sufficiente per sostenere il mercato interno che ristagna, soprattutto nei servizi. ll'indomani della pubblicazione dei dati positivi sull'andamento straordinario dell'export, sostenuto esclusivamente dai grandi gruppi industriali (ci sono e teniamoceli stretti), abbiamo scritto che quelle performance erano il frutto di un dinamismo esogeno, guidato fuori dall'Abruzzo. Il tessuto della piccola e media impresa, il core dell'economia abruzzese, è in forte difficoltà. Basti pensare, ad esempio, al numero elevato di fallimenti che nel biennio precedente ha contraddistinto settori vitali del sistema regionale, come l'edilizia e il commercio. danni economici del terremoto, inoltre, sono stati rilevanti.

ENFASI Nei mesi scorsi si è data giustamente enfasi al provvedimento della Zona franca urbana, misura che vale per il biennio 2017-2018, con il quale non solo è stato previsto l'annullamento del pagamento delle tasse per le imprese del cratere che hanno avuto un calo di fatturato di almeno il 25%, ma anche il via libera a nuove imprese sostenute da giovani.
Il decreto, però, non viene ancora convertito e questo lassismo della politica sta mettendo a dura prova la volontà dei giovani di restare nelle aree interne e avviare start-up (proprio nella fascia di età 18-35 aumenta di più la disoccupazione). Qualche giorno fa il ministro della Coesione De Vincenti ha rilanciato il progetto delle Zone economiche speciali (Zes), che ampliano l'incentivo del credito di imposta destinato alle regioni del Sud. Ad oggi le uniche proposte arrivate sul tavolo del Governo di istituire delle Zes riguardano Gioia Tauro e l'area di Napoli-Salerno. Perché, presidente D'Alfonso, non chiede al Governo di fare dell'Abruzzo una Zes in ragione delle tante crisi industriali che stanno interessando da anni tutte le province (Valle Peligna, Val Vibrata, Val Pescara), oltre ai noti fatti legati al sisma? li incentivi sotto forma di crediti di imposta dovrebbero contribuire a favorire nuovi investimenti per aumentare l'attrattività dell'Abruzzo, e al contempo accompagnare la nascita di nuove realtà imprenditoriali. Abbiamo bisogno di rafforzare quei cluster come l'agroalimentare, la Chimica verde e farmaceutica, la Logistica e le tecnologie per le Smart Communities, sui quali si dovrebbe costruire la nuova dimensione economica della regione, che in ogni segmento di quelli citati può vantare aziende con dimensioni importanti o tecnologie innovative (oltre ad un sistema di ricerca universitario collaudato).
Stefano Cianciotta
(Docente comunicazione
di crisi, Università di Teramo)

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